Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

Assemblea. Bassetti si congeda: grato al Papa. La Chiesa disturbi politica per i poveri

In sette cartelle di discorso il presidente uscente della Cei ripercorre il quinquennio e tocca i temi del momento: dalla guerra all'impegno pubblico, dal fine vita alla protezione dei minori

"Tra poco, come prevede lo Statuto, provvederemo alla definizione di una terna di nomi da presentare al Santo Padre per la nomina del nuovo Presidente della CEI. Non si tratta di una operazione amministrativa, ma piuttosto di una azione da compiere secondo lo Spirito. Desidero fare al mio successore i migliori auguri e mi impegno fin da ora a pregare per lui. Grazie".Sono le parole con le quali il cardinale Gualtiero Bassetti ha chiuso di fatto il suo mandato di presidente della Cei, al termine della lettura delle sette cartelle della sua introduzione ai lavori del 76.ma assemblea generale in corso a Fiumicino.

Un lungo applauso ha accolto la fine della lettura delle sette cartelle del discorso nelle quali il porporato fiorentino ha toccato tutti i temi del momento, dalla guerra in Ucraina all’accoglienza dei profughi, alle difficoltà del momento politico italiano, al ruolo delle donne nella Chiesa, alla protezione dei minori dagli abusi, al Cammino sinodale della Chiesa italiana. “Una grande sfida, che andrà oltre il mio mandato e che continuerò a seguire con simpatia e nella preghiera”, ha detto. Il tutto preceduto naturalmente dal pensiero grato per il Papa che ieri, lunedì 23 maggio, aveva aperto l’assemblea dialogando con i vescovi a porte chiuse. “Abbiamo intavolato un dialogo sincero e appassionato – ha sottolineato Bassetti -. Gli rivolgiamo un pensiero grato per il tempo che ci ha donato e gli confermiamo il nostro affetto, la nostra vicinanza e la nostra preghiera”.A questo primo grazie poi il cardinale ne ha aggiunto uno “personale, riprendendo – ha detto - quanto ho anticipato ieri. In questi anni, nella veste di Presidente di questa Conferenza Episcopale ho potuto godere di un rapporto diretto con Lui, che mi ha fatto sentire ancora di più non solo all’interno della Chiesa che è in Italia, ma anche parte della Chiesa universale. Lo ringrazio per la fiducia che mi ha sempre accordato e del cammino che abbiamo percorso insieme a servizio della Chiesa”.

Il primo sguardo di Bassetti per l’attualità è stato per la guerra, “tanto inattesa quanto brutale e ingiustificabile, che ha luogo nel territorio della Repubblica di Ucraina”. Ricordati gli appelli del Papa alla pace, Bassetti ha rilevato che ”la Chiesa che è in Italia si trova fortemente impegnata per alleviare le sofferenze della popolazione ucraina e dei rifugiati, soprattutto grazie al prezioso lavoro di Caritas Italiana”. A tal proposito ha sottolineato che “le Diocesi italiane, attingendo ai fondi diocesani, stanno svolgendo attività di accoglienza e integrazione: ad oggi 148 diocesi hanno accolto quasi 11.000 ucraini, di cui circa 5.000 minori”. “Non possiamo non continuare a chiedere pressantemente, insieme a tante associazioni, movimenti e aggregazioni laicali, che le armi vengano deposte e che si apra una nuova stagione di riconciliazione, di giustizia e di pace”.

Quanto alle linee guida che hanno ispirato la sua presidenza, il cardinale ha notato: “Ho provato in questi anni a rammentare a me stesso e a chi ho incontrato la necessità di non perdere il contatto costante e cordiale con Gesù, nel cui solo nome c’è salvezza”. “Non vergogniamoci del Vangelo – ha quindi proseguito, citando san Paolo - perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede. Seguiamo Gesù fino alla fine, viviamo la comunione tra di noi fondandola sull’essenziale della fede. A quel punto potremo raccontare la nostra esperienza di credenti nel Risorto, educare alla vita buona del Vangelo, consegnare la Parola di Dio a quanti si attendono da noi una luce e un conforto”.

Alla luce di questo anche i problemi del momento acquistano una nuova luce. Il presidente uscente della Cei ha fatto memoria delle stragi di Capaci e di via d’Amelio, in cui hanno tragicamente perso la vita i giudici Falcone e Borsellino, insieme con altri familiari e servitori dello Stato. “Questa è l’occasione – ha ricordato - per fare memoria anche di Rocco Chinnici, Piersanti Mattarella, Rosario Livatino, don Pino Puglisi e di tanti altri martiri della giustizia. A tutti loro si addice la beatitudine che Gesù annuncia nel Discorso della montagna: ‘Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli’. Dal loro sacrificio, cosciente ed eroico, è nato un atteggiamento nuovo di condanna chiara delle mafie, che ha inciso anche nella vita di tutti noi come credenti e come cittadini. Falcone e Borsellino sono diventati “padri di una nuova generazione”, smuovendo le coscienze soprattutto dei giovani”. Di qui l’importanza della loro educazione. Il pensiero è andato all’incontro del 18 aprile tra il Papa e gli adolescenti in piazza San Pietro. “Le loro riflessioni sono state una provocazione per tutti noi adulti a rimanere aperti alle istanze delle nuove generazioni. La loro presenza è un incoraggiamento alla ripresa responsabile e creativa delle attività educative”. “A riguardo – ha aggiunto il porporato -, confermiamo il nostro impegno per la tutela dei minori e la prevenzione degli abusi. Vogliamo ambienti sicuri e a misura dei più piccoli e vulnerabili. Per questo, come già ribadito in altre occasioni, intendiamo promuovere una migliore conoscenza del fenomeno degli abusi per valutare e rendere più efficaci le misure di protezione e prevenzione”.

Quanto alle questioni sociali, Bassetti ha voluto ribadire che “pur nella piena distinzione dei ruoli, anche noi Pastori non manchiamo e non mancheremo di far sentire la nostra voce, quando riteniamo che siano minacciate le persone, soprattutto le più deboli. In questo preciso momento sono tante e delicate le questioni su cui la politica è chiamata a decidere, come il coinvolgimento del nostro Paese nella guerra in corso in Ucraina, l’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il sostegno economico alle famiglie e alle imprese, la questione del Mezzogiorno, l’ambiente, l’immigrazione, il fine vita”. Il cardinale ha citato il Regina Coeli del Papa di domenica 22 maggio. “Purtroppo, negli ultimi anni c’è stato un mutamento della mentalità comune e oggi siamo sempre più portati a pensare che la vita sia un bene a nostra totale disposizione, che possiamo scegliere di manipolare, far nascere o morire a nostro piacimento, come l’esito esclusivo di una scelta individuale. Ricordiamo che la vita è un dono di Dio! Essa è sempre sacra e inviolabile, e non possiamo far tacere la voce della coscienza”.

“Il politico cristiano – ha fatto notare ancora Bassetti - imbocca la strada da Gerusalemme a Gerico, non passa oltre per paura di contaminarsi, non si rifugia nei suoi affari privati. È un mestiere difficile, non c’è dubbio: non solo perché non deve assolutamente clericalizzare la politica, ma perché deve anche evitare qualunque forma di integralismo, che ridurrebbe il messaggio evangelico ad una ideologia sociale. L’esercizio della politica resti ‘laico’". Per il porporato, infatti, “una Chiesa in ascolto dello Spirito è anche una Chiesa che, quando necessario, sa disturbare i governanti, chiedendo di tenere alto il livello della discussione, di uscire dalle logiche esclusivamente economiche e di mettere al primo posto la dignità della persona, di ogni persona”.

Il presidente uscente della Cei ha poi dedicato un passaggio del suo discorso al cammino sinodale. “Il suo primo effetto importante – ha sottolineato - è che ci stiamo reciprocamente ascoltando. Questo non avviene senza fatica, è indubbio: però tutti stiamo percependo la bontà di una simile operazione. Stiamo rovesciando la piramide: noi Pastori non siamo più all’inizio di ogni processo ecclesiale, ma siamo piuttosto il terminale di un percorso che coinvolge tante persone di buona volontà. Stiamo cambiando la mentalità comune che delegava tutto al Vescovo. Stiamo comunicando la necessità che ogni cristiano, secondo la sua specifica vocazione, partecipi attivamente e responsabilmente alla vita ecclesiale. Stiamo declinando il principio conciliare della chiamata universale alla santità. Inoltre, stiamo concretizzando quella partecipazione sempre più chiara e attiva dei fedeli laici alla missione della Chiesa, auspicata ancora dal Concilio e sostenuta con forza da Papa Francesco”.

In questo ambito il cardinale ha ricordato che “è tempo di valorizzare la dimensione femminile della Chiesa attraverso scelte concrete, che legittimino il ruolo che tante donne già svolgono in vari ambiti dalla catechesi alla carità. È tempo di compiere scelte nuove per consentire un coinvolgimento maggiore delle donne nella vita della Chiesa. Gli ultimi due Motu proprio del Papa, Spiritus Domini (10 gennaio 2021) e Antiquum Ministerium (10 maggio 2021), vanno proprio in questa direzione e attendono adesso dalla CEI e da ciascun Pastore la sapienza di una loro declinazione nella prassi ecclesiale quotidiana”.

Le ultie parole del discorso sono anche un passaggio di testimone. Dopo aver ringraziato il segretario generale, monsignor Stefano Russo, chiamato dal Papa ad essere il pastore della diocesi di Velletri Segni (“Ho potuto apprezzare, come immagino ha fatto anche ciascuno di voi, la delicatezza del suo tratto umano. Anche quando le problematiche da affrontare sono state difficili, don Stefano ha cercato sempre le soluzioni migliori, Ho potuto apprezzare, come immagino ha fatto anche ciascuno di voi, la delicatezza del suo tratto umano. Anche quando le problematiche da affrontare sono state difficili, don Stefano ha cercato sempre le soluzioni migliori”) e il vicepresidenti, come pure tutto il personale ecclesiastico e laico della Cei, Bassetti ha concluso: “il cammino compiuto con ciascuno di voi: è stato un percorso che mi ha arricchito umanamente e spiritualmente. Abbiamo vissuto con intensità una dimensione che il Concilio Vaticano II ha evidenziato: la collegialità episcopale. Non è uniformità, ma esperienza di comunione nelle diversità. Con l’unico scopo indicato da san Paolo: «edificare la Chiesa». La nostra fraternità è un dono che il tempo non cancella e che potrà solo crescere con la preghiera”.

Mimmo Muolo

© Avvenire, martedì 24 maggio 2022

Prossimi eventi