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«Sono uscito dal gruppo WhatsApp e sto meglio»

Un genitore annuncia pubblicamente di non essere più iscritto al gruppo della classe di suo figlio, e di essere più sereno, dando così importanza solo alle questioni di rilievo senza perdersi più in chiacchiere futilie ansiogene recuperato

C’è un gruppo per tutto: per i componenti della famiglia, per la squadra di basket, per il calcetto, e soprattutto immancabili sono i gruppi classe dei genitori, dalle elementari alle superiori. Possono essere utili per raggiungere tutti con un semplice messaggio, per chiedere i compiti quando si è stati assenti, ma sono anche l’occasione per dare sfogo a chiacchiere inutili, un luogo dove sollevare questioni marginali,  inviare decine di ringraziamenti che fanno trillare il cellulare di continuo, mandare catene e video.  E ogni messaggio genera una serie di repliche, sfoghi, lamentele, allarmi… Ecco che allora qualcuno dice basta, come Lorenzo Salvia, il papà di un bambino che frequenta la scuola primaria, e che annuncia pubblicamente di essere uscito dal gruppo .  «E sono tornato un uomo felice»,  dichiara. «Ma non l’ho fatto per gli effetti collaterali, che pure sono fastidiosi. L’ho fatto perché la chat, in sé, è gravemente dannosa per la salute. Peggio delle sigaretteۚ». «Essere connessi H 24 e in tempo reale con gli altri genitori» continua, « genera un incubatore di ansia da prestazione che rovinerebbe la mamma o il papà più zen del mondo….Spesso chi interviene non lo fa per dare il suo contributo alla soluzione di un problema, ma per essere sicuro di dare l’immagine giusta di sé. Una gara senza vincitori dove tutti siamo perdenti: ognuno vuole sembrare presente e premuroso, quando parla della merenda bio, della festa della domenica o del pomeriggio con gli amichetti. Alla fine, davanti a tanta premura, tutti finiamo per sentirci inadeguati….Il risultato finale è che sulla chat passa quello che non serve».

whatsapp2_2064259.jpgIl genitore in questione conclude il suo sfogo, invocando, in modo certo ironico, un divieto generale per decreto di queste chat.  Senza arrivare a queste estremizzazioni c’è seriamente da chiedersi quando questo voler essere sempre collegati e condividere ogni pensiero che ci passa per la testa semplifichi la nostra vita oppure al contrario non la complichi. Forse si potrebbe cercare di stabilire insieme una sorta di netiquette a cui attenerci per non risultare invadenti e inopportuni e al tempo stesso beneficiare dei vantaggi di questo tipo di comunicazione immediata e capillare. E voi che cosa ne pensate? Che uso fate delle chat? A che regole vi attenete? Qualcuno si è sottratto?

Fulvia Degl'Innocenti

© www.famigliacristiana.it, lunedì 30 gennaio 2017

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