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Papa Francesco a Lesbo: la diretta «Non siete soli, non perdete la speranza»

Il tweet: sono persone, non numeri. In aereo: incontriamo la catastrofe umanitaria peggiore dalla guerra. Nel campo profughi di Mòria, dove ha salutato i bambini soli e asciugato le lacrime degli adulti. Fonti greche: tornerà in Vaticano con 10 profughi. Le parole di Francesco: non siete soli. Poi la firma della dichiarazione congiunta: la comunità internazionale agisca subito

La firma della dichiarazione congiunta

"L'opinione mondiale non può ignorare la colossale crisi umanitaria, che ha avuto origine a causa della diffusione della violenza e del conflitto armato, della persecuzione e del dislocamento di minoranze religiose ed etniche, e dallo sradicamento di famiglie dalle proprie case, in violazione della dignità umana, dei diritti e delle libertà fondamentali dell'uomo". Così recita la dichiarazione congiunta firmata a Lesbo.

"Noi, Papa Francesco, Patriarca Ecumenico Bartolomeo e Arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia Hieronymos - recita la dichiarazione -, ci siamo incontrati sull'isola greca di Lesbo per manifestare la nostra profonda preoccupazione per la tragica situazione dei numerosi rifugiati, migranti e individui in cerca di asilo, che sono giunti in Europa fuggendo da situazioni di conflitto e, in molti casi, da minacce quotidiane alla loro sopravvivenza".

"La tragedia della migrazione e del dislocamento forzati si ripercuote su milioni di persone ed è fondamentalmente una crisi di umanità, che richiede una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse - aggiungono i tre leader religiosi -. Da Lesbo facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria e le cause ad essa soggiacenti, mediante iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa".

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Il Papa: non siete soli, non perdete la speranza

"Cari amici, non siete soli". Parole di conforto quelle che papa Francesco pronuncia nel suo discorso nel campo profughi di Moria. "In questi mesi e settimane, avete patito molte sofferenze nella vostra ricerca di una vita migliore. Molti di voi si sono sentiti costretti a fuggire da situazioni di conflitto e di persecuzione, soprattutto per i vostri figli, per i vostri piccoli - si addolora Francesco -. Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie. Conoscete il dolore di aver lasciato dietro di voi tutto ciò che vi era caro e - quel che è forse più difficile - senza sapere che cosa il futuro avrebbe portato con sé. Anche molti altri, come voi, si trovano in campi di rifugio o in città, nell'attesa, sperando di costruire una nuova vita in questo continente".

Il Papa lancia un forte appello al mondo affinchè non rimanga sordo davanti alla piaga dei migranti: "Sono venuto qui con i miei fratelli, il Patriarca Bartolomeo e l'Arcivescovo Ieronymos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l'attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede, desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità. Ringraziamo Dio che nelle nostre sofferenze non ci lascia mai soli. C'è sempre qualcuno che può tendere la mano e aiutarci". Il Papa ha citato la parabola del Buon Samaritano. Infine: "Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza!". "Il più grande dono che possiamo offrirci a vicenda è l`amore: uno sguardo misericordioso, la premura di ascoltarci e comprenderci, una parola di incoraggiamento, una preghiera. Possiate condividere questo dono gli uni con gli altri. Possano tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle in questo continente, come il Buon Samaritano - ha sottolineato Bergoglio - venirvi in aiuto in quello spirito di fraternità, solidarietà e rispetto per la dignità umana, che ha contraddistinto la sua lunga storia". "Cari fratelli e sorelle, Dio benedica tutti voi, in modo speciale i vostri bambini, gli anziani e coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Vi abbraccio tutti con affetto. Su di voi e su chi vi accompagna - ha concluso il Papa - invoco i doni divini di fortezza e di pace".

Il discorso del patriarca ecumenica di Costantinopoli Bartolomeo

"Il Mediterraneo non deve essere una tomba. Si tratta di un luogo di vita, di un crocevia di culture e civiltà, di un luogo di scambio e di dialogo. Per riscoprire la sua vocazione originaria, il Mare Nostrum, e più precisamente il Mar Egeo, dove ci riuniamo oggi, deve diventare un mare di pace". Così il patriarca ortodosso ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, nel campo profughi dell'isola greca di Lesbo insieme al Papa. "Preghiamo perché i conflitti in Medio Oriente, che sono alla radice della crisi migranti, cessino rapidamente e che sia ripristinata la pace. Preghiamo per tutti i popoli di questa regione. In particolare vorremmo sottolineare la drammatica situazione dei cristiani in Medio Oriente, così come quella delle altre minoranze etniche e religiose della regione, che hanno bisogno di interventi urgenti, se non vogliamo vederli scomparire".


Il discorso dell'arcivescovo di Atene Ieronymos

Il primo a parlare, alle 12.25 locali (le 11.25 in Italia) è l'arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos. "Soltanto quelli che hanno incrociato lo sguardo di quei piccoli bambini che abbiamo incontrato nei campi dei rifugiati, potranno immediatamente riconoscere, nella sua totalità, la "bancarotta" dell'umanità e della solidarietà che l'Europa ha dimostrato in questi ultimi anni a queste persone e non soltanto a loro". "Sono orgoglioso del popolo greco, che, anche se alle prese con le proprie difficoltà, sta contribuendo a rendere il Calvario dei rifugiati un po' meno pesante, il loro cammino in salita un po` meno duro". "Vorrei concludere questa dichiarazione presentando una sola richiesta, un unico appello, un`unica provocazione: le Agenzie delle Nazioni Unite, con la grande esperienza che hanno da offrire, affrontino finalmente questa tragica situazione che stiamo vivendo. Spero di non vedere mai più bambini gettati sulle rive dell`Egeo. Spero di vederli presto in questi stessi luoghi, godere sereni la loro infanzia".

I disegni dei bambini rifugiati. «Papa Francesco porterà 10 profughi con sé»

La consegna dei disegni dei bambini

Il Papa ha ricevuto i disegni dei bambini migranti. Ha chiesto spiegazioni: "Questi siamo io e te", il bambino ha risposto sì e il Papa ha annuito e ha promesso che li farà vedere ai giornalisti nel viaggio di ritorno verso Roma. A questo proposito, sui media greci si è formulata l'ipotesi che Papa Francesco voglia portare con sé in Vaticano una decina di profughi, appartenenti ad alcuni nuclei familiari. Notizia che viene riportato anche dal blog Il Sismografo, solitamente bene informato, che tra l'altro aggiunge che l'aereo papale è partito con alcuni posti liberi.

La carezza a un neonato

Momenti di forte commozioni si sono registrati quando un giovani rifugiato di origine asiatica si è gettato ai piedi del Papa piangendo e gridando. In inglese gli ha chiesto più volte: "Per favore, padre, mi benedica". Il Papa lo ha benedetto, accarezzato e tranquillizzato. Mentre il Pontefice gli imponeva le mani sul capo, ha avuto la crisi di pianto. "Thanks God, thanks God" (Grazie Dio, grazie Dio), ha cominciato a gridare il giovane, sempre più agitato e in evidenti condizioni di dolore e di angoscia. "Father bless me. Father bless me!" (Padre mi benedica!), ha invocato con forza ancora al Papa chinandosi sempre di più, mentre intorno in pochi, compreso il Pontefice, riuscivano a trattenere l'emozione. Poi, piano piano, il giovane ha riacquistato uno stato di maggiore serenità, incoraggiato e tranquillizzato dai presenti. Un altro rifugiato ha chiesto al Papa un segno della sua visita, un oggetto che testimoniasse la sua benedizione, e Francesco gli ha consegnato un rosario. Diversi i profughi che, al passaggio del Papa, si chinano ai suoi piedi e scoppiano in pianto raccontando le loro storie di sofferenza.

Il saluto ai profughi di Mòria
Papa Francesco, assieme al patriarca Bartolomeo e all'arcivescovo di Atene Ieronymos, si sono trasferiti in minibus al Mòria refugee camp, che dista 16 chilometri circa dall'aeroporto di Mytilene, accompagnati lungo tutto il percorso da un cordone di persone in attesa. Il campo ospita circa 2.500 profughi richiedenti asilo.

Lungo le transenne del campo si sono riuniti circa 150 minorenni ospiti del centro, che sono qui soli, senza famiglia. Il Papa li ha salutati uno a uno. I leader religiosi hanno poi attraversato il cortile del campo dedicato alla registrazione dei profughi e raggiunto la grande tenda dove hanno salutato individualmente circa 250 dei 2.500 richiedenti asilo.

Il colloquio in aeroporto con le autorità religiose

Nel colloquio avuto da papa Francesco all'aeroporto di Mitilene col patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e l'arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos, Bartolomeo ha ringraziato il Papa per quello che "continua a fare, come oggi, verso i profughi e le persone addolorate, i poveri e i deboli". Ieronymos ha aggiunto che quello dei rifugiati è un problema "più grande di quello che possiamo sopportare". Ieronymus ha anche reso noto che esiste un'iniziativa del Santo sinodo della Grecia: una lettera a tutti i leader europei sul tema dei migranti.

Il colloquio privato con Alexis Tsipras

Il Papa ha ringraziato, attraverso il primo ministro Tsipras, «il popolo greco per la sua generosità. La Grecia è culla di civiltà e si vede che continua a dare un esempio di umanità, e a mostrare coraggiosamente questa generosità". Grazie per le sue parole contro la guerra e sull'accoglienza, ha risposto Tsipras, "mentre altri cristiani in Europa alzano muri e barriere". Nel corso dell`incontro riservato, ha riferito il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, "è stato sottolineato che la crisi dei rifugiati è un problema europeo e internazionale che richiede una risposta comprensiva che rispetti le leggi europee ed internazionali. Il Papa ha apprezzato l`atteggiamento umano del popolo greco, che nonostante la dura situazione economica ha dimostrato solidarietà e dedizione ai valori universali. Inoltre, è stata sottolineata la necessità di proteggere le persone dal rischiare la vita attraversando il Mare Egeo e il Mediterraneo, combattendo le reti del traffico delle persone umane, escludendo le rotte pericolose e sviluppando procedure sicure di stanziamento in Europa".

L'arrivo all'aeroporto di Mitilene

Dopo l'atterraggio all'aeroporto di Mitylene il Papa ha salutato il primo ministro Tsipras, e le autorità religiose: Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli, Ieronymos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia e infine monsignor Papamanolis, presidente della Conferenza episcopale greca, con i quali poco dopo ha avuto un momento di incontro personale in una saletta dell'aeroporto.

L'arrivo alle 9.10: «È un viaggio triste»
L'areo dell'Alitalia è atterrato alle 9.10. Durante il viaggio, parlando con i 49 giornalisti a bordo del volo papale, ha confidato le sue emozioni: "È un viaggio un po' diverso dagli altri. Nei viaggi apostolici andiamo a fare tante cose, vediamo la gente, parliamo, c'è la gioia dell'incontro. Questo è un viaggio segnato dalla tristezza. È un viaggio triste - ha ribadito Bergoglio -. Andiamo a incontrare la catastrofe umanitaria più grande dopo la seconda guerra mondiale. Vedremo tanta gente che soffre, che non sa dove andare, che è voluta fuggire. Andremo a visitare un cimitero, il mare: tanta gente lì è annegata. Lo dico non per amareggiare, ma perché questo lavoro di oggi possa trasmettere nei vostri media lo stato d'animo con cui io affronto questo viaggio".


Gli auguri e le preghiere per Papa Benedetto
"Oggi Papa Benedetto XVI farà l'89esimo anniversario. Vi chiedo una preghiera per lui". Lo ha detto Papa Francesco salutando i giornalisti sul volo che da Roma lo ha portato a Lesbo, in Grecia.

La partenza da Roma alle 7.20
Inizia l'attesa visita di Francesco nell'isola di Lesbo. Il Papa è partito alle 7.20 e arriverà alle 9.20 (ora greca, una in più di Roma). Lo scopo principale del viaggio è "portare conforto a tanti profughi", come si legge nel messaggio dello stesso Pontefice al Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella inviato "nel lasciare il suolo italiano per recarmi in Grecia". Nel testo, rileva Radio Vaticana, il Papa formula l'auspicio che "il popolo italiano possa affrontare con lungimiranza e solidarietà le sfide dei nostri giorni".

A sua volta Mattarella ha scritto che "il dramma delle migrazioni, in particolare nel bacino del Mediterraneo, e la tragica quotidiana realtà che caratterizza le vite di quanti sono costretti ad abbandonare i propri affetti, il proprio Paese, le proprie case, per fuggire da guerre, persecuzioni e povertà, toccano nel profondo la coscienza dell'Italia e della comunità internazionale".

© Avvenire, 16 aprile 2016