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Lotta alla ‘ndrangheta. Firmato protocollo in difesa di minori e donne con Cei e Libera

L'obiettivo è creare una rete per offrire alternative ai ragazzi e alle donne provenienti da famiglie mafiose. Progetto finanziato con l'8 per mille. Galantino: è l'antimafia dei fatti

La Chiesa italiana "ci sta" nella lotta alla mafia, "ci mette la faccia" e "lo dice con i fatti". Lo ha ribadito con convinzione il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, in occasione della firma, presso la Direzione Nazionale Antimafia, del Protocollo di intesa tra dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei Ministri, Tribunale per i minorenni, Procura per i minorenni e Procura distrettuale di Reggio Calabria, e l’associazione Libera.

Un progetto per creare una rete di sostegno tra giurisdizione, governo e mondo associazionistico per tutelare e assicurare una concreta alternativa di vita ai minorenni, e alle loro madri, provenienti da famiglie mafiose. Un fenomeno in crescita, che colpisce la compattezza dei clan, e che va sostenuto e protetto. Per questo il progetto vede la Cei come fattivo sostenitore attraverso i fondi dell'otto x mille. "Un modo concreto - ha sottolineato Galantino - per farci compagni di strada delle Istituzioni in quei progetti che mettono al centro le persone più fragili. E per noi, persone fragili e coraggiose sono prima di tutto quelle mamme che, guardando negli occhi i loro bimbi, sentono il bisogno – questo, sì, espressione di maternità – di prospettare loro una vita che sia davvero tale".

Ma anche, ha aggiunto, "compagni responsabili di strada di chi sceglie stili e progetti di vita diversi da quelli segnati dal malaffare e dalla violenza. Insomma, cerchiamo di dire con i fatti che i sistemi di mafia e tutto ciò che alleva a questi sistemi di vita non ci stanno bene, non ci appartengono e vogliamo fare tutto quello che è possibile per combatterli". Così, ha insistito, "occasioni come queste, nel piccolo, ci dicono da che parte vogliamo stare.

E noi stiamo dalla parte di chi dice un “no” chiaro al malaffare, quello volgare e brutale nelle sue forme e quello altrettanto brutale ma che si nutre di parole dette senza impegno e di promesse poco credibili". Mentre i modelli da seguire sono "quegli uomini e quelle donne che, per fedeltà al Vangelo e alle persone loro affidate hanno pagato con la vita la scelta di procedere controcorrente, disturbando quanti non accettano che si dia vita a un mondo più giusto e solidale. E perciò più evangelico". Affermazioni che il segretario della Cei ribadirà domenica nel suo intervento, che possiamo anticipare, a "Contromafie", l'evento organizzato a Roma da Libera.

Un'occasione per respingere quanto espresso dal “Tavolo 13” degli Stati Generali Lotta alle Mafie tenutisi il 23-24 novembre e che aveva come tema “Mafia e Religione”. Parole che Galantino definisce "banalità scritte con una buona dose di arroganza e sicuramente sostenute da preconcetti e mancanza di conoscenze". In particolare una "fattuale estraneità delle Chiese – o almeno della Chiesa Cattolica – a una lotta alle mafie che, essenzialmente, è condotta soltanto dalle istituzioni dello Stato". E più avanti: "È necessario ricordare alle Chiese che non possono dichiararsi estranee alla sofferenza del loro popolo".

"Sono parole che si commentano da sole - replica Galantino - e di fronte alle quali non ho niente da rivendicare. Anche se, a fronte di colpevoli ritardi del passato, potrei esibire storie, nomi e fatti concreti che vedono, e non da oggi, uomini e donne di Chiesa impegnati, non intorno al Tavolo 13, ma per strada mettendoci la faccia e l’impegno necessari proprio perché non si sentono “estranei” alla sofferenza del popolo". E questo non da ora, sottolinea il vescovo, ricordando come "partecipando a questo progetto, la Chiesa italiana intende mettersi sulla scia e dare continuità all'azione di tanti uomini e donne credenti che, animati dal Vangelo, con le loro scelte quotidiane, ragionate e sofferte hanno elevato il livello di carità del nostro mondo".

E non è dunque un caso che domenica Galantino sarà all'iniziativa di Libera, guidata da don Luigi Ciotti. Così come ricorda il progetto "Libera il bene: dal bene confiscato al bene comune", realizzato da Libera assieme ad alcuni uffici della Cei, e sempre sostenuto con l'otto x mille. "Oggi sono 156 le esperienze di riutilizzo sociale nate e sviluppatesi in 47 diocesi su un totale di 735 realtà sociali che gestiscono beni confiscati in Italia". Ora il nuovo progetto firmato oggi, che prevede l’attivazione di un sistema di interventi (educativi, psicologici, logistici, scolastici, economici e lavorativi) rivolti alle donne, ai minori e ai nuclei familiari destinatari di provvedimenti giudiziari del tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, che per primo ha scelto questa strada, con l’obiettivo di garantire concrete alternative di vita. Si parte dallo Stretto per poi esportarlo in altre realtà.

"Un giorno importante per la lotta alla criminalità organizzata e la tutela dei minori - ha commentato la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, con delega alle Pari opportunità, Maria Elena Boschi -. Solo l’educazione ai valori della giustizia e l’istituzione di una struttura operativa in grado di assistere e offrire protezione potrà dare alle vite di questi minori una possibilità di riscatto".

Antonio Maria Mira

© Avvenire, venerdì 2 febbraio 2018

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