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San Nicola, «un uomo, un credente, innamorato di Cristo, capace di spezzare la sua vita per il vangelo»

Omelia di S.E. Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto, per la Festa della Traslazione delle reliquie di San Nicola. Bari, Pontificia Basilica San Nicola, sabato 8 maggio 2021

Carissimi tutti, sorelle, e fratelli in Cristo,

sacerdoti e religiosi presenti.

Un particolare saluto a padre Giovanni Distante e alla comunità dei domenicani, attenti custodi di questa Basilica e delle reliquie del nostro San Nicola.

Oggi avrei dovuto presiedere la messa al porto, ma a causa delle misure anti-Covid ci ritroviamo stasera, qui intorno a questo altare per fare memoria dell’arrivo delle reliquie del Santo di Myra che, ad opera dei 62 arditi marinai baresi, trovarono rifugio ed una nuova dimora in questa nostra amata Città.

 Per il secondo anno ci ritroviamo a non poter vivere, in tutte le sue manifestazioni, la Sagra in onore del Santo patrono, momento di grazia, di fede per tanti pellegrini provenienti da ogni dove; momento di grandi emozioni per il popolo di Bari. Nonostante questa sofferenza, che tocca tanti settori della nostra Comunità, oggi siamo qui a fare memoria grata nei confronti di quell’evento che, preservò il corpo del Vescovo Santo dall’oltraggio in cui sarebbe potuto incorrere, a causa delle incursioni saracene di quel tempo.

Il “furto santo”, operato dai coraggiosi marinai baresi, ha adornato di grazia la città di Bari e l’intera Puglia, consegnando alle generazioni future un grande dono da custodire.

Venerato e amato in tutta la cristianità, San Nicola incarna il volto del pastore buono del vangelo.

S. Agostino, nel commento al capitolo 21 del Vangelo di Giovanni, tratteggia l’icona del vero pastore del gregge di Dio, immagine in cui possiamo ritrovare i tratti della vita del nostro S. Nicola:

 “Coloro che pascono le pecore di Cristo con l’intenzione di condizionarle a se stessi e di non considerarle di Cristo, dimostrano di amare non Cristo, ma se stessi, spinti come sono dalla cupidigia di gloria o di potere o di guadagno, non dall’amore di obbedire, di aiutare, di piacere a Dio.

Costoro, cui l’Apostolo rimprovera di cercare il proprio interesse e non quello di Cristo, devono essere messi in guardia dalle parole che Cristo ripete con insistenza: Mi ami? Pasci le mie pecore (cfr. Gv 21, 17), che significano: Se mi ami, non pensare a pascere te stesso, ma pasci le mie pecore, e pascile come mie, non come tue” (cfr. Agostino d’Ippona, Trattati su Giovanni, 123, 5; CCL 36, 678-680).

Queste parole ci aiutano a contemplare tutta la bellezza di San Nicola in quanto pastore, ma mettono in evidenza quelle caratteristiche fondamentali del suo essere uomo e credente.

Un uomo, un credente umile, libero dalla cupidigia, dalla bramosia dei beni, dalla ricerca del potere e del successo.

Un uomo, un credente, ricco di amore per Dio e per gli uomini, soprattutto per i più poveri e schiacciati dal bisogno.

Un uomo, un credente, innamorato di Cristo, capace di spezzare la sua vita per il vangelo, sino ad essere perseguitato e arrestato, meritandosi il titolo di “confessore della fede”.       

Da questo contemplare la significativa pregnanza del nostro patrono scaturisce la consapevolezza che, preservarne le sue reliquie, diviene, per tutti noi, vera e propria vocazione a realizzare nel quotidiano quelle virtù che resero grande la testimonianza del Santo Pastore.

Le reliquie qui custodite, sono affidate al cuore di ciascuno, ad un cuore che, oggi come ieri per i 62 marinai, necessita di un rinnovato ardore.

La Parola proclamata ci viene incontro aiutandoci ad approfondire il senso di questo nostro far festa.

Protagonista della prima lettura è un alto funzionario etiope, un eunuco, uno straniero, un uomo segnato dalla sua diversità e distanza dal popolo eletto d’Israele.

Proprio a lui, un angelo del Signore invia Filippo, membro della nascente comunità cristiana di Gerusalemme, perché gli annunci Gesù Cristo a partire dal brano della Scrittura che stava leggendo e che non stava capendo. Il brano era del profeta Isaia e diceva:

 “Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.

Quell’uomo, aiutato da Filippo, si aprì alla Parola e si fece battezzare.

Il testo spiegato da Filippo e la sua personale testimonianza diventano annuncio vivo del Cristo che converte il cuore dell’Etiope.

Anche nella seconda lettura, Paolo, scrivendo ai Filippesi, mette in evidenza come la scelta di Gesù nella nostra vita sia imprescindibile:

Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,20b-21)

Anche la morte non sembra procurare paura e si afferma una determinazione ricca di amore per il Signore.

Infine, nel Vangelo di Giovanni, Gesù, parlando nella sinagoga di Cafarnao, invita i suoi uditori, e quindi anche noi, a saper riconoscere in Lui il vero cibo che dà vita, quel pane capace di donarci la pienezza del vivere, quel nutrimento che soddisfa la fame più profonda del cuore di ciascuno. Solo assumendo questo pane, che è la sua carne, che è Lui stesso, assaporeremo il senso profondo del mistero della sua incarnazione, morte e risurrezione, giungendo a trasfigurare la vita.

Non è un percorso magico, ma un cammino di espropriazione di noi stessi che richiede coraggio, fiducia, amore. Quel cammino vissuto da San Nicola per tutta la vita, ma che troviamo accennato anche nella vicenda dei 62 marinai. Uomini semplici e poveri, seppero vivere un’autentica esperienza di fede, legando la propria vita a quella del Santo. Fu la forza e la determinazione del loro amore per il grande Taumaturgo ad ottenere la mediazione dell’Abate Elia che seppe condurre il Vescovo del tempo a concedere l’erezione di questa Basilica.

Dinanzi alle fatiche di questi tempi siamo chiamati a ritrovare quell’audacia e quel coraggio che scaturiscono dalla fede e da una vita che nell’amare trova la sua dimensione più vera. La testimonianza di San Nicola e la bella avventura dei 62 marinai baresi ci aiutino a ricomprendere la nostra esistenza in questo tempo di sacrifici e sofferenze.

Se un miracolo dobbiamo chiedere, in questo periodo, non è quello semplicistico della scomparsa del virus, ma la conversione del cuore di ciascuno, a partire dal mio che vi parlo. Solo un cuore che nella fede impari ad amare secondo il cuore di Dio, saprà testimoniare un reale cambiamento di vita.

Le morti di questi giorni le onoreremo non nella ottusa fuga verso la conquista della piacevolezza del vivere, ma nell’assumerci con amore la responsabilità dell’altro.

Concludendo, desidero affidare tutti all’intercessione del nostro Santo Patrono, mediando alcuni passaggi di una preghiera tratta dalla liturgia di San Giovanni Crisostomo.

San Nicola, Santo buono, tu regola di fede, immagine di mitezza e maestro di continenza, il tuo modo di vivere ti ha reso esempio luminoso per il gregge a te affidato. Con umiltà hai raggiunto le vette più eccelse, con la povertà la vera ricchezza. Padre e Santo Vescovo Nicola, prega Cristo Dio affinché salvi le nostre anime.

Amen.