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23 febbraio, digiuno e preghiera per il Centrafrica e per il Sud Sudan

Come già fece per la Siria papa Francesco convoca una giornata di preghiera per le popolazioni martoriate dalla guerra. L'appuntamento è per il primo venerdì di Quaresima

Preghiera, ma non solo. Papa Francesco si rivolge alla folla che lo ascolta in piazza San Pietro e annuncia una speciale Giornata di preghiera e digiuno per le popolazioni colpite dalla guerra, in particolare per quelle del Centrafrica e del Sud Sudan. E chiede a tutti di dire no alla logica della violenza. «Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, invito tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdì della Prima Settimana di Quaresima. La offriremo in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan», dice Francesco. E, anche questa volta, invita «anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune. Ma tutti insieme».

E poi insiste: «Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia. Ascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davanti a Dio, ci domandiamo: “Che cosa posso fare io per la pace?”. Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno può dire concretamente “no” alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!».

Francesco ricorda anche la recente beatificazione di Teresio Olivelli, «ucciso per la sua fede cristiana nel 1945, nel lager di Hersbruck» e la Giornata per la Vita, che ha come tema «Il vangelo della vita, gioia per il mondo», invitando a non assecondare la cultura dello scarto.

Prima aveva spiegato il Vangelo della domenica sottolineando «il rapporto tra l’attività taumaturgica di Gesù e il risveglio della fede nelle persone che incontra. Infatti, con i segni di guarigione che compie per i malati di ogni tipo, il Signore vuole suscitare come risposta la fede». Gesù sta in mezzo alla folla, «segnata da sofferenze fisiche e da miserie spirituali». La strada «costituisce, per così dire, “l’ambiente vitale” in cui si attua la missione di Gesù, fatta di parole e di gesti che risanano e consolano. Gesù non né venuto a portare la salvezza in un laboratorio, non fa la predica in un laboratorio staccato dalla gente, è in mezzo al popolo, la maggior parte della sua vita Gesù l’ha passata sulla strada per guarire le ferite fisiche e spirituali».

E dopo essere stato tra la folla Gesù prega. «Prima dell’alba del giorno seguente, Egli esce non visto dalla porta della città e si ritira in un luogo appartato a pregare. Gesù prega. In questo modo sottrae anche la sua persona e la sua missione a una visione trionfalistica, che fraintende il senso dei miracoli e del suo potere carismatico. I miracoli infatti sono “segni”, che invitano alla risposta della fede; segni che sempre sono accompagnati dalle parole, che li illuminano; e insieme, segni e parole, provocano la fede e la conversione per la forza divina della grazia di Cristo».

E infine aveva sottolineato che «la conclusione del brano odierno  indica che l’annuncio del Regno di Dio da parte di Gesù ritrova il suo luogo più proprio nella strada. Ai discepoli che lo cercano per riportarlo in città, i discepoli sono andati a trovarlo dove lui pregava e volevano riportarlo in città, Gesù risponde: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là”. Questo è stato il cammino del Figlio di Dio e questo sarà il cammino dei suoi discepoli e dovrà essere il cammino di ogni cristiano. La strada, come luogo del lieto annuncio del Vangelo, pone la missione della Chiesa sotto il segno dell’“andare”, la Chiesa in cammino, sotto il segno del “movimento” e mai della staticità».

Annachiara Valle

© www.famigliacristiana.it, domenica 4 febbraio 2018