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La responsabilità educativa: dal desiderio alla vocazione

Il Seminario si prepara a vivere e celebrare il quarto centenario di fondazione, il 18 gennaio 2012, occasione favorevole per rendere grazie al Signore della “vita come vocazione”.

Seminario2c.jpgDal 1612 la città di Bari e tutte le comunità dell’Arcidiocesi, usufruiscono di un grande dono: la possibilità di crescere come Chiesa grazie al contributo efficace che ragazzi, giovani, sacerdoti, religiosi, famiglie, comunità, singoli fedeli, ricevono dall’esperienza comunitaria del Seminario. I quattrocento anni del Seminario sono, in realtà, il compleanno dell’intera Diocesi!

Quante vite, quante storie, quante vocazioni racchiuse in questo arco di tempo!?

Alcune ci sono note, altre no, tutte sono custodite nel Mistero di Dio.

            L’esperienza vocazionale proposta dal Seminario è l’azione dello Spirito che porta ciascuno a collocarsi in un “cuore a cuore” con Dio, che si fa risposta totale d’amore per comunicare la gioia di aver incontrato Gesù!

Così il Papa Benedetto XVI esprime l’unione tra la dimensione dell’incontro personale con il Signore e la dimensione missionaria:

«Questi due aspetti fanno parte dei sentimenti di Gesù Cristo.

Da una parte conoscere Cristo dal di dentro, stare insieme con Lui; solo se questo si realizza, scopriamo veramente il "tesoro". Dall’altra parte, dobbiamo anche andare verso gli uomini.

Il "tesoro" non possiamo più tenerlo per noi stessi, ma dobbiamo trasmetterlo». 

            Anche il nostro Arcivescovo afferma:

«L’incontro con il Risorto ha permesso a Paolo non solo di conoscere la sua futura missione, ma anche di illuminare di nuova luce tutta la sua vita, aiutandolo, così, a percepirsi amato e chiamato da Dio fin dall’eternità. Il Signore “non si mostra a noi in questo modo irresistibile, luminoso, come ha fatto con Paolo per farne l’apostolo di tutte le genti. Ma anche noi possiamo incontrare Cristo, nella lettura della Sacra Scrittura, nella preghiera, nella vita liturgica della Chiesa. Possiamo toccare il cuore di Cristo e sentire che Egli tocca il nostro. Solo in questa relazione personale con Cristo, solo in questo incontro con il Risorto diventiamo realmente cristiani”(Benedetto XVI). Cosa fare in concreto? Desidero ribadire con forza l’impegno che sta caratterizzando questi anni: aiutare i ragazzi a riscoprire la gioia e la bellezza di incontrarsi con il Risorto, insieme alla comunità cristiana, nella Celebrazione Eucaristica Domenicale.

Senza questo incontro non solo la scelta vocazionale diventa ardua, ma la stessa vita cristiana ne risulta oltremodo indebolita».

            In quattro secoli, il Seminario è stato ed è, per tanti ragazzi e giovani, “luogo di incontro con il Signore”, “appuntamento” quotidiano con Lui per mettersi in ascolto, conoscere e rispondere con libertà al Suo desiderio di Bene che ciascun uomo porta dentro di sé. Ancora il Papa ci incoraggia: «La messe è molta, dice il Signore. E quando dice: “è molta”, non si riferisce soltanto a quel momento e a quelle vie della Palestina su cui pellegrinava durante la sua vita terrena; è parola che vale anche per oggi. Ciò significa: nei cuori degli uomini cresce una messe. Ciò significa, ancora una volta: nel loro intimo c’è l’attesa di Dio; l’attesa di una direttiva che sia luce, che indichi la via».

            La Sua chiamata è a vivere pienamente ciò che l’uomo desidera. La vita è vera se vissuta nella vocazione, cioè nella risposta a Dio. Rendiamo grazie a Dio perché è Lui il Padrone della Messe: beati coloro che si lasciano guidare! Come essere guide?  Il nostro Vescovo ci dice:

            «“Condurre i giovani a Cristo”: non consiste appunto in questo la scelta pastorale che sta caratterizzando la nostra Chiesa locale? In che cosa consiste la mistagogia se non nell’aiutare ogni battezzato a “passare dai segni al mistero e a coinvolgere in esso l’intera loro esistenza?” (Giovanni Paolo II, Mane nobiscum Domine, 17). Un impegno, questo, che non può essere circoscritto nel solo ambito liturgico, ma che, a partire dall’incontro con Cristo nella liturgia, deve, poi, prolungarsi in una lettura sapienziale e penetrante dell’esistenza per sapervi cogliere la presenza del Cristo che continua ancora oggi a rivolgere ai giovani il suo accorato appello: “andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20,7). Soprattutto ai sacerdoti è chiesto di essere sapienti guide, rendendosi disponibili all’accompagnamento spirituale dei giovani per aiutarli a saper riconoscere nella trama, a volte intricata, dell’esistenza i tratti della vocazione personale che il Signore sta delineando. È questo un compito affascinante e impegnativo che non può essere disatteso: è in gioco il futuro dei giovani e della Chiesa».

            Festeggiare i quattrocento anni del Seminario è, quindi, rendere grazie a Dio soprattutto per il dono del Sacerdozio di Cristo: è Lui il Sommo ed Eterno Sacerdote che opera nel mondo in infiniti modi. Ad alcuni uomini il Signore ha lasciato una scintilla del suo Sacerdozio. Sì, una scintilla perché il Sacerdozio Universale di Cristo si compie totalmente in tutti i sacerdoti del mondo! Pensiamo di radunare idealmente tutti i sacerdoti formatisi in Seminario nei quattro secoli trascorsi! Che Mistero! Bisogna adorare a lungo il Signore per comprendere la ricchezza del Sacerdozio che passa attraverso una sola persona e che mira alla cura del mondo intero.

Solo Dio sa il fine del Sacerdozio! Quanta gratitudine dobbiamo avere per un solo sacerdote, anche se avesse perso il senno! Attraverso un solo sacerdote si incontra Gesù, gioia e salvezza di tutti! Gesù Signore vive il culmine del Suo Sacerdozio nell’esperienza della Croce che è Dono Totale di sé. Ogni giorno ciascuno di noi è chiamato al Dono totale nella vita quotidiana.

            Ascoltiamo ancora il Papa: «Dio ha bisogno di uomini. Ha bisogno di persone che dicano: Sì, io sono disposto a diventare il Tuo operaio per la messe.“Pregate il padrone della messe!”. Questo vuol dire: non possiamo semplicemente “produrre” vocazioni, esse devono venire da Dio. Non possiamo, come forse in altre professioni, per mezzo di una propaganda ben mirata, mediante, per cosi dire, strategie adeguate, semplicemente reclutare delle persone.

La chiamata, partendo dal cuore di Dio, deve sempre trovare la via al cuore dell’uomo.

E tuttavia: proprio perché arrivi nei cuori degli uomini è necessaria anche la nostra collaborazione. Chiederlo al padrone della messe significa certamente innanzitutto pregare per questo, scuotere il suo cuore e dire: “Fallo per favore! Risveglia gli uomini! Accendi in loro l’entusiasmo e la gioia per il Vangelo! Fa' loro capire che questo è il tesoro più prezioso di ogni altro tesoro e che colui che l’ha scoperto deve trasmetterlo!” Noi scuotiamo il cuore di Dio. Ma il pregare Dio non si realizza soltanto mediante parole di preghiera; comporta anche un mutamento della parola in azione, affinché dal nostro cuore orante scocchi poi la scintilla della gioia in Dio, della gioia per il Vangelo, e susciti in altri cuori la disponibilità a dire un loro “sì”».

            Ringraziamo il Signore per le vocazioni laicali, religiose, sacerdotali che il Seminario ha curato in quattrocento anni e, siamo certi, non ne farà mancare altre ancora! Infatti da sempre il Seminario ha voluto essere questo nella vita e nel cammino della nostra Diocesi: luogo di accoglienza per sperimentare la presenza del Signore, luogo di incontro con Lui attraverso l’interiorità e la vita di fraternità, luogo di partenza perché ciascuno viva in pienezza ciò a cui è chiamato!

            Con Gratitudine e Fiducia affidiamo al Signore il cammino del Seminario e dell’intera nostra Diocesi in quest’anno del Quarto Centenario di fondazione sicuri che, come dice con gioia Benedetto XVI, “su questa via non siamo soli, ma che la grande schiera dei santi cammina con noi e i santi ancora vivi, i fedeli di oggi e di domani, ci sostengono e ci accompagnano”. 

            Auguri, a tutti e a ciascuno, con infinita gratitudine dalla Comunità del Seminario! 

sac Andrea Favale

Rettore del Seminario Arcivescovile

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