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"Voi sarete testimoni di tutto ciò" (Lc 24, 48).

Occorre che le parrocchie della nostra Arcidiocesi diventino sempre accoglienti nei riguardi dei fratelli emigrati, ortodossi ed evangelici, in modo che, nel comune ascolto della Parola di Dio, contenuta nella Sacra Scrittura, si sentano chiamati a professare un’unica fede

 

cover_sett_preg2010.jpg“Come sta scritto: il Messia doveva morire, ma il terzo giorno doveva risuscitare dai morti. Per suo incarico ora deve essere portato a tutti i popoli l’invito a cambiare vita e a ricevere il perdono dei peccati. Voi sarete testimoni di tutto ciò cominciando da Gerusalemme” (Luca 24, 46-48) La Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (18-25 gennaio 2010) si celebrerà presso tutte le chiese nella riflessione orante del mandato di Cristo Risorto ai discepoli: sarete testimoni di Me, Risorto e Vivente nella storia degli uomini. Cosa potrà significare per la Chiesa di Bari–Bitonto un tale messaggio? Ne “ Il libro del Sinodo” dell’ Arcidiocesi di Bari–Bitonto alla proposizione n° 316 si legge: “Durante l’anno liturgico, con i suoi cicli e le sue feste, la comunità rivive tutto quello che il Signore Gesù ha vissuto in tutte le fasi del suo mistero di redenzione: incarnazione, passione, morte e risurrezione. La Messa è la sintesi di queste dimensioni”. Nella proposizione seguente, n° 317, si evidenzia la portata missionaria dell’esperienza liturgico-ecclesiale e si spiega l’efficacia di tale testimonianza in dimensione missionaria: “dalla celebrazione eucaristica scaturisce l’impegno missionario e caritativo della comunità cristiana. Essa è chiamata a testimoniare in parole e opere il mistero dell’Amore Trinitario”. Tutti i battezzati dunque, partecipando alla celebrazione eucaristica, sono impegnati ad annunziare con la parola e con la vita che Cristo è risorto. I destinatari e, al contempo, i protagonisti di questo mandato non sono soltanto i fedeli cattolici che frequentano le nostre parrocchie, ma anche tutti quei battezzati, appartenenti ad altre confessioni cristiane (ortodossi e protestanti) che, per il fenomeno immigratorio, vivono nel territorio diocesano.

Sono ormai diverse e numerose le comunità cristiane nella nostra diocesi: la ortodossa greca, la ortodossa rumena, la ortodossa etiopica, l’anglicana. La testimonianza al Signore Risorto sarà in primo luogo la fedeltà alla preghiera di Cristo: “Tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, affinché il mondo creda che tu mi hai inviato” (Giovanni 21,17). I credenti in Cristo non possono ritenersi appagati dall’attuale stato di divisione caratterizzata da sentimenti di indifferenza, di diffidenza e di mutua ostilità; debbono per questo impegnarsi a superare tali divisioni, per poter annunciare in modo credibile il messaggio del Vangelo a tutti coloro che non credono in Cristo.

Per questo occorre che le parrocchie della nostra Arcidiocesi diventino sempre accoglienti nei riguardi dei fratelli emigrati, ortodossi ed evangelici, in modo che, nel comune ascolto della Parola di Dio, contenuta nella Sacra Scrittura, si sentano chiamati a professare un’unica fede e, parimenti, ad agire insieme in conformità alla verità che hanno riconosciuto: rendere testimonianza dell’amore e della speranza per tutti gli esseri umani.

Nel territorio ecclesiale barese, la comune fede e il comune amore a Cristo saranno poi espressi nel contesto del pluralismo culturale e religioso. In Puglia sono numerose le comunità islamiche e non di rado si manifestano piccoli gruppi di induisti, di buddisti. Per costoro e con costoro, la nostra Chiesa diocesana deve impegnarsi con il Vangelo a favorire la dignità della persona umana, creata ad immagine di Dio e a contribuire alla riconciliazione dei popoli e delle culture.

Con accenti quasi profetici il Sinodo Diocesano così descrive il compito della Chiesa locale nei riguardi dei fratelli migrati: “una volta superata l’emergenza, l’accoglienza del “diverso”, il dialogo (ecumenico, interreligioso, interculturale), il riconoscimento della pari dignità in una progressiva integrazione e convivenza multiculturale e multietnica, diventano una costante della vita ecclesiale e richiedono alcuni cambiamenti” ( Prop. n° 313). Quali cambiamenti? Proporre itinerari formativi adeguati alle culture di provenienza per coloro che desiderano diventare cristiani, programmare e favorire gemellaggi tra comunità parrocchiali e comunità civili e/o religiose dei luoghi di provenienza dei migranti, adozioni a distanza, aiuti alla scolarizzazione e alle forme di lavoro (cfr id). In questi ultimi tempi si è reso necessario un luogo di culto dove le varie comunità cristiane, non aventi un tempio proprio, possano alternarsi nella celebrazione delle liturgie loro proprie. Si tratta della Cappella di Santa Colomba sita in Via S. Francesco d’Assisi (Bari). È  qui che diventano visibili le forme di riconoscimento della libertà religiosa, in modo che le comunità etniche possano praticare la loro religione nella diversità dei riti e delle preghiere. E’qui che il dialogo diventa lo stile di una presenza, intesa a proseguire scopi comuni e a testimoniare insieme la fede in Gesù Cristo, Signore della Chiesa “Una”. Qui infine si esprime la grande speranza di riconciliazione e di pace, nella volontà di proseguire in tutta l’Europa il cammino verso la comunione visibile e piena delle chiese e comunità ecclesiali. Dio assista la Chiesa di Bari-Bitonto nell’obbedienza alla sua vocazione ecumenica ed interreligiosa. Siamo certi che il Dio della speranza riempirà di gioia e di pace nella fede tutti coloro che si adopereranno per il dialogo auspicato dal Sinodo Diocesano.

 

Sac. Angelo Romita

Direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso.

 

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