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Messaggio di saluto del Vescovo eletto mons. Vito Piccinonna alle Chiese di Bari-Bitonto e di Rieti

Alla mia Chiesa-Madre di Bari-Bitonto

Bari, 18 novembre 2022

20221118_120928.jpgCarissimi,

potete intuire da voi stessi i sentimenti che abitano il mio cuore in questo momento, soprattutto da quando, nel primo pomeriggio di martedì scorso, il Nunzio Apostolico in Italia mi ha manifestato la volontà del Santo Padre Francesco di volermi Vescovo e Vescovo di Rieti.

Mentre andavo a Roma in treno ho avuto più volte il pensiero di scendere, prima di arrivare a destinazione, temendo che si potesse trattare di una chiamata del genere… Ho avuto il bisogno di sentirmi prima col mio padre spirituale e di confidare questa mia paura persistente. La sua risposta: qualunque cosa ti chiedano, se te la chiede il Papa per questa nostra Chiesa, digli di sì, fidati! Queste parole, seppure non hanno eliminato completamente la paura, mi hanno dato fiducia e appena mi è stata comunicata la volontà del Papa ho detto subito di Sì, accettando la chiamata.

Posso dirlo davanti alla mia coscienza, davanti a Dio e a ciascuno di voi, senza timore (e chi mi conosce lo sa!): di non aver mai cercato, pensato, immaginato, sognato una cosa dal genere, anzi!

Vorrei raccontarvi un episodio per dirvi il mio reale desiderio che mi accompagna da tempo:

Da piccolo i miei genitori mi portavano di tanto in tanto a far visita ai Santi Medici, specie il giorno della festa ammirando soprattutto il momento dell’uscita dei Santi dalla Basilica. Ricordo in quell’occasione di aver visto un uomo seduto a terra, accanto ad una delle porte della Basilica, senza gli arti inferiori, con una scatola di scarpe davanti a sé, che gridava con insistenza “Fammi la carità, fammi la carità!”. A distanza di anni, già nel cammino di discernimento in seminario e poi anche dopo, con i primi impegni pastorali, sono ritornato indietro e quella frase mi è parsa da sempre una espressione sintetica del tanto manifestarsi di Dio nella mia vita come pure della sua richiesta di essere amato, nei fratelli, nei fatti e nella verità. Non delle cose da fare ma una chiamata a “fare-ad essere carità”, ad allargare le misure del mio cuore, sempre troppo piccolo e povero per accogliere sempre più tutti, andando oltre il mio egoismo e le mie non poche resistenze e il mio peccato!

Vocazione per me ha fatto sempre rima con espropriazione più che con realizzazione. Anche oggi voglio leggere questa chiamata inattesa di Dio ad un amore più grande che assume il segno della paternità per un popolo, una Chiesa, quella di Rieti, dove andrò, forte solo del Suo Amore che mi precede e mi supera e pur sempre consapevole della mia povertà. Mi seduce sempre l’espressione del caro Carlo Carretto quando narra di un Dio che non si ripete mai. Pare che quando lo si aspetti sotto una quercia venga sotto un ulivo, quando lo si attende in città viene in campagna, quando lo attendi nella gioia ti sorprende anche tra le lacrime e quando non lo attendi più scopri che è Lui che attende te.

Assieme alla Santissima Trinità il mio pensiero è al Santo Padre Francesco per questo sguardo che sento rivolto a me ma anche a tutta la nostra bella Chiesa di Bari- Bitonto. Ho avvertito tutta la libertà di poter dire di no ma ho desiderato rinunciare alle mie pretese e attese e dire di Sì al Papa, volendo così dare sempre più carne a quel sogno missionario contenuto nel documento programmatico della Evangelii Gaudium a cui tutti siamo chiamati a dare forma significativa nel nostro agire ecclesiale. Grazie Santo Padre!

Grazie a voi tutti che ho sempre avvertito come Chiesa-Madre di Bari-Bitonto, a cominciare dal primo grembo, dalla mia cara famiglia (qui presente), ai miei nonni, parenti e amici che mi guardano dal cielo, la mia comunità parrocchiale e il mio paese, Palombaio, da quella vita e fede semplice che mi è stata trasmessa. Vengo “dalla terra” e non voglio tradire per nessun motivo queste mie radici, origini umili, robuste e laboriose, belle come l’ulivo. Grazie ai miei parroci di Palombaio, dal compianto don Vito Frascella a don Michele, don Antonio e ora ai Padri stimmatini.

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Un ricordo speciale che si fa gratitudine immensa a don Vito Diana, mio primo padre spirituale, mio padrino di cresima già direttore caritas e vicario episcopale della carità (!) e fondatore della Comunità terapeutica Lorusso Cipparoli, che è diventata anche la mia casa, uno dei miei primi impegni da quando sono prete. Da lì e con loro ho capito tanto della vita, ho capito soprattutto cos’è la solitudine e cos’è la speranza. Nel suo testamento don Vito aveva scritto: “Ringrazio Dio per avermi creato, fatto cristiano e sacerdote e per avermi messo nel cuore il desiderio e la stima della povertà”. È stato un faro don Vito come lo è stato anche un altro caro sacerdote, don Ignazio Fraccalvieri, come pure don Tonino Ladisa e tanti altri. Quanti preti, quanti laici, quanti religiosi e diaconi mi hanno edificato con la loro vita più che con le parole!

Desidero esprimere un sentito grazie ai Vescovi di questa Chiesa che mi hanno accompagnato e guidato: da P. Mariano, nell’accoglienza nel discernimento vocazionale, al Vescovo Francesco per avermi accompagnato e guidato paternamente negli anni della formazione, e poi con l’ordinazione diaconale e presbiterale ricevuta dalle sue mani e i diversi impegni ministeriali da lui affidati.

Ringrazio molto il nostro Vescovo Giuseppe che oggi guida con instancabilità la nostra Chiesa, per avermi accolto e guidato in questi anni e per l’impegno affidatomi di Vicario della carità, come stretto collaboratore. Il Signore continui, Eccellenza, a darle tanta forza e generosità per continuare a servire, con l’energia che viene da Dio, questa bella Chiesa! Grazie anche per la bella e discreta vicinanza e l’incoraggiamento manifestati questi giorni…

Approfitto Eccellenza anche per salutare con affetto, attraverso lei, anche i Vescovi della Conferenza Pugliese, a cominciare dal Presidente mons. Donato Negro come pure i Vescovi originari della nostra diocesi: mons. Savino, mons. Palmieri, mons. Angiuli, mons. Santoro, come anche mons. Piemontese. Come anche il mio pensiero va ai Vescovi della conferenza episcopale laziale col card. De Donatis e in particolare al caro mio predecessore di Rieti, mons. Domenico Pompili, fraterno amico da diversi anni.

Un grazie e una “buona missione” al nostro Vicario generale, agli altri vicari episcopali e zonali, ai nuovi Delegati degli uffici. Sono certo che farete benissimo!

Grazie a tutti voi confratelli presbiteri e diaconi per quanto mi avete insegnato e per l’esempio bello, genuino e generoso che ho colto in voi. Sono onorato delle amicizie che tanti preti mi hanno sempre garantito in maniera bella facendomi crescere nell’amore verso la missione sacerdotale, anche nei momenti faticosi e incerti che anche io ho vissuto. Perdonatemi se in qualcosa posso aver offeso, anche solo involontariamente, qualcuno di voi. È un tempo difficile quello che viviamo e le sfide che ci sono dinanzi solo con la grazia di Dio potremo vederle trasfigurate in opportunità di crescita anche comunitaria, senza lasciare nessuno ai margini.

Ho vissuto negli ultimi anni una bella fraternità con tanti di voi, con i confratelli presbiteri di Bitonto, ma permettetemi un grazie particolare a don Oronzo, don Tommaso, al seminarista Roberto e prima ancora con don Francesco e don Antonio con i quali ci siamo accolti nella vita comune nella comunità del Santuario. Pur nella fatica, meglio la comunione che la solitudine! Fraternamente vorrei dire a tutto il presbiterio di volerci sempre più bene e di lavorare sempre più insieme vedendo non solo le sfide intra ecclesiali, ma anche quelle che provengono dai territori e dalle povertà che li caratterizzano. Andiamo avanti con fiducia! In questo tempo a forte andamento individualista il segno della comunione è certamente il più profetico anche per la nostra gente.

Vorrei anche dire un grazie speciale per i tanti laici incontrati soprattutto nell’esperienza diocesana e nazionale in Azione cattolica. Porto nel cuore tanti volti di ragazzi, giovani e adulti incontrati. Per me l’Ac non è stata solo palestra di laicità ma anche di ecclesialità e lo è anche per noi preti perché ricomprendiamo assieme ai Christifideles laici il dono fondamentale del Battesimo. Ricordo, alla vigilia di un incontro con alcuni preti di una diocesi, di aver chiesto ad una giovane laica: Cosa vorresti che dica a dei preti? E lei: che ci insegnino ad amare LA Chiesa e non la loro idea di Chiesa. Penso sia proprio questa la conversione più difficile anche nella nostra vita di preti. È stata un’esperienza di servizio che mi ha fatto crescere molto aiutandomi ad allargare gli spazi della ministerialità, non per delega o concessione ma per riconoscimento vocazionale. Un grazie particolare ai tanti giovanissimi e giovani di Ac incontrati. Anche i Santi e Beati dell’Ac, Pier Giorgio Frassati e Alberto Marvelli in particolare, sostengano il nostro cammino.

E poi l’esperienza con i più poveri nella Caritas e nelle realtà della Fondazione Santi Medici…

Non è un modo di dire: Ho ricevuto molto più di quello che ho dato. L’incontro con i poveri, gli ammalati, con la povertà e la malattia mi ha destabilizzato e inquietato tante volte nel volto e nella storia di tanti fratelli e sorelle. È sempre troppo poco ciò che si riesce a fare, non si può dire mai di essere arrivati, eppure soprattutto l’ascolto del dolore di tanti ti trasforma e ti fa più uomo. È un dolore che ti forgia, che diviene come un tuo maestro che sempre ti accompagna. Grazie ai tanti operatori e volontari incontrati, il loro mettersi in gioco mi ha sempre conquistato. E ricevi la grazia di sapere grazie ai più poveri che non sei mai solo, nonostante tutto e senti di dover apprezzare ogni singolo compagno di viaggio. Senti vive con loro le parole del profeta Isaia: Tu hai detto che il Signore ti ha abbandonato. Ma si dimentica forse una madre del frutto delle sue viscere? E se anche ci fosse una madre così, stanne certo: io non ti abbandonerò mai.

Ringrazio per le diverse esperienze pastorali vissute all’inizio del mio ministero nella parrocchia Matrice di Modugno assieme a don Nicola e don Martino, all’esperienza educativa nel seminario diocesano e poi nella Parrocchia-Santuario dei Santi Medici, esperienza impegnativa ma esaltante di una realtà fraterna che accoglie la vita ordinaria di una comunità come pure tanti pellegrini e devoti che portano dentro una sete di infinito che non va mai disattesa. Nonostante tutto la parrocchia resta ancora, pure con le sue fatiche, una possibilità privilegiata per vivere un cristianesimo di popolo e mai di èlite, dove la vita dei piccoli e degli anziani, dei giovani e degli adulti, degli ammalati e dei poveri si fa tutt’uno, assumendo il sapore della casa.

E prima di concludere non voglio dimenticare i miei formatori che mai ho dimenticato e a cui va il mio grande grazie, nell’esperienza del “Se Vuoi” con don Vittorio e poi nel seminario diocesano con don Nicola e soprattutto nel Seminario regionale di Molfetta, dal caro rettore del tempo don Giovanni Ricchiuti con tutti gli educatori, padri spirituali come anche con gli amici di corso e non solo. Grazie anche a don Gianni Caliandro e la sua equipe per il suo prezioso e non invidiabile lavoro a servizio delle vocazioni e della formazione. E vi chiedo di pregare per le vocazioni.

Ancora un caro pensiero per i rappresentati delle diverse Istituzioni con cui ho interagito per i compiti che ho svolto nel ministero in diocesi.

Concludo. Vi chiedo il dono della preghiera. Pregate anche per me e per la Chiesa di Rieti, che accolgo e mi accoglie nel nome del Signore. Vado da lei per amarla. So poco del luogo in cui vado ma mi è stato chiesto a chiare lettere di continuare a manifestare una particolare vicinanza della Chiesa intera e del Papa per loro anche nel non facile compito di ricostruzione non solo materiale dei luoghi e delle persone, lavoro portato avanti in maniera encomiabile dal mio predecessore, mons. Domenico Pompili. Pregate cari amici per la nostra Chiesa di Rieti perché si affidi con crescente fiducia a Colui che, solo, fa nuove tutte le cose. Appena raggiungerò quella terra sarà mio primo compito fermarmi in preghiera dinanzi ai luoghi del terremoto dell’agosto del 2016 che ha provocato oltre 250 vittime e ha lasciato tante ferite nel cuore di tutti. Ma è anche momento di gioia poter arrivare in quella Chiesa che inizia l’8° centenario del Presepio di Greccio, nella stupenda valle reatina, col suo sapore tutto francescano e il richiamo antico e sempre nuovo alla fraternità.

Senza lo Spirito nulla è nell’uomo. Solo dallo Spirito viene l’efficacia di quanto compiamo quotidianamente. Invochiamolo sempre perché sia sorgente di forza e di pace per tutta la Chiesa in comunione col Papa, perché facendo proprie le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce del mondo intero, dei poveri soprattutto, sappia essere cantiere del Regno di Dio, l’unico Assoluto a cui leghiamo continuamente il cuore.

Affido tutti all’intercessione della Beata Vergine Odegitria, San Nicola, i Santi Medici, San Sabino, la Beata Elia, i patroni dell’amata Chiesa di Rieti e il venerabile don Tonino Bello.

(Nei prossimi giorni vi informerò circa la data e il luogo dell’ordinazione)

Grazie a tutti. Vi voglio bene.
 
 
 ✠ Vito, vescovo eletto di Rieti

 

Alla Chiesa di Dio che è in Rieti

20221118_120932.jpg18 novembre 2022

Carissimi nel Signore,

Vi invio questo messaggio con il cuore colmo di commozione e trepidazione. Solo pochissimi giorni fa ho ricevuto la notizia che il Santo Padre Francesco ha pensato a me come Vescovo, e Vescovo per voi.

Nessuna parola potrebbe descrivere il profondo senso di smarrimento che mi ha attraversato e mi attraversa anzitutto per il nuovo ministero a cui sono chiamato; come anche, non ve lo nascondo, per dover lasciare la Chiesa di Bari-Bitonto, guidata generosamente da Mons. Giuseppe Satriano e, in precedenza da Mons. Francesco Cacucci e da Padre Mariano Magrassi, che mi ha generato alla fede e nella quale ho vissuto i miei 20 anni di sacerdozio.

Penso anche al distacco dalla Comunità parrocchiale-Santuario dei Santi Medici di Bitonto e i diversi Servizi della Fondazione omonima in cui quotidianamente, assieme a validi confratelli, stupendi operatori e volontari, mi sono immerso nel servizio di prossimità ai più fragili e vulnerabili e agli ammalati.

Penso ancora al servizio diocesano di Vicario della carità, avviato al termine del mandato in Caritas. È la terra in cui ho vissuto, a cui sono legato, in cui sono le mie radici, unitamente alla mia cara famiglia, ai miei parenti, ai miei amici, ai tanti che ho incontrato e che hanno reso bella la mia vita e mi hanno segnato tanto come uomo, come credente e come presbitero. A ciascuno di loro per sempre va la mia gratitudine!

Il giorno in cui sono stato convocato dal Nunzio Apostolico in Italia, il Vangelo presentava il noto incontro di Gesù con Zaccheo e mi ha toccato particolarmente il cuore sentire l’invito di Gesù: “Scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Ho sentito che era anche per me un oggi particolare, a partire dal quale tutto diventa diverso e nuovo secondo un piano che resterà per sempre misterioso ma che attesta un amore che mi precede, che mette ali alla vita e fa ripartire.

Ringrazio il Santo Padre per avermi chiamato ad essere umilmente il vostro Pastore. Mi sento troppo piccolo dinanzi a questa Sua chiamata, ma avverto la responsabilità di corrispondere al meglio al Suo Magistero e alle Sue diverse sollecitazioni. Anche per questo, mentre viviamo questa stagione sinodale che dovrà segnare sempre più in maniera nuova il cammino ecclesiale, voglio vivere con tutti voi, in una dimensione di corresponsabilità reale e fattiva, quel sogno fraterno e missionario contenuto programmaticamente nella Evangelii Gaudium, avvertendo soprattutto «la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po' caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (n. 87).

Oggi il mio pensiero, assieme alla SS. Trinità, è a te Popolo santo di Dio che sei in Rieti. Un saluto speciale al caro Vescovo Domenico, con il quale mi lega da anni una bella amicizia, sincera e cordiale. Grazie don Domenico per le primizie del tuo ministero episcopale in questi anni e per l’esemplare dedizione che tutti ti riconosciamo e che ti ha reso Pastore amato. Sin d’ora sappi che questa sarà sempre anche casa tua. Saluto con affetto anche il Vescovo emerito Delio, i presbiteri e i diaconi. Con voi tutti sono pronto a camminare per continuare i solchi già tracciati e ampiamente seminati, per lasciarci provocare dall’inedito di Dio che apre sempre con speranza al futuro. Sarà anzitutto la nostra stima e comunione reciproca ad essere il segno eloquente di una Chiesa che ama, che inclusivamente si fa Madre per tutti e che, se si ferma e torna indietro, è solamente per raggiungere chi fa più fatica e rischia di restare solo. Saluto con affetto i religiosi e le religiose: continuate a dirci che l’unico Assoluto è Cristo e il suo Regno e fatelo con la gioia del vivere comunitario. Sin d’ora invito tutti a pregare ancora di più per tutte le vocazioni nella nostra Chiesa.

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Un saluto caro a tutti i fratelli e sorelle laici: grazie per il vostro impegno quotidiano e ordinario, grazie al vostro vivere la famiglia, il lavoro, le amicizie, le comunità. Non mancate di trasmettere alla nostra Chiesa, una dimensione familiare per garantire a tutti, senza esclusioni, un senso di vicinanza e di prossimità, senza ripiegamenti, con rinnovato slancio missionario, consapevoli della meravigliosa vocazione che avete avuto in dono. Un caro saluto anche ai membri delle diverse Associazioni e Movimenti laicali presenti in Diocesi: non smettete di convergere sempre verso i progetti unitari di questa Chiesa locale.

Saluto con spirito di comunione i Vescovi della Conferenza episcopale laziale e il presidente il card. Dedonatis, come anche i Pastori delle Chiese limitrofi. Spero nella vostra comunione sentendomi il fratello più piccolo. Grazie!

Saluto con deferenza i Responsabili delle Istituzioni, il Presidente della Provincia, il Sindaco di Rieti come anche i Sindaci di ciascun Comune di questa amata terra. Sin d’ora assicuro la mia disponibilità a continuare nei vari ambiti la collaborazione proficua già alacremente portata avanti da don Domenico. Tutto si faccia per il bene comune, mai dimenticandoci dei più poveri!

Accanto alle tante bellezze del nostro paesaggio, della nostra gente, assieme alla fede del nostro popolo non posso non dirvi che il mio primo pensiero da subito è andato alle tante vittime del terremoto dell’agosto 2016 e alle loro famiglie, ai sopravvissuti ma pure a tutto il territorio gravemente ferito e provato in diverso modo dal sisma. Conosco il coraggio e la speranza che avete testimoniato ed esercitato e dobbiamo continuare nell’impegno in vista di una ricostruzione complessa e complessiva che provoca le nostre relazioni e collaborazioni e ci spinge a non sederci. Lo dobbiamo alle vittime del terremoto come pure alle nuove e future generazioni.

Un saluto speciale agli adolescenti e ai giovani della nostra terra, perché nonostante le tante fatiche che questo tempo porta con sé, non rinuncino a vivere la vita da protagonisti, senza svendere la propria e l’altrui vita: siete dono prezioso!

Ancora un caro pensiero per gli ammalati e per quanti li assistono, per i tanti anziani del nostro territorio, per quanti fanno più fatica anche per la mancanza di un lavoro, per la rottura di un legame o per la solitudine che si ritrovano a vivere: Dio mai si dimentica di voi e vi porta sul palmo della sua mano!

Desidero incontrarvi. Desidero al più presto stringere la mano di tutti e di ciascuno, lontano da formalità e riflettori. Voglio attraversare con voi, mano nella mano, questo tempo e questa vita, avventura affascinante e a tratti dura, che siamo chiamati insieme a vivere. Vorrò raggiungervi nelle comunità parrocchiali come anche sul territorio, nei tanti bei luoghi di carità e volontariato, come nelle scuole e nelle diverse realtà culturali, per strada e sui luoghi di lavoro. Vorrei che ogni nostro incontro lo sentiate preceduto da un “Ti voglio bene”, come impegno di fedeltà verso ciascuno.

Una felice coincidenza mi ha portato l’estate scorsa, con alcune famiglie, nella vostra e nostra amata terra di Rieti in occasione di un pellegrinaggio ai quattro Santuari francescani della Valle che profuma della serafica santità di Francesco di Assisi, anche a me tanto caro. Quanta bellezza e quanto stupore! E che gioia sapere che il mio arrivo tra voi coinciderà con gli inizi dell’ottavo centenario del Presepe di Greccio! Sia occasione propizia per confermare e rilanciare il sogno di Francesco di rappresentare il Bambino nato a Betlemme, per vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie. “Così come gli abitanti di Greccio dell’epoca, anche noi non abbiamo bisogno di andare a Betlemme per scoprire quanto il nostro Dio sia “umano” e vicino alla nostra vita concreta” (D. Pompili).

Busso umilmente e amichevolmente alle porte del vostro cuore contando sulla vostra accoglienza e sul vostro affetto. Vi sento già parte di me. Sentitemi così anche voi. Voglio essere per ciascuno padre, fratello, amico. I più poveri che ho avuto l’onore di servire e di amare e da cui sono stato immeritatamente amato mi hanno insegnato il gusto dell’essenziale, il desiderio di venir fuori da una vita solitaria e isolata, il dono dell’amicizia e dello scambio, a tutti possibile.

Il giorno della mia Ordinazione presbiterale (3 settembre 2002) concludevo il mio ringraziamento a fine celebrazione con queste parole che faccio sempre mie e desidero ora rivolgere a voi come vostro nuovo Pastore. Sono le parole di un profeta dei nostri tempi, della mia terra, don Tonino Bello:

…a me vostro fratello e padre, viene voglia di inginocchiarmi davanti a voi per ricevere la vostra benedizione. Non abbiate timore. Datemela. E così rafforzato dal vostro segno di croce, sarò più pronto e più forte nel proclamarvi le meraviglie compiute da Dio, lo Sposo fedele che ci ha sedotti ma senza abbandonarci”.

È la mia richiesta per voi, con la certezza di portare tutti e ciascuno nella mia preghiera.

La Vergine Madre, San Francesco, Santa Barbara, San Felice da Cantalice, Santa Filippa Mareri, intercedano per tutti noi e ci custodiscano sempre.

Vi voglio bene e vi benedico di cuore, tutti. A presto!


 ✠ Vito, Vostro Vescovo eletto

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