Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

«Nessun nuovo indagato in Vaticano»

Il direttore della Sala stampa, padre Federico Lombardi: si stanno facendo riscontri alle dichiarazioni delle due persone indagate. "Non si può dire che il Papa sia sconfortato"

Il Vaticano sta procedendo senza incertezze sulla strada della trasparenza e della buona amministrazione: è quanto ha affermato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in risposta alla pubblicazione di due libri che, attingendo a documenti riservati, vorrebbero dimostrare il contrario. Lombardi ha anche confermato che non ci sono altri altri indagati nell'ambito della inchiesta sul furto di documenti. Inoltre, ha detto, non si può dire che il Papa sia "sconfortato". "Il Vaticano conosce già molto bene la realtà e sa cosa deve fare" .Qui di seguito altre riflessioni di padre Lombardi.

 

Pubblicazione dei libri è il risultato di attività illecita

"La pubblicazione di due libri che hanno per argomento istituzioni ed attività economiche e finanziarie vaticane è oggetto di curiosità e di commenti largamente diffusi. Facciamo alcune osservazioni. Com’è noto, una buona parte di ciò che è stato pubblicato è il risultato di una divulgazione di notizie e documenti di per sé riservati e quindi di un’attività illecita che viene quindi perseguita penalmente con decisione dalle competenti autorità vaticane. Ma non è di questo che vogliamo ora parlare, dato che è già oggetto di molta attenzione".

In buona parte informazioni già note

"Ci interessa ora riflettere piuttosto sul contenuto delle divulgazioni. Si può dire che in buona parte si tratta di informazioni già note, anche se spesso con minore ampiezza e dettaglio, ma soprattutto va notato che la documentazione pubblicata è perlopiù relativa a un notevole impegno di raccolta di dati e di informazioni messa in moto dal Santo Padre stesso per svolgere uno studio e una riflessione di riforma e miglioramento della situazione amministrativa del Vaticano e della Santa Sede".

Gran parte informazioni dall'archivio della COSEA

"La COSEA (Commissione Referente di Studio e Indirizzo sull’Organizzazione delle Strutture Economico-Amministrative della Santa Sede) dal cui archivio proviene buona parte della informazione pubblicata, era stata infatti istituita dal Papa il 18 luglio 2013 a tale scopo e poi sciolta dopo il compimento del suo incarico. Non si tratta quindi di informazioni ottenute in origine contro la volontà del Papa o dei responsabili delle diverse istituzioni, ma generalmente di informazioni ottenute o fornite con la collaborazione di queste stesse istituzioni, per concorrere allo scopo positivo comune".

Letture diverse a partire dagli stessi dati

Naturalmente, una gran quantità di informazioni di tal genere va studiata, compresa e interpretata con cura, equilibrio e attenzione. Spesso sono possibili letture diverse a partire dagli stessi datiNaturalmente, una gran quantità di informazioni di tal genere va studiata, compresa e interpretata con cura, equilibrio e attenzione. Spesso sono possibili letture diverse a partire dagli stessi dati".

Il caso del Fondo Pensioni: dal buco alla lettura rassicurante

"Un esempio è quello della situazione del Fondo Pensioni, sul quale sono state espresse in successione di tempo valutazioni molto diverse, da quelle che parlano con preoccupazione di un grande “buco”, a quelle che forniscono invece una lettura rassicurante (come risultava nei Comunicati ufficiali autorevolmente pubblicati tramite la Sala Stampa della Santa Sede)".

Origine dei beni della Chiesa

"Com’è ovvio vi è poi tutto il discorso sulle finalità e gli impieghi dei beni che appartengono alla Santa Sede. Beni che presi nel loro complesso si presentano come ingenti, sono in realtà finalizzati a sostenere nel tempo attività di servizio vastissime gestite dalla Santa Sede o istituzioni connesse, sia a Roma, sia nelle diverse parti del mondo. Le origini delle proprietà di questi beni sono varie, e vi sono a disposizione da tempo anche strumenti adatti per conoscerne la storia e gli sviluppi (ad esempio, è bene informarsi sugli accordi economici fra Italia e Santa Sede nel contesto dei Patti Lateranensi e sulla opera di impostazione di una efficace amministrazione, svolta da Pio XI con l’aiuto di ottimi ed esperti collaboratori, opera comunemente riconosciuta come saggia e lungimirante anche negli aspetti di investimenti all’estero e non solo a Roma o in Italia)".

Obolo di San Pietro: finalità varie

"Per quanto riguarda l’Obolo di San Pietro è necessario osservare che i suoi impieghi sono vari, anche a seconda delle situazioni, a giudizio del Santo Padre, a cui l’obolo viene dato con fiducia dai fedeli per sostenere il suo ministero. Le opere di carità del Papa per i poveri sono certamente una delle finalità essenziali, ma non è certo intenzione dei fedeli escludere che il Papa possa valutare egli stesso le urgenze e il modo di rispondervi, alla luce del suo servizio per il bene della Chiesa universale. Il servizio del Papa comprende anche la Curia Romana – in quanto strumento del suo servizio -, le sue iniziative fuori della Diocesi di Roma, la comunicazione del suo magistero per i fedeli nelle diverse parti del mondo anche povere e lontane, l’appoggio alle 180 rappresentanze diplomatiche pontificie sparse nel mondo, che servono le Chiese locali e intervengono come gli agenti principali per distribuire la carità del Papa nei diversi paesi, oltre che come rappresentanti del Papa presso i governi locali. La storia dell’Obolo dimostra tutto ciò con chiarezza".

Riconoscere il molto che è del tutto giustificato da illegalità da eliminare

"Nel corso del tempo queste tematiche ritornano periodicamente, ma sono sempre occasione di curiosità o di polemiche. Bisognerebbe avere la serietà per approfondire le situazioni e i problemi specifici, in modo da saper riconoscere il molto (assai più di quanto generalmente non si dica, e sistematicamente taciuto dal genere di pubblicazioni di cui stiamo parlando) che è del tutto giustificato e normale e ben amministrato (compreso il pagamento delle tasse dovute) e distinguere dove si trovano inconvenienti da correggere, oscurità da illuminare, vere scorrettezze o illegalità da eliminare".

Lavoro complesso tuttora in corso

"Proprio a questo è indirizzato il faticoso e complesso lavoro iniziato per impulso del Papa con la costituzione della COSEA, che ha compiuto da tempo il suo lavoro, e con le decisioni e iniziative che sono tuttora in corso di sviluppo e attuazione (e che almeno in parte sono seguite appunto a raccomandazioni della stessa COSEA alla fine del suo lavoro). La riorganizzazione dei Dicasteri economici, la nomina del Revisore generale, il funzionamento regolare delle istituzioni competenti per il controllo delle attività economiche e finanziarie, ecc., sono una realtà oggettiva e incontrovertibile".

Informazioni legate a fase lavoro ormai superata

"Una pubblicazione alla rinfusa di una grande quantità di informazioni differenti, in gran parte legate a una fase del lavoro ormai superata, senza la necessaria possibilità di approfondimento e valutazione obiettiva raggiunge invece il risultato – purtroppo in buona parte voluto – di creare l’impressione contraria, di un regno permanente della confusione, della non trasparenza se non addirittura del perseguimento di interessi particolari o scorretti".

La strada della buona amministrazione procede senza incertezze

"Naturalmente ciò non rende in alcun modo ragione al coraggio e all’impegno con cui il Papa e i suoi collaboratori hanno affrontato e continuano ad affrontare la sfida di un miglioramento dell’uso dei beni temporali al servizio di quelli spirituali. Questo invece è ciò che andrebbe maggiormente apprezzato e incoraggiato in un corretto lavoro di informazione per rispondere adeguatamente alle attese del pubblico e alle esigenze della verità. La strada della buona amministrazione, della correttezza e della trasparenza, continua e procede senza incertezze. E’ questa evidentemente la volontà di Papa Francesco e non manca certo in Vaticano chi vi collabora con piena lealtà e con tutte le sue forze".

Risposta di padre Lombardi a domande di giornalisti a proposito di indagini in corso in Vaticano

"L’Ufficio del Promotore di Giustizia presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, a seguito di un rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria, nel mese di febbraio 2015 ha avviato le indagini relative ad operazioni di compravendita di titoli e transazioni riconducibili al sig. Gianpietro Nattino. Il medesimo Ufficio ha richiesto la collaborazione dell’Autorità giudiziaria italiana e svizzera mediante lettere rogatorie inoltrate per vie diplomatiche il 7 agosto 2015".

Il caso non ha nulla a che fare con il furto di documenti. Nattino è presidente di Banca Finnat Euramerica spa. Il suo nome era emerso ieri in un rapporto di "investigatori del Vaticano" pubblicato sul sito di Reuters, relativo ad "eventuale riciclaggio di denaro, insider trading e manipolazione del mercato" in cui sarebbe stata utilizzata l'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica che gestisce finanze ed immobili. "Ribadisco - ha detto oggi Nattino - di aver sempre operato nel pieno rispetto delle normative in vigore, con la massima trasparenza e correttezza. Sono ovviamente a disposizione delle Autorità competenti per fornire ogni chiarimento".

Il rapporto di 33 pagine dell'Aif che interessa Nattino riguarda operazioni di una persona estranea al Vaticano e sospetta che l'Apsa sia stata utilizzata da persone estranee alla Santa Sede, con eventuale complicità di personale Apsa, in violazione dei propri regolamenti.

Secondo il rapporto citato da Reuters, gli investigatori del Vaticano sospettano che Nattino abbia utilizzato conti Apsa per transazioni personali sul mercato azionario italiano, con un saldo di oltre due milioni di euro spostato in Svizzera nel momento in cui i conti erano stati chiusi, alcuni giorni prima che il Vaticano introducesse regole più severe contro il riciclaggio che comportano maggiori controlli sui trasferimenti di denaro.

Gli investigatori dell'Aif, come ha reso noto padre Lombardi, hanno rimesso alla fine della loro indagine le risultanze del rapporto al Promotore di giustizia vaticano, Gian Piero Milano, che ha aperto la sua inchiesta. L'inchiesta verte sulla verifica di ipotesi di di riciclaggio di denaro, abuso di informazioni privilegiate e manipolazione di mercato in relazione ai conti di Nattino.

© Avvenire, 4 novembre 2015

 

Testimonianze

«Noi parroci con il Papa, guida sicura»

 

Padre Sebastiano Giuseppe Lai è parroco di San Giuseppe all’Aurelio a Roma. La comunità, affidata agli Oblati di San Giuseppe di Asti, ha dunque qualche legame con le radici piemontesi di Jorge Mario Bergoglio. Il Papa è andato a visitare la sua parrocchia il 9 maggio 2014. «Gli voglio un bene da morire e dico: c’è bisogno che si faccia una pulizia generale, in Vaticano sono avvenuti ultimamente troppi fatti che disorientano» dice con calore padre Lai. «Questo Papa è un santo – continua il religioso – lei non sa quanta gente si è riavvicinata alla fede, con semplicità, grazie al suo esempio e aiutata dallo Spirito ». Il religioso fa un paragone biblico: «Il Papa mi ricorda quei profeti che davano fastidio, che diversi in Israele avrebbero voluto togliersi di torno. Ma come i profeti, lo protegge il Signore». E tornando su arresti, malversazioni, notizie che in questi giorni campeggiano sulle prime pagine dei giornali e in tv, il padre oblato di San Giuseppe aggiunge: «Noi sacerdoti siamo i più arrabbiati: in tanti diamo il sangue nelle nostre parrocchie, poi la gente scopre queste storie. È come per i preti pedofili: quella è la mia rabbia più grande. Io sto coi bambini, ridiamo e scherziamo, non vorrei mai che qualche genitore dicesse al figlio di stare attento. Ma io credo nello Spirito Santo, e la Chiesa, che dallo Spirito è guidata, supererà anche questo. Al Papa ho scritto dopo la visita che ci ha fatto, dicendogli di considerare la lettera una carezza della nostra comunità. Dieci giorni dopo mi ha risposto: grazie per la lettera-carezza».

Un altro prete che vorrebbe scrivere in questi giorni al Papa è don Saulo Scarabattoli, parroco a Santo Spirito a Perugia e da vent’anni cappellano della sezione femminile del carcere cittadino. Ma anche uno dei due sacerdoti invitati personalmente da Bergoglio a partecipare ai lavori del Sinodo da poco conclusosi. «Voglio mandargli delle parole di affetto e di sostegno » dice, «siamo profondamente rattristati per quello che sta avvenendo, ma anche profondamente vicini a lui». Don Scarabattoli ha anche intenzione di pubblicare sul prossimo numero del giornalino parrocchiale il brano del Vangelo con Gesù che dorme sulla barca, mentre attorno infuria la tempesta che getta nel panico gli Apostoli. «Vede, il Papa mi sembra in questo momento tranquillo come Gesù su quella barca. Non dorme, ma è taciturno, non lo si sente dire chissà quali cose. Questo perché chi ha fede – e Francesco è una persona profondamente unita a Dio, basta vedere come celebra, come prega – sa che Dio non si dimentica della sua barca. C’è qualcuno che ci spera, magari, ma invano».

Don Renzo Zocca, parroco di Santa Lucia a Pescantina ( Verona), è diventato noto come il prete della Renault 4, quella che ha regalato a Bergoglio e che è diventata un’inconfondibile papamobile in Vaticano. Don Zocca, che ha superato da poco i 70 anni, è un motore di carità. Non “pago” di aver fatto nascere una parrocchia nella periferia operaia di Verona, negli anni 80, di aver creato una grande casa di accoglienza per bisognosi, L’“Oasi Gina ed Enrico”, il nome dei suoi genitori, di aver fondato la Onlus “L’Ancora”, ha lanciato recentemente un progetto per dare lavoro a una decina di giovani come insegnanti di sostegno nelle scuole, pagati con i soldi del 5 per mille. Quando gli chiediamo cosa direbbe in questo momento a papa Francesco – con cui ha celebrato la Messa in Santa Marta il 25 giugno, ultimo episodio di un’amicizia fatta di scambi epistolari e di telefonate – risponde citando un detto veneto: «Muso duro e bareta fracà, ovvero determinati e con il berretto ben calcato in testa. La missione del Papa è grande, quello che sta capitando in questi giorni fa male, ma non deve offuscare né quello che lui sta facendo né quello che la Chiesa fa, anche seguendo il suo esempio. Magari a colazione starà usando il miele che gli abbiamo mandato, l’ha fatto un cinquantenne, uscito da un’esperienza di vita molto dura e dolorosa, che abbiamo accolto nella nostra azienda agricola affindandogli due arnie. Un esempio di reinserimento, di valorizzazione di quelli che il mercato del lavoro considera “scarti”. È questa la bellezza della carità che Francesco ci insegna e che deve risplendere. Se ci sono stati episodi disdicevoli in Vaticano, si faccia ordine, si chieda scusa. Ma sia ben chiaro che la Chiesa è altra cosa».

Luca Liverani e Andrea Galli

© Avvenire, 5 novembre 2015

 

Il libro

Nuzzi presenta il suo libro: non rivelerò le fonti

 

Come era ampiamente prevedibile c'era il pienone questa mattina alla presentazione del volume di Gianluigi Nuzzi “Via Crucis” che gli inquirenti vaticani ritengono basato su documentazione fornita all’autore dalle due persone arrestate nei giorni scorsi: il monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda e la pr italiana Francesca Chaouqui (poi rimessa in libertà). Presenti giornalisti e telecamere delle principali testate e network mondiali, ma nessun ecclesiastico riconoscibile come tale o comunque noto, ove si eccettui un sacerdote spagnolo presente però come corrispondente di una tv iberica.

Prima di lasciare la parola al giornalista il direttore editoriale di Chiarelettere che ha pubblicato il libro (pp. 321, euro 18), Lorenzo Fazio, ha voluto precisare che "i materiali contenuti nel volume non sono stati sottratti a 
nessuno e non sono oggetto di furto, ma sono stati messi a 
disposizione e consegnati liberamente, da soggetti che ne avevano 
titolarità e regolare accesso", e che "nessun documento è stato visionato o 
riprodotto in fotocopia illecitamente". "Il libro – ha aggiunto Fazio - non riporta pettegolezzi né registrazioni di tipo 
privato, ma documenti, riservati o segreti, su fatti di interesse 
pubblico e che, per questo motivo, si è deciso di divulgare come 
contributo alla chiarezza su cosa avviene dei soldi che i fedeli 
devolvono alla loro Chiesa".

Come è noto la Santa Sede giudica il libro in questione, insieme all’altro di imminente uscita (“Avarizia” di Emiliano Fittipaldi), come il "frutto di un grave tradimento della fiducia accordata dal Papa e, per quanto riguarda gli autori, di una operazione per trarre vantaggio da un atto gravemente illecito di consegna di documentazione riservata, operazione i cui risvolti giuridici ed eventualmente penali sono oggetto di riflessione da parte dell’Ufficio del Promotore in vista di eventuali ulteriori provvedimenti, ricorrendo, se del caso, alla cooperazione internazionale".

Nel suo intervento e rispondendo a numerose domande Nuzzi ha illustrato i contenuti del libro, che contiene una cospicua serie di informazioni e documenti inediti sulle attività economico finanziarie della Santa Sede, spiegando che il suo lavoro "non è né contro né a favore del Papa perché quando si fa informazione non si è né a favore né contro qualcuno".

"Credo che questo Papa – ha aggiunto - stia portando avanti delle riforme e che incontra molte difficoltà". Riguardo agli arresti degli ultimi giorni, Nuzzi li ha definiti "un maldestro tentativo di spostare l’attenzione rispetto ai problemi che questo libro racconta documentalmente". Il giornalista ha ribadito che non rivelerà le sue fonti. E ha ammesso la sua conoscenza con la Chaouqui, relativizzandola ("so che ha contatti con molti giornalisti italiani").

© Avvenire, 4 novembre 2015

 

Il furto di documenti vaticani

Senza scampo

 

Non sappiamo dire se, alla fine, Lucio Angel Vallejo e Francesca Immacolata Chaouqui saranno riconosciuti colpevoli della grave slealtà verso il Papa e la Chiesa che avrebbe fatto di loro i protagonisti del nuovo "furto di fiducia" (e di documenti, e di parole) in Vaticano.
Non abbiamo cioè ancora piena certezza della fondatezza dell’accusa che grava sul monsignore di curia e sulla consulente di comunicazione e marketing: aver "sporcato" il servizio a cui erano stati chiamati da papa Francesco nella Cosea, la ormai disciolta Commissione di studio sulle strutture economico-amministrative della Santa Sede.
Ma sappiamo bene che dietro il portone di bronzo non si assumono di frequente, e a cuor leggero, provvedimenti come l’arresto. Il furto del resto c’è indubbiamente stato, e ha condotto alla pubblicazioni di libri che – oggi come ieri, comunque vengano presentati – sono un attacco alla Chiesa e all’azione di riforma del Papa: quella avviata ieri da Benedetto XVI e quella sviluppata con determinazione, ormai da quasi tre anni, da papa Francesco. Il metodo è il solito: alzare polveroni che confondono bene e male e fanno comodo soprattutto ai veri malfattori.
Sappiamo anche che questo caso è ben diverso da quello del 2012. Stavolta niente è stato rubato direttamente al Papa. Ma ancora una volta una ferita cattiva è stata inferta a tutti i cattolici e anche a coloro che, con crescente rispetto, ascoltano la parola e seguono l’azione di papa Francesco. Ladri e ricettatori materiali, strateghi e grassatori (im)morali, faranno bene a rendersi conto che la Chiesa sa perdonare, ma il giudizio dei semplici è senza scampo.

Marco Tarquinio

© Avvenire, 3 novembre 2015

Prossimi eventi