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Appunti di viaggio... ultimo giorno

Sono al mio ultimo resoconto…. “notturno”. È stato l’ultimo giorno qui a San Pietroburgo. Intenso, faticoso, meraviglioso. Intenso e faticoso, perché do’ un’occhiata al programma della giornata e mi rendo conto che non ci sarà un momento di pausa. Meraviglioso perché ho potuto verificare – se ce ne fosse stato ancora bisogno – che la devozione a San Nicola nel popolo russo è profondamente radicata.

Ma andiamo con ordine.
Celebriamo messa presso il Seminario cattolico “Maria Regina degli Apostoli” alle 7.15. Al termine ci incontriamo con il rettore. Il Seminario è stato inaugurato nei primo decennio del 1900. È sopravvissuto al comunismo (molti sacerdoti e seminaristi hanno pagato con la vita la loro testimonianza a Cristo e alcuni sono stati canonizzati o comunque sono morti in odore di santità) e dal 1997 è pienamente attivo. Negli ultimi due anni ci sono state dieci ordinazioni sacerdotali e per l’anno prossimo si prevedono altre due. Poca cosa? I numeri dei cristiani russi di fede cattolica li ho ricordati ieri e penso che in proporzione siano tanti. Mi fa riflettere amaramente e mi rattrista quando ricordo che nella nostra diocesi per i prossimi due anni non ci saranno ordinazioni!
Terminiamo l’incontro con il rettore (Italiano, ma lascia il suo incarico per ritornare in diocesi; al suo posto un rettore russo, come tutta l’equipe formativa: bella cosa!) e ci avviamo presso la Lavra nella Cattedrale della Santa Trinità per assistere come delegazione cattolica alla Divina Liturgia: lunga, solenne e maestosa. È la liturgia che prepara l’appuntamento del pomeriggio, quando la reliquia lascerà la chiesa. Tanti giornalisti accreditati, diretta non stop della Tv di Stato Russa.

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Non mi soffermerò sul discorso del Patriarca (in un’altra sede lo riporterò per intero) che comunque era incentrato sul ringraziamento verso Bari per questo “dono”, sull’importanza della devozione di San Nicola da parte del popolo russo, sul significato ecumenico che questo evento ricopre e sulle virtù del Santo da imitare; rifletto invece su un gesto di fraternità e di comunione da parte dei fratelli ortodossi: poco prima della comunione, prima che il popolo riceva l’Eucarestia, c’è un gesto quello dell’Antidoron”. È l’offerta del pane e del vino data a noi cristiani cattolici che assistiamo alla liturgia ma non possiamo comunicarci perchè non c’è ancora la piena comunione. Pane benedetto da mangiare e vino da bere. Richiama la comunione eucaristica ma non lo è ancora per noi. Lo sarà un giorno, quando l’unità partirà dal basso, dal popolo.

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La lunga celebrazione termina dopo due ore. Alle 12.00 ci rechiamo presso la residenza di San Pietroburgo del Metropolita per il ricevimento. Una grande sala, più di duecento invitati e tanti brindisi (oggi ne ho contati otto!). Ogni volta ci si alza e si brinda con i bicchieri alzati pieni di vino o di vodka. Sorseggio, facendo finta di bere e mi sento dire: “tu bevi male”.
Dopo il pranzo (non so se è durato più della Divina Liturgia), la delegazione cattolica si incontra con il Patriarca Kirill. Prendo appunti (anche qui mi riservo di scrivere un resoconto completo) e ascolto. La venerazione della reliquia ha coinvolto tutti i ceti sociali: ricchi, poveri, politici, artisti e tutte le età. Le cifre le conosciamo: più di due milioni e mezzo. Qualcuno può pensare che non siano molti rispetto agli abitanti della Russia, ricorda Kirill, ma la reliquia è stata esposta solo in due città e la Russia è molto grande con grandi distanze da coprire. Ma grazie alle televisioni e a tutti i Media, questo evento ha raggiunto tutti.
Kirill fa notare che questo evento si è svolto anche grazie all’apporto di tanti volontari: 14 mila. “Un intero esercito”! Che ora continuerà la sua opera andando negli ospedali, nelle carceri, tra i giovani”. “Questo è un altro miracolo di San Nicola”.
Intesse poi le lodi verso la città di Bari che è diventata “il centro che unisce Oriente e Occidente” ed invita a pregare perché questa città diventi sempre più “città di mediazione”.

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Terminiamo edificati l’incontro con il Patriarca e torniamo in Cattedrale per la preghiera del “Moleben”. Una liturgia di commiato che saluta la reliquia. Una liturgia, un canto, un momento solenne e allo stesso tempo struggente. Mi torna in mente ciò che ho sperimentato a Fatima, alla fine della celebrazione, lo scorso 13 giugno. Il canto “Adeius de Fatima” che saluta la statua della Madonna con uno sventolio di fazzoletti bianchi e di voci commosse. Anche qui, oggi si piange. E sono lacrime vere, sincere. Lungo la strada, nel tragitto della processione, petali di rose e di altri fiori, ornavano il passaggio della reliquia. E tanti piangevano. Persino il personale dell’aeroporto.

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L’aereo privato ci attendeva già. Si sale, si saluta, si ringrazia. L’urna con la reliquia viene adagiata su un grande letto, quasi a voler proteggere e “coccolare” ancora il Santo taumaturgo.

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Inizia il rollaggio, si decolla. Tra tre ore e mezza si atterra a Bari, la “felice Bari”.

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L’arrivo non lo racconterò. Tutti hanno visto, tutti hanno sperimentato, tutti hanno pregato.

don Carlo Cinquepalmi
Ufficio Comunicazioni Sociali
Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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