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Coraggio e al lavoro, perchè io sono con voi (Ag 2,4b)

Sintesi delle due giornate di ascolto e confronto sulla nostra vita ecclesiale e pastorale, presso l’Oasi Santa Maria in Cassano delle Murge di sabato 4 e domenica 5 settembre 2021. I partecipanti sono stati circa 60, tra loro alcuni vicari zonali, alcuni direttori degli uffici pastorali della Curia, una rappresentanza dei presbiteri più giovani, i laici e alcuni religiosi; ogni vicariato era rappresentato da un laico, individuato dal vicario zonale tra i membri dei Consigli pastorali vicariali

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Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro, è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale. L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori. Solo a partire da questo ascolto rispettoso e capace di compatire si possono trovare le vie per un’autentica crescita, si può risvegliare il desiderio dell’ideale cristiano, l’ansia di rispondere pienamente all’amore di Dio e l’anelito di sviluppare il meglio di quanto Dio ha seminato nella propria vita.

Francesco, Evangelii Gaudium 171

Un ascolto autentico si nutre della disposizione del cuore ad aprirsi e farsi vicino all’altro. A partire da questa suggestione, offerta da papa Francesco, il vescovo Giuseppe ha voluto promuovere un periodo prolungato di ascolto delle diverse sensibilità della nostra diocesi. Dopo aver incontrato il Consiglio Presbiterale, il Consiglio Pastorale Diocesano (nella sua componente laica), i presbiteri di tutti i Vicariati e i Vicari zonali; nelle giornate del 4 e 5 settembre, circa sessanta tra laici, religiose, religiosi e presbiteri sono stati convocati presso l’Oasi Santa Maria in Cassano delle Murge per dedicare un tempo prolungato di esercizio alla prossimità, all’ascolto e alla condivisione.

«Coraggio e al lavoro, perché Io sono con voi!». Le parole del profeta Aggeo sono risuonate come spazio di comunanza per i vissuti personali ed ecclesiali di questo tempo e come filo conduttore della riflessione guidata da P. Franco Annicchiarico S.J. Un ulteriore passo, in questo sentiero d’ascolto, l’ha proposto la prof.ssa Chiara Scardicchio, leggendo il tempo pandemico come epifania di crepe silenti, ma già presenti, e occasione per riprendere il cammino con sguardi nuovi e più attenti alla complessità della realtà. Questo spazio di riflessione ha preparato il lavoro dei gruppi che si sono messi in cammino attraverso quattro “passi” che hanno scandito il confronto comune.

La metodologia adottata ha favorito la partecipazione di tutti e la rappresentatività della pluralità delle esperienze e delle sensibilità presenti all’incontro. Sono stati formati dei gruppi di lavoro misti mantenendo l’equilibrio tra le componenti ecclesiali, consentendo a tutti di esprimersi attraverso narrazioni brevi, ponendo molta cura nel processo di sintesi attraverso l’identificazione di parole chiave e proposte significative presentate, poi, in un documento di sintesi condivisa.

Le narrazioni del vissuto personale nel periodo pandemico e in questo tempo incerto, carico di difficoltà ma anche di speranza, sono state il punto di partenza della riflessione di ciascuno e dei gruppi. Il sentire comune ci consegna che, senza sminuire la paura, la sofferenza, l’impotenza che tutti abbiamo condiviso, in questo tempo ci sono, comunque, tante opportunità da non sprecare. Nella fragilità si può addirittura progettare e soprattutto si può vivere la fraternità con chi è vicino. Oggi come non mai, infatti, le relazioni sono un’esigenza imprescindibile. L’invito del Signore alla ricostruzione del suo tempio, che risuona nel libro di Aggeo, trova nella prossimità uno stile generativo per un tempio fatto di consolazione e di accompagnamento. Un tempio a passo d’uomo intessuto di semplicità, essenzialità, pazienza nel cogliere la positività del vuoto, riscoperta del valore di ritmi più lenti con la prospettiva di ridare entusiasmo alle nostre comunità.

La stanchezza più grande che è emersa sembra essere il procedere in modo abitudinario. È necessario, perciò, alleggerirsi da sovrastrutture e demotivazione rimettendosi in discussione con coraggio e intraprendenza. Avviare processi pastorali che siano nuovi ed efficaci non può prescindere da uno stile collegiale e collaborativo.

Cristo, forse, ci chiede almeno di tentare di fiutare il futuro e il suo sogno. La Chiesa, allora, è chiamata a camminare nell’orizzonte del Regno attraversando la realtà nella sua complessità; la coscienza della propria vocazione battesimale l’invita a confrontarsi con l’immagine che la società ha di lei con tenerezza di madre.

L’ascolto vissuto in uno stile fraterno ha sollecitato i presenti ad interrogarsi circa i possibili passi concreti da consegnare al discernimento del Vescovo. Un’esigenza condivisa è stata quella di proporre queste pratiche di ascolto come metodo da adottare anche nei vari organi di partecipazione alla vita ecclesiale diocesana, vicariale, parrocchiale. Questa metodologia non può essere imposta, ma occorre che nasca da un discernimento costante e da occasioni di formazione e confronto. Un desiderio comune è crescere insieme nella custodia reciproca e nell’accompagnamento personale affinché la Chiesa si faccia epifania di Cristo, raggiungendo anche chi è più lontano, rendendosi disponibile all’ascolto e all’accoglienza, dando senso ai bisogni esistenziali della persona.

La scelta consapevole e non scontata della residenzialità ha generato un’abbondanza di momenti di fraternità. La possibilità di vivere insieme il tempo della preghiera, della mensa, del tempo libero ha rappresentato un valore aggiunto che ha permesso di vivere la condivisione con un grado maggiore di coinvolgimento. La prossimità vive di gesti quotidiani che qualificano l’ascolto e avvicinano alle esperienze di ciascuno.

Le parole dell’Arcivescovo Giuseppe, a conclusione di questa esperienza, ci convocano ad una scelta di responsabilità e missione per vivere con rinnovata gioia l’impegno pastorale delle nostre Comunità:

Guardare alla realtà con sano realismo non ci danneggia ma apre i cuori alla speranza. Solo chi ha assunto le proprie fragilità può divenire compagno di strada e disporsi a realizzare percorsi dove la sfida non è riconquistare gli spazi perduti ma restituire una dimensione di vita più autentica, più attrattiva […] La scommessa è ridare entusiasmo… Riconnettere la nostra vita a Dio in un rapporto intimo, profondo, che nutra i ritmi del vivere e riscaldi l’esistenza aprendola con fiducia all’altro. Ripartire da Dio per ripensare l’identità di un cristianesimo che guardi alla Chiesa, alla sua iscrizione territoriale non contro ma dentro l’attuale cultura.

 

don Mario Castellano

Eleonora Palmentura

Vito Panniello

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