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Sicurezza, campagna dura ma giusta

Al via la nuova comunicazione della Fondazione Ania sulla guida scorretta. Perché un’indagine svela che il 91% degli italiani condanna le infrazioni al volante, ma il 70% le commette.

ania1_1767790.jpgCampagna di comunicazione dura, anzi durissima. Ma giusta. Giustissima. Non ci gira tanto intorno il presidente della Fondazione Ania per la Sicurezza stradale Sandro Salvati, com'è sua abitudine, e forse più di qualcuno si scandalizzerà per questa nuova strategia di comunicazione che punta sulle emozioni forti, sul terrore delle conseguenze degli incidenti. Però in Francia, tanto per citare un esempio di un Paese europeo che ha centrato l'obiettivo di dimezzare gli incidenti entro il 2010 (l'Italia non ce l'ha fatta, è molto indietro), sono assai più duri con campagne video davvero "terroristiche". E fanno bene perché ottengono risultati: meno morti e feriti, meno costi sociali. Allora sta per arrivare il messaggio voluto da Salvati con l'ultima campagna creata dall'agenzia Publicis: "Alla guida rispetta le regole per evitare di rispettarne di più dure". Ed ecco il profilo di una sedia a rotelle oppure di una giovane donna con una protesi al posto del braccio.

Tanto per parlare di dati, gli ultimi diffusi dall'Asaps sono impressionanti: 40 le vittime del secondo fine settimana di luglio, il peggiore weekend dell'anno, di cui ben 25 sui veicoli a 2 ruote pari al 66%. E 15 gli incidenti mortali di notte, con 17 vittime, il 42% del totale. «Un numero così elevato di decessi non era mai stato toccato nel 2011 e neppure in tutti i weekend del 2010. Parliamo dei soli dati degli incidenti rilevati dalla Polizia Stradale e dai Carabinieri e forniti dal Servizio Polizia Stradale, ai quali poi si dovranno aggiungere tutti quelli rilevati dalle Polizie Locali. E non dimentichiamo che 10 di queste quaranta vittime, cioè il 25%, avevano meno di 30 anni».

Citando i dati dell’indagine realizzata in collaborazione con Ispo, Sandro Salvati, Presidente della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, nata per volontà delle compagnie di assicurazione per tutelare la vita e ridurre il numero di incidenti stradali, ha presentato la nuova campagna di comunicazione che partirà in questi giorni. Nel 2009 è stato affrontato il tema della velocità e dell’alcol e nel 2010 quello della guida distratta. Nel 2011 la Fondazione ANIA ha deciso di combattere i comportamenti scorretti che gli italiani assumono quando sono al volante, lanciando un messaggio chiaro e inequivocabile: «Quando siamo alla guida – ha dichiarato il Presidente Salvati – ci sono delle regole che vanno rispettate. Sempre. Se ciò non avviene rischiamo di ucciderci o di uccidere».

Dall’indagine Ispo è emerso che il 91% degli italiani condanna la violazione delle principali regole di convivenza civile, comprese quelle stradali. Nonostante ciò, il 58% ritiene che quando si è al volante non viene rispettato il codice della strada. La violazione delle norme è di fatto molto diffusa, oltre il 70% degli automobilisti dichiara di infrangere le regole, pur essendo consapevole (lo ha dichiarato oltre l’80% degli intervistati) dei rischi e delle conseguenze sociali ed economiche degli incidenti stradali. Le infrazioni considerate più gravi sono quelle che possono recare danno agli altri, in particolare guidare in stato psico-fisico alterato (76%), passare con il semaforo rosso (60%) e superare i limiti di velocità (52%).

«Sulle strade del nostro Paese – spiega il Presidente Sandro Salvati - nel 2009 si sono registrati un morto e 70 feriti ogni due ore. Oltre un milione di feriti in un anno, tra i quali 20 mila invalidi gravi che vedono, in un attimo, la propria vita sconvolta. Tutto questo deve farci riflettere. Condotte di guida scorrette e sconsiderate non cambiano solo la vita di chi le mette in pratica, ma provocano danni gravi ad altri e, spesso, sono la causa di alcuni tra i più gravi delitti stradali. Il legislatore dovrebbe prendere atto che, sulla base del sondaggio Ispo, l’84% degli italiani, e in misura forte i giovani, si è dichiarato favorevole all’introduzione del “reato stradale” e, quindi, dovrebbe agire di conseguenza».

Prosegue Salvati: «E alla luce di tutto questo è incredibile che nove italiani su dieci dichiarano inaccettabile violare le regole della strada ma, al tempo stesso, sette su dieci affermano di commettere infrazioni quando sono al volante. Questo comportamento incoerente è la principale causa della più grande tragedia nazionale, gli incidenti stradali. Un dramma che ogni anno causa oltre 4mila e 200 morti e un milione di feriti. Se si vuole che questi lutti e costi sociali diminuiscano è fondamentale che in Italia nasca una nuova cultura delle regole».

Cultura delle regole e adozione di comportamenti più responsabili (o finalmente responsabili) al volante devono però crescere di pari passo con una consapevolezza essenziale per capire dove comincia la sicurezza stradale: nell'80 per cento dei casi gli incidenti (procurati o purtroppo subìti) sono responsabilità di chi guida. In auto, o in moto, non deve valere l'autoconvincimento che "io sono bravissimo, io sono esperto, a me non può accadere nulla". Sulla strada, quando qualcosa va storto, c'è sempre lo zampino di chi è al volante. La fatalità non esiste.

Pino Pignatta
© Famiglia Cristiana, 13 luglio 2011
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