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Non arrendersi alle distorsioni dell’economia

In un tempo di disuguaglianze sociali, è necessario recuperare la solidarietà tra i popoli, i governi e le organizzazioni internazionali. E’ la sfida di cui si discute all’incontro tra esponenti del mondo economico in corso alla Casina Pio IV in Vaticano. Con noi l’economista Jeffrey Sachs

Solidarietà e finanza speculativa: sono tra i termini che tornano al workshop in corso in Vaticano intitolato “Nuove forme di fraternità solidale, di inclusione, integrazione e innovazione" cui oggi è intervenuto anche Papa Francesco con un lungo e articolato discorso. Si parla di regole del gioco economico internazionale che generano disuguaglianze e si cerca di indicare la via per correggere le distorsioni strutturali del sistema. La solidarietà è uno dei tre pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa, assieme alla sussidiarietà e al bene comune. Ma anche da altri punti di vista dovrebbe essere evidente la non sostenibilità di un’economia in cui – sono dati Onu - l’1 per cento della popolazione di 18 Paesi detiene oltre il 20 per cento della ricchezza mondiale. Tra i tanti relatori, esponenti della politica o accademici, abbiamo intervistato Jeffrey Sachs, economista e saggista statunitense:

R. - La strada da percorrere inizia con una presa di coscienza a livello globale, con la comprensione della necessità di un quadro morale per l’economia. Papa Francesco ha convocato centinaia di giovani economisti da tutto il mondo ad Assisi, alla fine di marzo, per “l’economia di Francesco”: questa sarà un’opportunità importante per stabilire nuove basi morali per la scienza e l’insegnamento dell’economia, che è una cosa di cui abbiamo veramente bisogno. E la Pontificia Accademia delle Scienze sociali insieme alla Pontificia Accademia delle Scienze hanno ospitato già molti incontri ai quali hanno partecipato capi dell’industria, e Papa Francesco ha parlato, per esempio, con i rappresentanti dell’industria del petrolio e ha detto loro: “Voi avete una responsabilità nei riguardi della Creazione, della tutela dell’umanità”, e io so che molti di loro gli hanno dato ascolto – purtroppo, non tutti in maniera sufficiente - ma molti l’hanno ascoltato.

Secondo lei, abbiamo più bisogno di idee o di intenzioni?

R. – Le idee sono estremamente importanti; è importante che le idee siano idee valide che contribuiscano alla formazione dei giovani. La Chiesa lo definisce “discernimento” mentre Aristotele lo definiva “coltivare le virtù”. Credo che le idee e l’insegnameno ai giovani svolgano un ruolo molto importante.

Ma in concreto, cosa possiamo fare? Quali sono gli scopi e quali le sfide?

R. - Lo scopo è quello che la Chiesa definisce “sviluppo umano integrale” e che l’Onu definisce “sviluppo sostenibile”. Significa che le nostre economie dovrebbero essere non soltanto produttive ma anche socialmente inclusive. L’Onu dice: “Non lasciare indietro nessuno”, e la Chiesa chiede “dignità per tutte le persone”, e certamente rispetto in tema ambientale. Abbiamo quindi un’agenda veramente impegnativa, come ad esempio l’Accordo di Parigi sul clima che Papa Francesco aveva sostenuto con tanta forza e alla cui realizzazione ha contribuito. Potrebbe guidarci in maniera molto pratica indicandoci cosa dobbiamo fare.

Ci sono tanti dibattiti economici nel mondo: c’è un valore aggiunto in questo dibattito?

R. – Questo dibattito è profondamente segnato dal Magistero sociale della Chiesa, ispirato da Papa Francesco e avviene riflettendo sulla “Laudato si’”. Per questo, è una discussione di carattere unico. E’ un contributo veramente molto, molto alto offerto al mondo. E’ significativo quello che disse Papa Francesco quando pubblicò la Laudato si’: “Non è soltanto per i credenti, per i fedeli della nostra Chiesa: questa [enciclica] è intesa a originare un dialogo globale” – perché – egli disse ancora – l’interdipendenza ci obbliga a pensare ad un progetto comune e questo è al servizio del dialogo globale.

Fausta Speranza – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, mercoledì 5 febbraio 2020

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