Mons Bizzeti: in Turchia vivo il ricordo di don Santoro
E’ un ricordo forte di popolo, di Chiesa, di fedeli e di amici, quello che sta emergendo a Roma in queste ore a dodici anni dall’uccisione di Don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma e missionario in Turchia dove è stato assassinato il 5 febbraio 2006 nella chiesa di S. Maria a Trabzon mentre pregava.
Testimone della fede e martire
“Questo esempio e tanti altri ci sostengano nell‘offrire la nostra vita come dono d’amore ai fratelli, ad imitazione di Gesù”, disse il Papa ricordando il sacerdote durante l’udienza generale del Triduo pasquale del 2015. “Un eroico testimone dei nostri giorni”, secondo le parole di Francesco, ma anche secondo la testimonianza del Vicario apostolico dell’Anatolia, mons Paolo Bizzeti, che intravede il pericolo per il futuro legato al calo delle vocazioni nel Vicariato di Anatolia e all’assenza di persone che diano continuità al ruolo coperto da don Andrea.
In Turchia più riconoscimento alla Chiesa cattolica
Guardando all’incontro odierno tra il presidente turco Erdogan e il Papa, mons Bizzeti esprime l’auspicio che segni un passo in avanti nel riconoscimento della Chiesa cattolica anche nelle sue istituzioni di base. “Il problema” spiega mons Bizzeti “è che manca una conoscenza autentica del cristianesimo in Turchia. Il 90% non conosce il cattolicesimo reale: qui non si tratta di fare proselitismo, ma di raccontare la propria fede. E’ dalla mancata conoscenza che nascono i fraintendimenti”. Nelle parole del Vicario apostolico anche la situazione della piccola città dove è stato ucciso don Andrea, ancora molto tesa, e la realtà dei cristiani in tutta la Turchia: "bisogna disinnescare", sottolinea, "la spirale che toglie la libertà di stampa e di espressione e non dà i mezzi giuridici anche ad una minoranza come la nostra per potersi esprimere".
Sacerdote legato alla diocesi e in intimo rapporto con Dio
Cosa ha lasciato ai sacerdoti romani e alla sua diocesi don Andrea Santoro? La testimonianza arriva dal suo viceparroco nella Chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio, che ora si prepara ad accogliere la salma del sacerdote ucciso dopo la traslazione dal Verano. Don Marco Vianello racconta della cura di don Andrea per le piccole cose, le piccole iniziative e i rapporti. “Quanto ha fatto in Turchia era solito farlo a Roma nei nostri quartieri, dove dava peso ad ogni cosa anche piccola: non era però un attivista . Andrea mi ha fatto capire che lo spendersi per il proprio popolo richiede un legame forte con Dio, nel raccoglimento, nell’Adorazione e nella meditazione della Parola”.
Don Andrea, pronto a dare la vita
Don Marco racconta quanto la vocazione di don Andrea fosse al dialogo anche con chi è ostile. "Don Andrea sapeva delle difficoltà che avrebbe incontrato in Turchia, e spesso", dice don Marco, "ci raccontava di tutti gli ostacoli superati in un Paese in cui l'impegno non era annunciare, ma testimoniare in silenzio e in preghiera . Ma la sua vocazione era più grande. Sapeva ed era pronto a dare la vita per il prossimo".
Gabriella Ceraso
© www.vaticannews.va, lunedì 5 febbraio 2018