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A Bari l’ecumenismo di popolo in nome di san Nicola

Si è conclusa con una preghiera ecumenica nella cripta di San Nicola la visita del Patriarca ecumenico di Costantinopoli a Bari che ha affidato al Santo la preghiera affinché “possiamo in un giorno non lontano spezzare insieme il Pane di Vita e bere al Calice della Salvezza”.“L’ecumenismo di popolo che viviamo qui a Bari – spiega l'arcivescovo Cacucci - nasce e cresce nel nome di San Nicola perché San Nicola è il Santo ecumenico per eccellenza”. Per questo è importante la decisione presa dalla Conferenza episcopale italiana di rendere obbligatoria la Memoria in tutte le diocesi italiane (finora facoltativa) di San Nicola vescovo (6 dicembre)

Le voci profonde dell’Oriente accompagnano la preghiera e la venerazione del Patriarca ecumenico di Constantinopoli Bartolomeo I e dell’arcivescovo di Bari Francesco Cacucci davanti all’altare che custodisce le reliquie di San Nicola. Nella cripta della Basilica dedicata al santo, risuonano canti e litanie. Ci sono metropoliti ortodossi che si inchinano fino a sdraiarsi completamente sotto l’altare per toccare le reliquie del santo. Ci sono vescovi e sacerdoti cattolici che seguono assorti e in silenzio. E’ il momento culmine del pellegrinaggio che ha portato dal Fanar di Istanbul nelle terre di Puglia il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.

Sono stati giorni all’insegna di un ecumenismo di popolo, vissuto accanto alla gente nella venerazione comune ai cristiani d’Oriente e di Occidente di San Nicola. La Basilica è strapiena di gente. Si segue la Messa anche fuori sul sagrato. Nelle stradine limitrofe lastricate di pietre bianche non si riesce a camminare. Gli odori delle frittelle si uniscono al suono dei tamburi e alla energia degli sbandieratori.

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“Stasera – ha detto l’arcivescovo Cacucci rivolgendosi nella omelia al Patriarca Bartolomeo – questa festa è impreziosita dalla sua presenza. San Nicola è il santo di tutti i cristiani. È il santo ecumenico per eccellenza. Stasera viviamo un sogno, senza disconoscere che il cammino ecumenico è ancora faticoso”.

Il Patriarca, con il suo seguito, è perfettamente a suo agio tra questa gente. Si ferma a salutare i fedeli, si attarda ad accarezzare i bambini. E’ un padre di questa terra. “La Provvidenza – gli dice l’arcivescovo Cacucci – ci dona dei pastori. E in questo tempo ci ha donato lei Santità e Papa Francesco”. “Il Signore ci aiuti a camminare ancora più intensamente insieme. Sono certo che il Signore desidera che tutti siamo una cosa sola”.

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Il Patriarca non si tira indietro e nel suo saluto alla città parla di “splendida terra” lambita dal Mare Adriatico e dal Mar Ionio e intrisa della “vocazione ecumenica”. E affida sulla tomba di San Nicola la preghiera affinché “possiamo in un giorno non lontano spezzare insieme il Pane di Vita e bere al Calice della Salvezza”.

In questi giorni, il Patriarca ha più volte parlato di Mediterraneo, di questo mare attraversato da “ondate di profughi e migranti” e diventato per troppe persone un luogo di morte. “Come cristiani non restiamo indifferenti a questo grido di dolore”. “Per questo abbiamo alzato il grido assieme al nostro amato fratello a Roma, Papa Francesco dall’Isola di Lesbo verso tutti i potenti della terra, verso coloro che hanno in mano le sorti dell’umanità, e continuiamo a farlo nel nome di Dio, Padre Onnipotente e Padre Misericordioso”.

Ad ascoltarlo in prima fila nella Basilica c’è anche un piccolo gruppo di profughi: 4 bambini e due donne dell’Eritrea. Sono ospiti del Cara di Bari, la struttura che accoglie 1.700 persone di 40 nazionalità diverse. La Puglia, come del resto l’Italia, è anche questo: terra di transito per tante persone che per un futuro migliore sono disposte ad attraversare deserti e distese di mare.

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Da quasi 1000 anni la città di Bari rappresenta la principale destinazione dei pellegrini ortodossi. Da tantissime città e villaggi dell’Europa orientale un flusso continuo di credenti arriva a Bari nella speranza di toccare la tomba nella quale riposano le reliquie di San Nicola. Nella città vecchia celebrano le loro liturgie in chiese diverse le comunità ortodosse georgiana, rumena, etiopica, eritrea. Il 1 marzo 2009, la Chiesa russa di Bari intitolata a San Nicola il Taumaturgo è tornata di proprietà del patriarcato di Mosca.

“L’ecumenismo di popolo che viviamo qui a Bari – spiega Cacucci -nasce e cresce nel nome di San Nicola perché San Nicola è il Santo ecumenico per eccellenza”. Per questo è importante la decisione presa dalla Conferenza episcopale italiana di rendere obbligatoria la Memoria (finora facoltativa) di San Nicola vescovo (6 dicembre).

E per far comprendere l’attualità di questa decisione, monsignor  Cacucci ricorda un episodio sul Santo di Myra raccontato da Andrea di Creta: “San Nicola si rivolse a un vescovo che aveva trattato duramente e gli dice: incontriamoci fratello e che questo giorno non tramonti con la nostra ira. Io credo che queste parole che vengono attribuite a San Nicola – conclude – possano significare il desiderio che accompagna la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa perché si superino le difficoltà che ancora non permettono di vivere la pienezza dell’unità nella celebrazione dell’eucarestia”.

Maria Chiara Biagioni

© www.agensir.it, 8 dicembre 2016

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