L'Italia? Non la salva la slot machine
Mi ha profondamente stupito apprendere che lo scorso 16 aprile, proprio nel giorno in cui presso la Camera di commercio di Bari si svolgeva un convegno nazionale per incoraggiare i parlamentari a presentare un disegno di legge contro la pubblicità ingannevole e il gioco d’azzardo, il Governo, composto da “tecnici” di elevata competenza sia ricorso a un’altra delega per autorizzare duemila nuove agenzie di scommesse ippiche e sportive.
Si continua a operare, in tema di gioco pubblico d’azzardo, con i più rozzi concetti, proseguendo in una prassi che causa danni immensi: alla persona, alla famiglia, all’economia, alle finanze pubbliche e all’ordine pubblico.
La Manovra del precedente Governo Berlusconi, nel luglio del 2011, aveva aperto il “cantiere” di altri edifici di gioco a soldi: dalle poker room – bische di quartiere autorizzate dallo Stato – alla disseminazione di altre decine di migliaia di slot machine, dalle sale per le scommesse agli “ippodromi” on-line. Ma avevamo sperato che la ratio della Manovra dell’attuale Governo sarebbe stata di altra natura: impedire il fallimento finanziario dello Stato.
Davanti alle nuove decisioni di indurre gli italiani a giocare ancor più d’azzardo, si passa dal “soccorso” al grottesco. Come si può denominare “Salva Italia” un’operazione che rilancia, invece di contenere, il gioco a soldi?
Può un “salvatore” della finanza pubblica comportarsi come il più sprovveduto giocatore di poker che continua a rilanciare, anche dopo che è stato ripulito nelle sue tasche? E il “pacchetto” delle nuove “misure” – denominato a sua volta “Cresci Italia” – rischia di essere un messaggio sardonico, se in luogo dell’aumento della produzione e del lavoro si proseguirà con il “Cresci azzardo”.
Voglio augurarmi che cessi presto questa prassi di autorizzazioni che già ha generato 800 mila malati d’azzardo, i quali hanno bisogno di essere curati e non ulteriormente ingannati, e si cominci a prendere in seria considerazione una proposta di legge che ponga argine alla pubblicità ingannevole che esalta spot come “lasciatemi sognare, con la schedina in mano…”.
mons. Alberto D'Urso
© Famiglia Cristiana, 23 aprile 2012