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Satriano

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La ripartenza dello spirito dopo la pandemia

"Ripartire, ricominciare, tornare a vivere"… sono espressioni divenute comuni. Parole cariche di speranza che abbiamo già usato a partire dal maggio 2020, quando la pandemia sembrava segnare il passo con l’arrivo dell’estate e dei primi vaccini. Oggi riproviamo a pronunciarle con maggiore convincimento anche se, nonostante i milioni di vaccinati, il virus pandemico si ricicla minacciando i sogni di tutti

Si tratta davvero di ricominciare, ripartire? Oppure questa situazione che stiamo vivendo, e che evolve di ora in ora, è da declinare con un'altra espressione?

Nel provare a individuare una ripartenza dello spirito, mi piace giocare con una parola evocativa: resistere. Sì, resistere come… re-esistere, ovvero tornare a esistere. Credo che molto, ancora, non sia stato capito e compreso. Il confidare nella scienza, come aiuto e argine al dilagare della pandemia, è doveroso ma è parziale. Il puntare su una ripresa economica rilanciando riforme e strategie è necessario ma non basta. C’è una riflessione più profonda che dovrebbe abitare il nostro tempo che è data proprio dalle parole lapidarie e incisive di Papa Francesco, risuonate nel silenzio di piazza S. Pietro, il 27 marzo 2020: “Nessuno si salva da solo”.

            Quella che è venuta a mancare è proprio la consapevolezza di ciò che siamo e siamo chiamati a essere. La crescita delle vaccinazioni non ci mette al riparo da quel virus che, più di ogni altro, mette in discussione la nostra esistenza: l’egoismo.

Alcuni giorni fa leggevo un'intervista di V. Maresca/Ansa ad Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, che affermava: “Non c’è sicurezza senza equità, stiamo perdendo di vista la sofferenza degli Stati poveri, siamo preoccupati. Per evitare le varianti è necessario aiutarci, anche tra Paesi contrapposti da ragioni politiche: la pandemia insegna che ci possiamo salvare solo insieme”.

Re-esistere è, allora, tornare a rimettere al centro la capacità di dare con-sistenza alla vita attraverso relazioni autentiche abitate dalla fiducia, sapendo riabilitare la grammatica del NOI e bandendo quella fallimentare dell’io: questa crisi o finisce per tutti o per nessuno.

            Abbiamo imparato a fare i conti con le nostre fragilità, spesso e dolorosamente, anche con la nostra impotenza. Ancora una volta, tutto questo ci aiuta ad accettare i limiti della nostra umanità e a renderli una risorsa per noi stessi e per gli altri. Parlare di ripartenza dello spirito è accogliere l’invito che ci viene da questo tempo: fermarsi, per ascoltare, a riflettere sulle domande fondamentali del proprio esistere cercando, con maggiore determinazione, quelle risposte possibili, per troppo tempo lasciate inevase, ma capaci di donare un senso al vivere, anche in tempi così devastati.

            Se oggi c’è un’urgenza credo sia quella di rinascere come comunità. Sia in ambito sociale che ecclesiale abbiamo uno struggente bisogno di riconnetterci e declinare una vita che abbia il gusto del NOI. In tal senso, una vera ripartenza dello spirito non può e non deve prescindere da una dimensione che trascenda la vita e la illumini. Il pellegrino dell’assoluto (S. Bernardo) che abita ciascuno di noi e che esige sempre mete migliori, vive il suo cammino arricchito da un bagaglio in cui esperienze sofferte e relazioni nuove lo porteranno verso un "oltre" se saprà aprirsi alla fiducia. Il futuro necessita di amore, condivisione e non di paura; di rispetto, solidarietà e non di individualismo e sopraffazione. L’oltre a cui siamo chiamati passa attraverso la sana relazione con l’altro, bene imprescindibile e non sterile cornice del nostro apparire, a cui spesso lo riduciamo. Come pastore di questa Chiesa sento forte l’invito che Gesù, prima della sua morte rivolge ai suoi, esortandoli più volte: “Rimanete nel mio amore” (Gv 15). È qui la sorgente a cui guarderei per ritrovare se stessi, l’altro, il creato. È da qui che dovremmo ripartire: uno sguardo verso il cielo per non perdere la capacità di camminare su questa terra.

croce vescovo.jpg Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto

La Gazzetta del Mezzogiorrno, domenica 11 luglio 2021

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