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Freud, Allport e la Religione

lavermicocca.pngCarlo Lavermicocca
Freud, Allport e la Religione
Percorsi di Psicologia della Religione

 

Diogene Edizioni

20,00 €

Anno 2020

 

Nel corso degli anni il dialogo tra teologia e psicologia è stato di volta in volta, giudicato inutile, impossibile o indispensabile. Si è passati dall’iniziale indifferenza reciproca a scomuniche reciproche, per poi passare a una volontà di collaborazione. In questi ultimi anni la psicologia della religione sta rappresentando un campo crescente di interesse. E questo a vari livelli. Lo scopo di queste pagine, dunque, è quello di delineare a grandi linee la posizione attuale della psicologia della religione nel dibattito epistemologico contemporaneo, cioè chiarire come è intesa oggi la specificità di questa disciplina.

 

Lo studio delle circostanze – storico-sociali e personali – e delle motivazioni psico-sociologiche che spingono l’uomo al credere, al sentimento religioso, alla religiosità, alla trascendenza verso un dio o verso Dio sono l’oggetto di una peculiare branca della psicologia, la psicologia della religione, che ha un suo statuto epistemologico ed un suo ambito di ricerca che si situa tra psicologia e sociologia.

Carlo Lavermicocca, barese, sacerdote diocesano, docente e studioso impegnato da lungo tempo in ricerche su queste tematiche così pregnanti nel nostro tempo “liquido”, le sistematizza nel volume che qui si recensisce dal titolo Freud, Allport e la religione, edito nel luglio 2020 per i tipi di Diogene Edizioni, ottava uscita dell’interessante collana “Fides et ratio”, prefato dal sociologo Paolo Contini, che individua l’alveo all’interno del quale si situa il volume: “dialogo tra le discipline e dialogo tra le sensibilità e le prospettive diverse, all’interno dei confini delle discipline stesse” (p. 11)

Nei nove capitoli che compongono il volume, corredato anche da un’ampia e documentata bibliografia, l’Autore raccoglie il frutto delle sue ricerche – sviluppate nel corso di un quindicennio – con il dichiarato scopo di “delineare a grandi linee la posizione attuale della psicologia della religione nel dibattito epistemologico contemporaneo, cioè chiarire come è intesa oggi la specificità di questa disciplina” (p. 14), cercando in esse possibili percorsi concettuali.

Attraverso i nove saggi – già autonomamente pubblicati sulla rivista “Odegitria”, edita dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘Odegitria’ di Bari – si palesa la duplice “dimensione” peculiare del volume, che è storiografica e teoretica insieme, delle ricerche di Carlo Lavermicocca.

Il titolo del volume trae ispirazione dall’omonimo saggio del 2006 che costituisce il capitolo IV (pp. 83 – 101): ai due studiosi è dedicato anche il capitolo III (pp. 63 – 81) ed il capitolo VI (pp. 121 – 135) del 2011, ma le personalità di Sigmund Freud (1856 – 1939) e di Gordon Willard Allport (1897 – 1967) pervadono tutto il libro di Carlo Lavermicocca.

Il medico psichiatra viennese fondatore della psicanalisi e lo psicologo umanista americano hanno un approccio tutt’affatto diverso al problema della religione.

Per Sigmund Freud, la religione è “nevrosi ossessiva”, ma anche “esito del complesso edipico” (Totem e tabù, 1913) ed, inoltre, “illusione” (L’avvenire di un’illusione, 1927, Il disagio della civiltà, 1930). Un itinerario concettuale che ha il suo epilogo nel volume L’uomo Mosè e la religione monoteistica (1939): “la religione per Freud è fondata sulla nostalgia di un padre consolatore e sarebbe un delirante sistema di dottrine e di processi che offre all’uomo un’interpretazione rasserenante del mondo, retto da una provvidenza benevola che tutto spiega e che a tutto viene incontro […] La religione però sarebbe un freno ed un ostacolo alla maturazione dell’individuo e della collettività, al progresso scientifico, allo sviluppo di un maturo senso critico, alla ricerca della felicità umana” (p. 70).

Per Gordon W Allport, ne L’individuo e la sua religione (1950), la religione si configura come il motivo unificante dell’esperienza umana, una forma di intenzionalità che le conferisce significato. “Il sentimento religioso è posto da desideri che sono conseguenze non solo di semplici impulsi, ma anche situazioni orientate (la tensione verso un mondo migliore, la perfezione personale, la relazione gratificante con il mondo), nelle quali confluiscono aspetti dell’intelletto e del pensiero” (pp. 71 – 72). Alla base della religione, per Allport, ci sono le necessità corporee, le componenti temperamentali, i suoi valori e la ricerca del significato. Il sentimento religioso ha motivazioni e manifestazioni diverse nei singoli individui perché unica è la personalità dio ogni uomo/donna.

Carlo Lavermicocca mette a confronto le posizioni dei due Autori, rilevandone motivi di contrasto e di continuità, ovvero di integrazione reciproca (cfr. p. 79). “Ambedue gli approcci, se integrati tra di loro, possono concorrere in modi diversi a dare significato alla religione nell’uomo e, di conseguenza, a giustificare il recupero di essa nel processo di maturazione della persona (Allport) e il superamento di qualsiasi forma (infantile e/o patologica) inadeguata con cui viene espressa e vissuta (Freud)” (pp.100 – 101).

Le prospettive freudiana ed allportiana, ampiamente studiate dall’Autore, possono convergere nella misura in cui – egli argomenta – “un autore colma, per così dire, le ‘lacune’ dell’altro: Freud studia l’aspetto infantile e patologico e non considera quello della maturità, Allport dà spazio a quello della maturità e trascura le manifestazioni dei soggetti in età evolutiva e di quelli con disturbi psichici” (p. 101). Le posizioni dei due studiosi sono integrabili reciprocamente nella misura in cui “l’una e l’altra contribuiscono ad una più completa e profonda conoscenza dell’origine, natura ed espressione del sentimento religioso” (p. 101) in tutte le sue manifestazioni.

Nella prospettiva di Carlo Lavermicocca l’approfondita disamina storiografica degli studi di Freud ed Allport attraverso i loro testi è funzionale alla prospettiva teoretica, che è affidata, a parere di chi scrive, ai tre capitoli finali (VII – VIII – IX) del volume (pp. 137 – 200), allorché discute di religiosità dei fanciulli nonché di educazione alla fede ed all’affettività.

In questa parte del volume, lo studioso di psicologia della religione si integra con l’uomo di fede, il sacerdote ed il docente con la sua azione pastorale e pedagogica per avviare e far crescere bambini, ragazzi, giovani, famiglie in un itinerario che conduce ad una fede matura. “La Chiesa traduce il concetto di itinerario (che è di estrazione pedagogica) con il processo storico-teologico denominato ‘Iniziazione cristiana’, esperienza globale della crescita nella fede dopo il primo annuncio e scelta personale di diventare credenti con la catechesi, i sacramenti, la testimonianza. Qui si gioca tutta la credibilità del cammino di fede: dono di Dio ricevuto con un annuncio cosciente; volontà personale di diventar fedeli nel cammino di fede; educazione come accompagnamento nelle scelte conseguenti di vita” (p. 197).

Il volume qui recensito si rivolge ad un pubblico non certamente “vergine” rispetto alla “materia” affrontata ma non necessariamente di specialisti (non lo è neppure l’autore di queste righe di recensione): è, come tutti i libri, per “curiosi”, ovvero chi cerca etimologicamente il “perché” ma anche il “come” … C’è da augurarsi che quelli che si lascino coinvolgere e desiderino approcciarsi alla lettura di questo interessante volume siano tanti. 

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