
«Ogni giorno della nostra vita diciamo il nostro “fiat” a Dio, accettando l’impegno della nostra vocazione»
Eccellenza Reverendissima,
Cari fratelli nel sacerdozio, cari religiosi e religiose,
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
Sono lieto di essere qui con voi oggi in questo sacro luogo, la Cattedrale della vostra città di Bitonto. Saluto con viva cordialità Sua Eccellenza Reverendissima, Mons. Giuseppe Satriano, e lo ringrazio per il suo gentile invito a presiedere la Santa Messa odierna. Saluto con affetto i sacerdoti concelebranti, tutti i religiosi e religiose presenti, come anche i laici consacrati e tutti voi, cari fedeli in Cristo!
La solennità di oggi ci fa ricordare in modo speciale, la purezza e santità della Beata Vergine Maria, e anche la vocazione particolare, unica che Ella ha ricevuto da Dio. Ricordiamo e celebriamo il fatto che Maria è stata liberata dal peccato originale e da ogni macchia di peccato proprio dall’inizio della sua esistenza quando è stata concepita nel grembo di sua madre Anna. È rimasta senza peccato per tutta la sua vita e così rimarrà per l’eternità un capolavoro dell’azione creatrice di Dio.
Nel vangelo che abbiamo appena ascoltato, Maria è al centro della scena. L’angelo di Dio le diceva tre parole, ognuna più importante dell’atra.
L’angelo si rivolge a Lei con le famose parole “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te!”. Egli dice “Ti saluto”, che nel greco originale, è piuttosto “rallegrati”, “sii felice”, tu che sei così brava, così spiritualmente sana, immacolata di cuore! Dio ha un piano per l’umanità e tra tutte le donne del mondo, ha scelto proprio te per una vocazione particolare: fare felice il mondo! Rallegrati! La principale caratteristica del cristianesimo resterà per sempre, la gioia interna ovvero spirituale. La meta del cristianesimo non si trova nella croce, né nelle sofferenze e sacrifici, ma nella gioia, la risurrezione e la vita eterna. E noi cristiani siamo sempre chiamati da Dio a portare la gioia al mondo tramite il nostro esempio, la gioia che ci troviamo nella grazia di Dio.
L’angelo poi continuava dicendo: “piena di grazia”, che è un bellissimo saluto divino! L’angelo non ha fatto nient’altro che chiamarla per il suo proprio nome, cioè, Maria è la donna “piena di grazia”. La grazia è un dono della presenza di Dio, del suo rapporto con l’uomo, del suo amore e nella sua misericordia. Maria era piena di grazia dal momento del suo concepimento, e probabilmente non lo sapeva nemmeno. Ella, nella sua umiltà, semplicemente credeva in Dio e viveva la sua vita in unione con lui attraverso la preghiera e l’osservanza di tutti i comandamenti di Dio. Questa grazia nascosta doveva essere scoperta per poter portare i frutti desiderati da Dio. L’angelo lo rivela a lei e quindi, svela anche il suo nome giusto: “piena di grazia”.
Siamo credenti in Dio e discepoli di Cristo, e quindi, siamo chiamati a cercare la grazia di Dio per noi attraverso la preghiera e i sacramenti, e così diventiamo consapevoli che la grazia di Dio è anche in noi, quando siamo uniti a Cristo. A volte la grazia di Dio può sembrare nascosta e non ancora scoperta, finché non si rivela nei momenti di tentazione, dei dubbi, oppure quando siamo davanti a una sfida particolare. L’importante è di cooperare con la grazia ricevuta e di cercare di fare il nostro meglio di compiere la volontà di Dio come si rivela a noi attraverso le piccole e grandi vicende della vita.
La terza parola dell’angelo fu: “Il Signore è con te”. È una ripetizione ovvero frase sinonimo di quello detto prima, “piena di grazia”. La persona che è in grazia di Dio è quella che è unita a Dio. Il Signore è stato unito a Maria nel modo più alto, poiché ella era stata scelta per una vocazione singolare nella storia umana, e cioè, di diventare la Madre del Figlio di Dio, il Messia promesso e Salvatore del mondo.
Ora, alla luce del testo del Vangelo e l’Annunciazione a Maria da parte dell’Angelo di Dio, anche noi siamo chiamati a esaminare la nostra vocazione e il nostro rapporto con Dio. Maria ha dovuto pensarci bene prima di dire il suo “fiat”.
Ogni giorno della nostra vita diciamo il nostro “fiat” a Dio, accettando l’impegno della nostra vocazione, di dare gloria a Dio in ogni nostro lavoro, piccolo o grande. Il nostro “fiat” lo diciamo con fede e gioia, pieni del desiderio di compiere il piano di Dio nella nostra vita, perché Egli sa meglio di tutti noi, ciò che sia meglio per la salvezza delle nostre anime. Il nostro “fiat” è anche un’espressione del nostro desiderio per la santità di Dio, quella che Maria ha ricevuto in dono e l’ha conservato tutta la vita. Anche noi desideriamo conservare il grande dono della grazia di Dio, di sviluppare tutti i doni che Dio ci offre nel modo migliore possibile, per diventare ciò che Dio vuole, e cioè, figli e figlie creati a sua somiglianza e immagine.
San Paolo con le sue parole ci ricorda che siamo chiamati ad essere “Santi e immacolati di fronte a Dio nella carità” (Ef 1,4). Nel disegno di Dio il peccato non è stata la prima parola e non sarà nemmeno l'ultima! L'Immacolata ci invita innanzitutto a riscoprire il primato dell’Amore di Dio, un Amore vasto, interminabile, fedele a se stesso, che ci precede sempre, dandoci un appuntamento decisivo nella Pasqua, da annunciare, celebrare e vivere non solo come un modello sublime di vita, ma soprattutto come grazia e forza liberatrice. Inoltre, la creatura del “sì” ci invita a rivedere la nostra gerarchia di ciò che nella vita è veramente male. Il male più grande - ciò che ci rende veramente schiavi e ci espropria da noi stessi - è il peccato. Che non significa violare una legge o trasgredire una regola, ma disattendere un Amore, tradirlo, rinnegare una fedeltà, mandare a vuoto il progetto di Dio su di noi.
Maria Immacolata, concepita senza peccato, ci aiuti con la sua intercessione di diventare un dono di Dio al mondo, uno strumento della sua volontà e immagine della sua presenza tra gli uomini. Solo così troveremo la vera gioia della vita, la gioia della presenza di Dio. E così sia!
✠ Card. Petar Rajič
Nunzio Apostolico in Italia e nella Repubblica di San Marino
