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«Se non apro la porta del cuore Dio non può entrare»

Forte richiamo del Papa nel Messaggio Urbi et Orbi: «"Se crediamo". Ecco la potenza della fede! Dio ha fatto tutto, ha fatto l’impossibile: si è fatto carne... Eppure, questo stesso Dio non può entrare nel mio cuore se non apro io la porta». Nel Bambino nato questa notte germoglia la speranza per il mondo intero e soprattutto per le realtà più dolenti e sofferte, come Siria, Mali, Nigeria... Poi l'augurio in 65 lingue diverse. Nella notte la Messa di Mezzanotte e un nuovo tweet di Benedetto XVI

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Forte richiamo del Papa nel Messaggio Urbi et Orbi pronunciato a mezzogiorno dalla Loggia delle Benedizioni della basilica vaticana: «"Se crediamo". Ecco la potenza della fede! Dio ha fatto tutto, ha fatto l’impossibile: si è fatto carne. La sua onnipotenza d’amore ha realizzato ciò che va al di là dell’umana comprensione: l’Infinito si è fatto bambino, è entrato nell’umanità. Eppure, questo stesso Dio non può entrare nel mio cuore se non apro io la porta. Porta fidei! La porta della fede! Potremmo rimanere spaventati, davanti a questa nostra onnipotenza alla rovescia. Questo potere dell’uomo di chiudersi a Dio può farci paura». Ma Dio ci è venuto incontro nel Figlio incarnato a Betlemme. In Lui ha preso sostanza la speranza di pace che oggi si indirizza alle realtà più tormentate. Ed ecco quindi il richiamo alla Siria, alla Terra Santa, al Nord Africa con l'Egirtto, all'Asia con la Cina, Al Mali e alla Nigeria, fino all'America Latina.

Subito dopo il Messaggio, ai fedeli radunati in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltavano attraverso la radio e la televisione, Benedetto XVI ha inviato oggi i suoi auguri di Buon Natale in 65 lingue. Oltre a tutte le lingue più diffuse del mondo, compresi naturalmente arabo, ebraico e cinese, il Papa ha fatto i suoi auguri, tra l’altro, in mongolo, romanes (la lingua dei rom), aramaico, suahili, kirundi e kinyarwanda, malgascio, hindi, tamil, malayalam, maori, guaranì e anche esperanto. La conclusione in latino: «Veritas de terra orta est!» (La verità è germogliata dalla terra), il suo augurio natalizio scelto in questo Anno della Fede, tratto da un verso dei Salmi.

Benedetto XVI la notte scorsa, durante la Messa di Natale nella basilica di San Pietro, aveva dottolineato come «Dove non si dà gloria a Dio, dove Egli viene dimenticato o addirittura negato, non c’e’ neppure pace». Così Il Papa ha confutato le «diffuse correnti di pensiero» che oggi «asseriscono il contrario», e cioè che «le religioni, in particolare il monoteismo, sarebbero la causa della violenza e delle guerre nel mondo», e che quindi «occorrerebbe prima liberare l’umanità dalle religioni, affinché si crei poi la pace».

Nella notte di Natale, il Papa si è anche riaffacciato su Twitter. «Il presepe che si faceva insieme nella nostra casa mi dava grande gioia. Aggiungevamo figure ogni anno e usavamo muschio per decorarlo», è il nuovo "tweet" comparso poco dopo mezzanotte nell’account @Pontifex di Benedetto XVI, in otto lingue, in risposta a una domanda ricevuta dai "follower" tramite il popolare social network: «Quale tradizione familiare natalizia della sua infanzia ricorda ancora?».

© Avvenire, 25 dicembre 2012

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