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Migranti e coronavirus: il silenzio su un'emergenza dimenticata

Quale protezione dal contagio può esistere nei Centri straordinari d’accoglienza per migranti o nelle baraccopoli dove s’ammassano tanti lavoratori stranieri nel nostro Paese? Un appello firmato da 250 associazioni ricorda che l'emergenza sta mettendo a rischio i fondamentali diritti delle categorie più deboli. E avanza delle proposte

Quale protezione dal contagio può esistere nei Centri straordinari d’accoglienza per migranti o nelle baraccopoli dove s’ammassano tanti lavoratori stranieri nel nostro Paese? Il covid-19, oltreché essere una pandemia devastante, mette anche a serio rischio i diritti dei più deboli. Tra questi anche quelli dei cittadini stranieri che in Italia sono  oltre cinque milioni.

“Nei periodi di crisi gli effetti delle diseguaglianze formali e sostanziali diventano ancor più evidenti. (…)Se è indubbiamente vero che il virus, nel suo diffondersi, non fa distinzioni, è altrettanto vero che la precarietà giuridica, alloggiativa, lavorativa e finanche esistenziale alla quale sono esposti molte/i cittadine/i straniere/i determina rischi specifici e differenti, di cui è urgente discutere anche in un’ottica di salute pubblica”. Così  inizia un documento sottoscritto da 240 associazioni (tra cui Fondazione Migrantes, Libera, Pax Christi, Focsiv, Legambiente, Gruppo Abele) e diffuso dall’Asgi, l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione,  per spezzare il silenzio “assordante”  attorno alla condizione dei richiedenti asilo, delle persone senza fissa dimora e di tantissimi lavoratori stranieri ammassati in ambienti rurali per nulla tutelati dai pericoli del contagio.   

“Persone – sottoienea Asgi - che ad oggi sono prive di effettiva tutela, nella maggioranza dei casi anche degli strumenti minimi di contenimento (mascherine e guanti – acqua, servizi igienici), ed oggettivamente impossibilitate a rispettare le misure previste dal legislatore, vivendo in luoghi che di per sé costituiscono assembramenti”.

Il documento non si limita ad elencare tutte le principali criticità “ma propone e chiede al legislatore soluzioni concrete ed immediate, che consentano di garantire a tutte le persone le medesime tutele previste dai provvedimenti per contenere il contagio da coronavirus”.

Quindi si entra nello specifico delle diverse realtà “a rischio”, ad iniziare dai Centri straordinari di accoglienza (che dalla riforma del cd. decreto sicurezza n. 118/2018 sono diventati grandi contenitori di persone, con significativa riduzione dei servizi, compresi quelli sanitari). “Le associazioni firmatarie – spiega sempre la nota dellAsgi - chiedono che vengano chiusi, riorganizzando il sistema secondo il modello della cosiddetta “accoglienza diffusa” in piccoli appartamenti e distribuiti nei territori, essendo impossibile nei contesti attuali il rispetto delle misure legali vigenti, a partire dalla distanza tra le persone e al divieto di assembramenti”.

Si richiede, quindi, che venga consentito l’accesso al “Siproimi”, il Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (acronimo della rete che sostituisce gli SPRAR dopo il “Decreto Sicurezza”),  anche a coloro che ne sono stati esclusi dal Decreto sicurezza (titolari di permesso umanitario, richiedenti asilo) e che le persone senza fissa dimora o che vivono negli insediamenti informali rurali (cioè che lavorano per l’agricoltura per fornire i prodotti per la vita quotidiana) siano accolte in strutture adeguate, con dotazione di acqua e servizi igienici, oggi assenti in questi ultimi.

“Analoghe richieste – prosegue  l’Asgi - chiediamo per i CPR, cioè i Centri di permanenza per il rimpatrio, e gli Hot-Spot ( i centri di prima accoglienza)  evidenziando, quanto ai primi, la necessità di impedire nuovi ingressi e per le persone già trattenute di disporre le misure alternative al trattenimento, stante l’impossibilità attuale di eseguire ogni rimpatrio nei Paesi di origine”.

E rispetto a quei migranti che anche in questo periodo giungono in Italia, per cercare di sottrarsi a morte e torture nei campi in Libia o in fuga da situazioni di grave pericolo? “Per costoro chiediamo che vengano predisposte misure che consentano la rapida indicazione di un porto sicuro per lo sbarco e la predisposizioni di protocolli atti ad evitare la diffusione della pandemia in corso”.

“Il Documento, infine, non dimentica nemmeno di esortare il legislatore a non ignorare le riforme che da tempo sono urgenti per le persone straniere e per la democrazia tutta, dalla cittadinanza, all’abrogazione dei “Decreti sicurezza”, alla sempre più urgente regolarizzazione. L’insieme di queste richieste, che ci auguriamo il legislatore e tutte le competenti autorità prendano immediatamente in considerazione, non rispondono solo ad una imprescindibile necessità di trattamento uguale per tutte le persone, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3 Costituzione), ma ad una necessità per la salvaguardia dell’intera salute pubblica”.

(Il testo del documento si trova in: https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/covid-stranieri-proposte/)

 Alberto Laggia

© www.famigliacristiana.it, venerdì 27 marzo 2020

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