"Abbiate sempre con voi la Bibbia"
Sessanta Bibbie (edite dalla San Paolo), consegnate ad altrettante personalità - dallo scienziato al povero, dalla novizia al teologo, dall'ambasciatore alla famiglia, al giovane, al portatore di handicap, al politico... -, escono dalla basilica di San Pietro per “andare nel mondo”. Il mandato del Papa, al termine della messa e prima della benedizione finale, è chiaro. Nella Giornata che lui stesso ha pensato durante il Giubileo della Misericordia e poi successivamente istituito per mettere al centro Dio, Bergoglio ricorda che abbiamo bisogno «della sua Parola: di ascoltare, in mezzo alle migliaia di parole di ogni giorno, quella sola Parola che non ci parla di cose, ma di vita». E dunque invita a fare «spazio alla Parola di Dio! Leggiamo quotidianamente qualche versetto della Bibbia. Cominciamo dal Vangelo: teniamolo aperto sul comodino di casa, portiamolo in tasca con noi, visualizziamolo sul cellulare, lasciamo che ogni giorno ci ispiri. Scopriremo che Dio ci è vicino, che illumina le nostre tenebre, che con amore conduce al largo la nostra vita».
Il Papa spiega il Vangelo di Matteo che introduce il ministero di Gesù con queste parole: «Gesù cominciò a predicare», che significa che Gesù «è la Parola di Dio, è venuto per parlarci, con le sue parole e con la sua vita». In questa prima Domenica della Parola di Dio il Papa prende spunto dal Vangelo per ricordare che Matteo ci dice «come, dove e a chi Gesù incominciò a predicare». E Gesù iniziò con «una frase molto semplice: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Questa è la base di tutti i suoi discorsi: dirci che il regno dei cieli è vicino. Che cosa significa? Per regno dei cieli si intende il regno di Dio, ovvero il suo modo di regnare, di porsi nei nostri confronti. Ora, Gesù ci dice che il regno dei cieli è vicino, che Dio è vicino. Ecco la novità, il primo messaggio: Dio non è lontano, Colui che abita i cieli è sceso in terra, si è fatto uomo. Ha tolto le barriere, ha azzerato le distanze. Non ce lo siamo meritato noi: Egli è disceso, ci è venuto incontro».
Questo è un messaggio di gioia. Ci dice che Dio, per amore, «ha preso la nostra umanità, perché si prende quello che si ama. E Dio ha preso la nostra umanità perché ci ama e gratuitamente ci vuole dare quella salvezza che da soli non possiamo darci. Egli desidera stare con noi, donarci la bellezza di vivere, la pace del cuore, la gioia di essere perdonati e di sentirci amati. Allora capiamo l’invito diretto di Gesù: “Convertitevi”, ovvero “cambiate vita”. Cambiate vita perché è iniziato un modo nuovo di vivere: è finito il tempo di vivere per sé stessi, è cominciato il tempo di vivere con Dio e per Dio, con gli altri e per gli altri, con amore e per amore. Gesù ripete oggi anche a te: “Coraggio, ti sono vicino, fammi posto e la tua vita cambierà!”. Gesù bussa alla porta».
Il Signore ci sa la sua Parola come una «lettera d’amore che ha scritto per te, per farti sentire che Egli ti è accanto. La sua Parola ci consola e incoraggia. Allo stesso tempo provoca la conversione, ci scuote, ci libera dalla paralisi dell’egoismo. Perché la sua Parola ha questo potere: di cambiare la vita, di far passare dall’oscurità alla luce. Questa è la forza della sua Parola».
E poi guardiamo al dove inizia la predicazione di Gesù: «Dalle regioni allora ritenute “oscure”», ricorda papa Francesco. «La prima Lettura e il Vangelo ci parlano infatti di coloro che stavano “in regione e ombra di morte”: sono gli abitanti della “terra di Zabulon e di Neftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti”. Galilea delle genti: la regione dove Gesù iniziò a predicare veniva chiamata così perché era abitata da genti diverse e risultava un vero e proprio miscuglio di popoli, lingue e culture. Vi era infatti la Via del mare, che rappresentava un crocevia. Lì vivevano pescatori, commercianti e stranieri: non era certo il luogo dove si trovava la purezza religiosa del popolo eletto. Eppure Gesù cominciò da lì: non dall’atrio del tempio di Gerusalemme, ma dalla parte opposta del Paese, dalla Galilea delle genti, da un luogo di confine, da una periferia». Ed ecco allora il messaggio valido ancora oggi per noi: «La Parola che salva non va in cerca di luoghi preservati, sterilizzati, sicuri. Viene nelle nostre complessità, nelle nostre oscurità. Oggi come allora Dio desidera visitare quei luoghi dove pensiamo che Egli non arrivi. Quante volte siamo invece noi a chiudere la porta, preferendo tener nascoste le nostre confusioni, le nostre opacità e doppiezze. Le sigilliamo dentro di noi, mentre andiamo dal Signore con qualche preghiera formale, stando attenti che la sua verità non ci scuota dentro». Ma il Vangelo dice qualcosa di diverso. Ci dice che Gesù «percorreva tutta la Galilea... annunciando il Vangelo e guarendo ogni sorta di infermità». Gesù «non ha paura di esplorare i nostri cuori, i nostri luoghi più aspri e difficili. Egli sa che solo il suo perdono ci guarisce, solo la sua presenza ci trasforma, solo la sua Parola ci rinnova. A Lui che ha percorso la Via del mare, apriamo le nostre vie più tortuose: lasciamo entrare in noi la sua Parola, che è “viva, efficace, […] e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”».
E infine: «A chi cominciò a parlare Gesù?». È ancora il Vangelo che ce lo dice: «Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli […] che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”». I primi destinatari della chiamata «furono dei pescatori: non persone accuratamente selezionate in base alle capacità o uomini pii che stavano nel tempio a pregare, ma gente comune che lavorava. E Gesù dice loro: «Vi farò pescatori di uomini. Parla a dei pescatori e usa un linguaggio loro comprensibile. Li attira a partire dalla loro vita: li chiama lì dove sono e come sono, per coinvolgerli nella sua stessa missione». Ed essi «subito lasciarono le reti e lo seguirono». Il Papa sottolinea quel subito: «Si sentirono attratti. Non furono veloci e pronti perché avevano ricevuto un ordine, ma perché erano stati attirati dall’amore. Per seguire Gesù non bastano i buoni impegni, occorre ascoltare ogni giorno la sua chiamata. Solo Lui, che ci conosce e ci ama fino in fondo, ci fa prendere il largo nel mare della vita. Come fece con quei discepoli che lo ascoltarono».
Annachiara Valle
© www.famigliacristiana.it, domenica 26 gennaio 2020