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«Non lamentarsi». «Io, autore del cartello affisso dal Papa»

Parla lo psicoterapeuta Noè che ha coniato la scritta “Vietato lamentarsi”. Sulla porta della camera di Francesco lo slogan ideato dallo psicologo. «Un invito a mettere al centro il bene»

In alcuni uffici istituzionali o delle forze dell’ordine, in luoghi di formazione e di gestione, tra le mura domestiche. Fino ad arrivare a Casa Santa Marta. Ne ha fatta di strada il cartello “Vietato lamentarsi” ideato dallo psicologo e psicoterapeuta Salvo Noè che lo ha donato anche a papa Francesco lo scorso 14 giugno, durante un’udienza generale. «L’ha letto ed è rimasto colpito», racconta Noè che non immaginava certo che Bergoglio lo avrebbe addirittura appeso sulla porta della sua stanza. L’originale “divieto” è stato inventato dallo psicoterapeuta anni fa per spronare «le persone a cambiare la propria visione di vita» e ora il Papa, che nel 2013 aveva denunciato la tentazione dei cristiani a trasformarsi nei “signori lamentela”, lo ha, per così dire, sdoganato.

«C’è un’attitudine a lamentarsi senza motivo e questo non aiuta – osserva Noè –: se ci si focalizza sugli aspetti negativi infatti si entra in una cappa vittimistica, in un tunnel negativo, mentre invece bisogna cercare soluzioni per cambiare quella situazione o migliorarla». La scritta «è forte», ma l’obiettivo è quello di «far capire che insieme possiamo fare molto per stare bene». «Se – assicura l’esperto – si punta su valori condivisi, sull’ascolto, sulla comunicazione positiva fatta di rispetto, si diventa produttivi». Facendo del bene a se stessi e agli altri. Non è un caso che il cartello vieti, ad esempio, di lagnarsi in presenza dei bambini. «Chi lo fa, insegna a farlo ai più piccoli che a loro volta, per processo imitativo, lo faranno e così i genitori avranno da lamentarsi perché i figli si lamentano», spiega lo psicologo. Questo non significa, precisa, che «non ci possano essere momenti di difficoltà» o che non ci siano coloro che «si lamentano perché soffrono davvero e stanno male, che devono essere accolti e aiutati». È innegabile anche che nel contesto attuale ci siano «tanti motivi per lamentarsi ». «L’aumento delle fobie, dei disturbi di ansia e delle dipendenze, soprattutto tra i ragazzi, sono – rileva Noè – un segnale del fatto che stiamo spostando l’attenzione dalla possibilità di vivere bene a quella di distruggerci».

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Ecco perché è necessario «mandare messaggi positivi, dire che si può essere felici, evitando comportamenti distruttivi e mettendo in atto meccanismi virtuosi». Non è semplice e «c’è molto da fare», ammette Noè che invita tuttavia «a non arrendersi: in questo papa Francesco è straordinario e anche io, nel mio lavoro, cerco di divulgare tali messaggi». «Sono un fautore dell’entusiasmo, che è l’esatto contrario del lamento», dice lo psicoterapeuta evidenziando che «chi è entusiasta ha Dio dentro, è motivato e cerca soluzioni». «Ogni giorno la vita ci offre una lezione e davanti a un ostacolo dobbiamo avere la capacità di capire quella lezione», sottolinea Noè. «A volte – conclude l’esperto – qualcuno replica dicendomi che l’entusiasmo non dà da mangiare, ma io rispondo che aiuta a trovare da mangiare». E a non perdere la speranza. Concetto che vale sia in ambito psicologico sia in chiave cristiana.

Stefania Careddu

© Avvenire, giovedì 20 luglio 2017