Napolitano: l'Italia è una
“Reggeremo alla prove che ci attendono, come in  altri momenti cruciali del passato. Ma ci riusciremo a una condizione:  che operi nuovamente un forte cemento nazionale unitario, non eroso e  dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso  del limite e della responsabilità”. Una Italia. Indivisibile. Senza  distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione e di opinioni  politiche, come recita la Costituzione. “Orgoglio e fiducia” per la  "straordinaria impresa storica" che e' stata l'unificazione italiana. 
 
 A Montecitorio, di fronte alle Camere riunite per i 150 anni  dell’Unità d’Italia, Napolitano pronuncia uno dei più bei discorsi del  suo settennato. Non si può mettere in dubbio che l'Italia sia unita.  "Per Mazzini era indubitabile che una nazione italiana esistesse, e che  non vi fossero cinque, quattro, tre Italie ma una Italia".  Costituzione  e Unità ci hanno sempre fatto vincere. Le più difficili  prove sono state superate dall'Italia unita con "il solido ancoraggio  della Costituzione". Napolitano parlerà di Italia unita a nome di tutto e  tutti, anche dei leghisti, presenti solo tra i banchi del Governo. Una  specie di beffardo “minimo sindacale” che provocherà il generale  discredito dentro e fuori dall’aula. 
 
 Ma il presidente non vuole fare polemiche. Il "cemento nazionale  unitario" non deve essere "eroso e dissolto da cieche partigianerie, da  perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità".  "I leghisti? Non li ho contati", risponderà ai giornalisti che gli  chiedono una dichiarazione sulla sparuta presenza a Montecitorio. Gli  interessa più indicare la strada di questo “secondo risorgimento” che ci  aiuterà ad affrontare le prove dell'avvenire: grande spirito di  sacrificio e slancio innovativo.
            