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Papa Francesco: l’abc della fratellanza

Aspettando "Fratelli tutti", la terza enciclica di Papa Francesco, una carrellata sul tema della fratellanza, al centro delle ultime udienze del mercoledì

Fratellanza come terapia. Come unico antidoto ad un mondo malato, e non solo di Covid. In attesa di “Fratelli tutti”, la terza enciclica di Papa Francesco che verrà firmata il 3 ottobre ad Assisi e diffusa il giorno seguente, ripercorriamo l’abc della virtù che Bergoglio raccomanda come via d’uscita dalla pandemia. E che ha fatto da sfondo alle sue ultime udienze del mercoledì, dedicate alla guarigione dalle “malattie sociali”.

Fratellanza è armonia. “Cercare di arrampicarsi nella vita, di essere superiori agli altri, distrugge l’armonia. È la logica del dominio. Di dominare gli altri. L’armonia è un’altra cosa: è il servizio. Chiediamo, dunque, al Signore di darci occhi attenti ai fratelli e alle sorelle, specialmente quelli che soffrono. Guardare il fratello e tutto il creato come dono ricevuto dall’amore del Padre suscita un comportamento di attenzione, di cura e di stupore. Così il credente, contemplando il prossimo come un fratello e non come un estraneo, lo guarda con compassione ed empatia, non con disprezzo o inimicizia”. (12 agosto 2020)

Fratellanza è opzione preferenziale per i poveri. “L’opzione preferenziale per i poveri non è un’opzione politica, è al centro del Vangelo. Che scandalo sarebbe se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune e alla cura del creato”. (19 agosto 2020)

Fratellanza è distribuzione universale dei beni. “Noi siamo amministratori di beni, non padroni. Quando l’ossessione di possedere e dominare esclude milioni di persone dai beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare”. (26 agosto 2020)

Fratellanza è solidarietà. “Per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme, tutti quanti, nella solidarietà. Ognuno di noi è uno strumento comunitario che partecipa con tutto sé stesso all’edificazione della solidarietà. San Francesco d’Assisi lo sapeva bene, e animato dallo Spirito dava a tutte le persone, anzi, alle creature, il nome di fratello e sorella. La solidarietà è la strada da percorrere verso un mondo post-pandemia, verso la guarigione delle nostre malattie interpersonali e sociali”. (2 settembre 2020)

Fratellanza è amore sociale. “Il coronavirus ci mostra che il vero bene per ciascuno è un bene comune non solo individuale e, viceversa, il bene comune è un vero bene per la persona. E’ tempo di accrescere il nostro amore sociale, contribuendo tutti, a partire dalla nostra piccolezza. Il bene comune richiede la partecipazione di tutti. Se ognuno ci mette del suo, e se nessuno viene lasciato fuori, potremo rigenerare relazioni buone a livello comunitario, nazionale, internazionale e anche in armonia con l’ambiente” (9 settembre 2020)

Fratellanza è prendersi cura. “I nostri fratelli più poveri e la nostra madre terra gemono per il danno e l’ingiustizia che abbiamo provato e reclamano un’altra rotta. Reclamano da noi una conversione, un cambio di strada: prendersi cura anche della terra, del creato. Chi non sa contemplare la natura e il creato, non sa contemplare le persone nella loro ricchezza. E chi vive per sfruttare la natura, finisce per sfruttare le persone e trattarle come schiavi. Potremmo chiamarla la ‘rivoluzione della cura’. Contemplare per curare, contemplare per custodire, noi, il creato, i nostri figli, i nostri nipoti e custodire il futuro. Contemplare per curare e per custodire e per lasciare un’eredità alla futura generazione”. (16 settembre 2020)

Fratellanza è sussidiarietà. “Oggi si ascoltano più i potenti che i deboli. Si ascoltano pù le grandi compagnie farmaceutiche che gli operatori sanitari. Tutti vanno ascoltati, quelli che sono in alto e quelli che sono in basso. Per uscire migliori da una crisi, il principio di sussidiarietà dev’essere attuato, rispettando l’autonomia e la capacità di iniziativa di tutti, specialmente degli ultimi. O insieme, o non funziona. O lavoriamo insieme per uscire dalla crisi, a tutti i livelli della società, o non ne usciremo mai. Uscire dalla crisi significa cambiare, e il vero cambiamento lo fanno tutti. Non c’è vera solidarietà senza partecipazione sociale, senza il contributo dei corpi intermedi: delle famiglie, delle associazioni, delle cooperative, delle piccole imprese, delle espressioni della società civile. Tutti devono contribuire”. (23 settembre 2020).

M. Michela Nicolais

© www.agensir.it, venerdì 2 ottobre 2020

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