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Andate al cuore

Care ragazze e ragazzi, conservo un ricordo di una delle mie GMG: Colonia, notte della veglia. Con un amico ci avventurammo tra la folla

colonia_celebrazioni_giovani.jpgDava una certa ebbrezza quel milione di ragazzi, un’immagine potente del cristianesimo, da concerto, ma quell’emozione superficiale sarebbe presto volata via. Dio non era lì. Non nel terremoto, nella tempesta, nella potenza. Dopo una ventina di minuti approdammo alla cappella dell’adorazione del Santissimo Sacramento. Uno stanzone immenso pieno di ragazzi in un silenzio assordante rispetto alla folla da stadio accampata fuori. Là dentro c’era la brezza leggera, un silenzio raccolto e misteriosamente più pieno di ogni rumore di cori. Si alternavano ininterrottamente ragazzi e ragazze, a pregare, ad adorare, ad ascoltare. Eppure non c’era un cantante, un palco, effetti speciali. Niente. Solo un silenzio pieno, misteriosamente pieno. Una presenza silenziosa e calamitante. Dio era lì e parlava. Dio era lì per me, solo per me e mi voleva parlare. Le emozioni da concerto passarono presto, quel silenzio e quella presenza sono rimasti.

Andate al cuore, non accontentatevi del folklore. Il nostro Dio ha un debole per i giovani. Si fida di loro più di chiunque altro. Affida imprese incredibili a giovani incapaci e inadatti. Leggete di Davide, ultimo e più debole dei suoi fratelli, designato come re dal profeta che spiega i criteri di scelta di Dio: non le apparenze, ma il cuore. Leggete la storia di Giuseppe, minore di tanti fratelli, che lo prendevano in giro chiamandolo il "Sognatore": diverrà primo ministro del faraone e i suoi Sogni salveranno i fratelli dalla carestia. Leggete la storia di Geremia che chiamato a fare il profeta si difende dicendo che è troppo giovane, balbetta, non sa parlare. E Dio gli risponde che lo conosce da prima che lui entrasse nel grembo della madre. Leggete la storia del giovane Tobia accompagnato dall’angelo Raffaele a scegliere una ragazza bella e intelligente, da prendere in moglie. Leggete di Giovanni, discepolo prediletto da Gesù, proprio perché fin da giovanissimo volle vivere come lui. Leggete soprattutto di colei che a 14 anni divenne la madre di colui che aveva fatto tutte le galassie dell’universo.

In questo momento in cui sembra che per i giovani non ci sia futuro e la loro rabbia si scatena sulle strade della civilissima Londra, c’è qualcuno che continua a scommettere sui giovani. Quel Dio che sceglie ciò che è debole, fragile, incerto per ridurre al nulla i potenti, e si compiace di rivelare le cose ai piccoli, perché "gli adulti" (gli autosufficienti) non ascoltano.

Io non conosco niente di più entusiasmante di questo Dio, in tema di giovani. Giovani che a volte si sentono degli "sfigati" a essere cristiani e non si rendono conto di avere dalla loro parte chi li conosce da sempre, e per questo li ama e li vuole da sempre e per sempre.

Sognate giovani, sognate perché siete il Sogno di Dio. Ma ricordate che non si manifesta in grandi raduni o dispiegamenti di forze, ma nelle orecchie di ciascuno. Immersi in un milione di coetanei di ogni lingua, cercate nel silenzio quel sussurro che vuole confidarvi il Sogno che ha per voi.

Avrete il coraggio di ascoltare? Avrete il coraggio di dire di sì, qualsiasi cosa vi chieda? Il cristianesimo è per gente coraggiosa, per gente che rimane giovane tutta la vita. Altro che sfigati. Dio è come le conchiglie che si trovano sulle spiagge. Se le porti all’orecchio contengono tutto il mare. Ma per ascoltare ci vuole raccoglimento, silenzio, pazienza e il coraggio generoso di non  andarsene come fece quel giovane ricco del Vangelo, la cui ricchezza principale era proprio la sua giovinezza che volle tenere per sé. Se ne andò triste e io me l’immagino anziano e malinconico, a rammaricarsi di quella fuga, come accade a chi si accontenta solo dei suoi piccolissimi sogni e non si fida del Sogno di Dio. Magari perché non si è dato neanche la possibilità di ascoltarlo.

Alessandro D'Avenia
© Avvenire, 13 agosto 2011