Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

La scelta straziante ma giusta della madre che ha fatto arrestare il figlio

È accaduto a Bari. Una madre ha consegnato il figlio latitante e poi ha reso pubblica una lettera aperta al figlio per spiegare il suo gesto. Nel suo dolore e nella sua lucidità ci sono indicazioni preziose sul ruolo degli adulti nell'educare

È successo in Puglia: una madre ha fatto arrestare il figlio ventitrenne, latitante e ricercato dalla polizia. E poi gli ha scritto una lettera aperta, che ha deciso di rendere pubblica.

Mentre le forze dell’ordine portavano via il ragazzo per consegnarlo alla giustizia, madre e figlio si sono guardati intensamente negli occhi. La madre nella sua lettera ha scritto che sentiva la morte nel cuore mentre tutto questo stava succedendo. Intanto il ragazzo le diceva che l’avrebbe odiata fino alla morte.

Nel suo scritto, toccante e sconvolgente al tempo stesso, la mamma ha affermato: «Odiami ragazzo mio, odiami finché vorrai... Io, al contrario, continuerò ad amarti con la stessa intensità di sempre e anche di più. Un giorno ammetterai che, in cuor tuo, era ciò che volevi anche tu: porre fine a questo supplizio. Forse mi vorrai incontrare e io avrò la conferma di essere una madre "fortunata" perché potrò ancora vederti, abbracciarti e parlarti... Tua madre».

Parole esplicite e dirette, che rivelano una chiarezza nella mente del genitore: a volte fare il bene dei figli, significa fare l’esatto contrario di ciò che essi desiderano. Perché spesso i loro desideri sono lontani da un “progetto di vita” degno di questo nome. A volte addirittura, sono contrari anche alle norme di legge che regolano il vivere civile. Quante volte, nel loro percorso di crescita, ci troviamo di fronte a figli che hanno fatto la cosa sbagliata, che hanno danneggiato una proprietà altrui, che hanno offeso e fatto soffrire qualcun altro.

Se sono accaduti eventi di questa natura è cruciale insegnare loro l’importanza di riparare il danno commesso. Certo non è facile portare un figlio a casa di chi da lui è stato leso, per scusarsi, riparare il torto effettuato ed eventualmente chiedere di essere perdonati. Significa implicitamente dichiarare che qualcosa nel nostro progetto educativo non ha funzionato bene. Significa venire a confronto con l’idea di genitori che avremmo voluto essere e che in realtà, almeno in quel frangente, non siamo stati in grado di essere.

Ma la vita è fatta di errori: se non si è riusciti ad evitarli, almeno è fondamentale porvi rimedio. Questo spesso i figli non lo sanno. O forse lo sanno, ma non amano credere che sia vero e necessario. Così - completamente persi nello logica del “tutto e subito” e sempre più immersi in una cultura dove il relativismo morale ha portato al potere e reso popolari personaggi che sull’illegalità e sulla totale assenza di etica hanno costruito il successo della loro esistenza - molti ragazzi vorrebbero condurre una vita “spericolata”, basata su trasgressioni e sregolatezza, senza farsi carico delle conseguenze derivanti.

Solo gli adulti possono ridare il senso del limite e permettere ad un giovane di ritornare sulla “via maestra”. In età evolutiva questo compito spetta a noi genitori. Perché se non lo facciamo noi, prima o poi dovrà farlo la legge. Ed ogni volta che chiudiamo gli occhi di fronte agli errori dei nostri figli, magari licenziandoli come “semplici ragazzate”, contribuiamo a costruire e modellare parte di quell’irresponsabilità che può condurre alcuni di loro nel territorio dell’illegalità. Non possiamo essere noi a decidere che cosa i nostri figli fanno, soprattutto quando sono alle soglie dell’adultità e l’hanno già raggiunta. Però, dobbiamo essere noi a capire - qualora sia necessario - di quale aiuto hanno bisogno per “pagare il conto con la giustizia” che in quanto tale non vuole umiliarli o mortificarli, ma semplicemente aiutarli a ridiventare persone responsabili capaci di avere una visione “etica” e perciò “giusta” della loro vita. La scelta di questa mamma, per quanto straziante nei modo e nelle conseguenze, è la scelta giusta. Questa mamma è certamente il migliore genitore che questo figlio poteva avere in tale frangente della propria esistenza. Sarà il tempo a farglielo capire.

Alberto Pellai

© www.famigliacristiana.it, giovedì 23 novembre 2017

Prossimi eventi