
A scuola d’inclusione
La Scuola, intitolata a “Igino Giordani”, è attiva dal 2012 senza soluzione di continuità. E non risente del decreto Salvini, che taglia i fondi per le attività d’integrazione dei migranti in Italia, tra cui le risorse destinate all’apprendimento della lingua. È allestita presso il Centro di Accoglienza Caritas “don Vito Diana” di Bari, al n. 74 di via Curzio dei Mille, ed è fondata sulla gratuità e sul volontariato di dirigenti scolastici e docenti di lettere in pensione, giovani universitari e operatori sociali che non disdegnano l’intreccio fra conoscenza e vicinanza umana. Insomma: abbecedario, grammatica e sintassi in primo luogo, ma anche incontro fra diversi, dignità della persona e inclusione sociale a delineare il “programma”.
In questo spazio fisico e culturale sui generis, si apprende che “Le storie fanno la storia”, come recita il titolo del libro, pubblicato da Ed Insieme, in presentazione venerdì 1° febbraio con inizio alle 18.00 nello stesso contenitore che abitualmente ospita le lezioni. Fresco di stampa, è scritto a più mani, da insegnanti autoctoni e alunni in fuga da realtà di guerra o di povertà, con bagagli di sogni, di ricordi, di cultura che chiedono di essere esposti e narrati. “Così le migrazioni non sono più un numero ma hanno un volto – sostiene l’editore Renato Brucoli – grazie a maestri che abbattono muri e costruiscono ponti”
Ecco che Irma, Hashim, Marica, Sures, Svetlana, Hadi, Elhadj, Layla e Khalid si raccontano. Provengono da Iraq, Iran, Georgia, Moldavia, Afghanistan, Senegal e Mauritius, quasi a caratterizzare le varie ondate migratorie degli ultimi tempi; con, sullo sfondo, l’esodo dall’Albania verso le coste pugliesi dei primi anni Novanta. Chi non ricorda la Vlora nel porto di Bari, con il suo carico umano, dolente ma ricco di speranza? “La differenza – sostiene Fiorella Lomartire, fra le principali animatrici della Scuola – è semmai che i giovani albanesi in esodo riuscivano a esprimersi in italiano, mentre gli attuali migranti non parlano la nostra lingua, anche se puoi leggere negli occhi i segni del dramma vissuto. Tagliati fuori, veramente ultimi!”
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Storie come tante… direbbero i più. “Storie da ascoltare con sacro rispetto”, osserva invece il direttore Caritas don Vito Piccinonna, che ribadisce la centralità della persona, da riaffermare anche in tempi di deficit umanitario e di nemesi storica, e si complimenta con i docenti di questa Scuola, “autentici artigiani di pace”.