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Mafie: Libera, per il 75% degli italiani sono un fenomeno globale” ma solo il 38% le ritiene presenti sul suo territorio

Solo il 38% dichiara che “la mafia dove abita è un fenomeno preoccupante e la sua presenza è socialmente pericolosa”, mentre “il 52% si divide tra coloro che la ritengono marginale e coloro che la ritengono preoccupante ma non socialmente pericolosa”. Solo per l’8,5% è diffusa in tutta Italia. E’ quanto emerge da “Liberaidee. Rapporto sulla percezione e la presenza delle mafie e della corruzione in Italia”, presentato oggi a Roma dall’associazione Libera

Il 74,9% degli italiani ritiene le mafie un “fenomeno globale”, con “uno scatto di consapevolezza rispetto alla gravità della presenza mafiosa”, ma solo il 38% dichiara che “la mafia dove abita è un fenomeno preoccupante e la sua presenza è socialmente pericolosa”, mentre “il 52% si divide tra coloro che la ritengono marginale e coloro che la ritengono preoccupante ma non socialmente pericolosa”. Solo per l’8,5% è diffusa in tutta Italia. E’ quanto emerge da “Liberaidee. Rapporto sulla percezione e la presenza delle mafie e della corruzione in Italia”, presentato oggi a Roma dall’associazione Libera. “C’è ancora difficoltà ad assumere le mafie come questione nazionale”, il commento dei curatori dell’indagine. Una resistenza “preoccupante perché proviene dalle regioni che determinano l’andamento dell’economia nazionale”. Questo dovrebbe indurre a riflettere su un aspetto più generale che ha favorito il radicamento della criminalità mafiosa nel Nord: “dal punto di vista economico le mafie non esistono”, o meglio “sono accettate come operatori del mercato soprattutto in contesti in cui possono movimentare flussi finanziari e garantire controllo della manodopera a prezzi competitivi”.
Liberaidee nasce con l’intento di porsi in ascolto del territorio nazionale e internazionale, attraverso una ricerca sociale qualitativa e quantitativa costruita insieme alla rete territoriale e posta nelle mani dei volontari dell’associazione con l’obiettivo di “trasformare l’ascolto e dunque i risultati della ricerca, in azione”, spiegano i promotori. La ricerca quantitativa ha raccolto 10.343 questionari con una ripartizione territoriale che vede al primo posto le regioni del Sud (35,4%), seguite da Nord-Ovest (31,1%), Nord-Est (20,9%) e Centro (12,6%). L’analisi qualitativa, concentrata invece su un campione del mondo del lavoro, ha raccolto oltre 100 interviste da responsabili o rappresentanti delle principali associazioni nazionali di categoria tra cui Confindustria, Confesercenti, Confartigianato, Coldiretti, Confcooperative. Sono tuttora in corso interviste sul campione estero dell’indagine.

© www.agensir.it, giovedì 18 ottobre 2018