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«Olocausto nell'indifferenza» per i cristiani in Medio Oriente. A Bari colloquio internazionale

I cristiani in Medio Oriente sono vittime di tragedie, come quelle che si consumano in Siria o in Iraq, di fronte alle quali "la comunità internazionale sembra essersi nei fatti rassegnata all’indifferenza e all’inazione".

L'allarme, ma anche il monito, sono arrivati oggi dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali della Santa Sede. L’occasione è stato il 'Colloquio internazionalè sul futuro dei cristiani in Medio Oriente apertosi oggi a Bari e che si concluderà domani. Parole forti alle quali si sono aggiunte quelle, altrettanto decise, del segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino. "Dobbiamo condannare tutti insieme – ha detto – quello che è un vero  e proprio Olocausto cristiano in atto in Medio Oriente. Occorre impedire di abdicare troppo frettolosamente alle nostre responsabilità".

Nessuno si è tirato indietro di fronte all’invito al dialogo e al confronto rivolto dalla Comunità di Sant'Egidio, organizzatrice dell’appuntamento. Per la prima volta i patriarchi e i rappresentanti delle Chiese cattoliche e ortodosse del Medio Oriente si sono seduti l’uno accanto all’altro, attorno ad un tavolo circolare, disposti in rigorosa sequenza alfabetica, come ha sottolineato l’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci, salutando tutti i  presenti. Quello che emerge è uno scenario pieno di incognite, di paure e di tante piccole e grandi tragedie tra i cristiani che vivono in quell'area del mondo.

"L'Oriente nei secoli – ha ricordato ancora il cardinale Sandri – era di fatto composto insieme da comunità cristiane, islamiche ed ebraiche. Esattamente la dimensione di convivenza che oggi vediamo non solo messa in pericolo, ma di cui sembra già in atto, speriamo in modo non inarrestabile, un vero e proprio smantellamento. Oppure, in un’altra non condivisibile ipotesi, dovremmo assistere ad una riorganizzazione degli Stati su base confessionale".
E allora "fondamentale", come ha sottolineato il vescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani della Santa Sede, diventa "evitare ogni forma di esclusivismo ecclesiale. O i cristiani sopravviveranno insieme, o non sopravviveranno affatto". "L'incertezza e la paura sono ampiamente condivise nel mondo arabo" e "stanno drammaticamente plasmando la vita dei cristiani" ha ricordato ancora il prof. Tarek Mitri,  greco-ortodosso, docente all’università americana di Beirut, ex ministro del governo libanese e già negoziatore per conto dell’Onu per la crisi libica.
Ecco il 'perche» di un appuntamento quasi storico come quello di Bari. "Vogliamo fare un grande appello alla comunità internazionale – ha detto il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo – perchè possano ritrovarsi di nuovo attorno ad un tavolo tutti i Paesi che sono coinvolti, sia occidentali che arabi, ma non dimenticando i rappresentanti religiosi. Le persone che sono qui oggi a Bari, i patriarchi, i capi delle Chiese, hanno tutto il diritto di essere ascoltati nei consessi internazionali".

Quanto contino dialogo e confronto tra le varie 'animè cristiane è testimoniato dal messaggio che il Patriarca ecumenico Bartolomeo I ha inviato ai partecipanti al 'summit' e che è stato letto sinteticamente al termine della 'Preghiera della pacè a cui patriarchi e rappresentanti religiosi hanno  partecipato in serata nella basilica di San Nicola. La minaccia di una scomparsa dei cristiani d’Oriente "è globale – ha scritto Bartolomeo I – reciderebbe anzitutto le radici spirituali necessarie per l’ispirazione di un’epoca attraversata da profondi cambiamenti".

© www.lagazzettadelmezzogiorno.it, 29 aprile 2015

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