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Assemblea Cei. «Prima la persona, ricostruiamo le relazioni»

Cominciano ad affiorare i primi temi del cammino sinodale: attenzione massima alla persona, anche in relazione a dibattiti di attualità come quello sul ddl Zan

Rigenerazione delle relazioni. Attenzione massima alla persona, anche in relazione a dibattiti di attualità come quello sul ddl cosiddetto “zan”. Percorsi formativi adeguati e soprattutto riscoperta dei rapporti intergenerazionali. Cominciano ad emergere anche alcuni nuclei contenutistici del cammino sinodale della Chiesa italiana. E a esplicitarli davanti ai giornalisti sono stati i due nuovi vicepresidenti della Cei, Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari (per l’area Centro), e Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi per l’area Nord.

L’assemblea dei vescovi in corso a Roma li ha eletti martedì sera 25 maggio. Accento forte, in particolare, sulle relazioni e sull’educazione. “Occorre rigenerare le relazioni – ha detto Castellucci -: non solo una generica speranza, perché rischierebbe di essere un’illusione, dato che il panorama attuale dimostra che la pandemia non è solo un’emergenza sanitaria, ma un’emergenza educativa, sociale ed economica che continuerà a far sentire i suoi effetti”. Quindi, al di là di generiche speranze, ciò che serve è “una nuova nascita perché con la pandemia qualcosa è morto. Non solo le persone, ma una consapevolezza di sé troppo ottimistica, fondata sull’efficientismo e sulle conoscenze tecnologiche. Ci siamo accorti che siamo vulnerabili. Dunque è grande il desiderio di ricreare dei rapporti. Qualcuno sarà tanto ammaccato da non voler uscire di casa, ma se gli diamo la possibilità tornerà la voglia di uscire e di recuperare la vita sociale”.

“Con la pandemia – è anche il parere di Baturi - il lutto, il dolore, la malattia sono diventati il tema politico per eccellenza: ci siamo posti di nuovo il tema dell’uomo e del suo destino. Siamo inevitabilmente soggetti all’imprevisto. Viene in mente quella scritta sugli scatoloni: ‘fragile, maneggiare con cura’. E la cura significa guardare la persona con attenzione, rispetto, affetto, senza far finta di non vedere. Sarà difficile un ritorno al passato le cui iniquità sono esplose: l’incidenza della pandemia non è stata uguale per tutti”.
Determinante sarà a questo proposito il tema della formazione. “Che non interessa soltanto la Chiesa, ma anche molte parti della società: se si perde la connessione tra le generazioni, il futuro è particolarmente cupo”, ha fatto notare Castellucci. “La questione intergenerazionale, di cui i vescovi hanno parlato nel Convegno di Verona nel 2006, è uno dei temi che stanno più a cuore al Papa e alla Chiesa”, ha ricordato il presule, facendo notare che “nelle diocesi e nelle parrocchie c’è l’impegno a rimettere in moto tante forme di educazione”, anche approfittando della recente istituzione del ministero del catechista tramite il Motu Proprio del Papa. In tutte le diocesi, inoltre, è presente il Servizio per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, caratterizzato da “un’attenzione formativa, di prevenzione e di formazione affettiva”. Tanto più che bisogna raccogliere le sfide di quella cattiva catechista che è spesso certa televisione e gran parte dei social. “Spesso siamo come Davide davanti a Golia, ma bisogna creare alleanze con la scuola e le altre agenzie educative”.

I giovani saranno materia del Sinodo, quindi. Va ascoltato il grido del “disagio giovanile che anche la pandemia ha evidenziato”. La Chiesa, ha assicurato ancora Castellucci, “è particolarmente vicina a questa fascia di età, che non è stata sotto i riflettori. E’ un grido silenzioso, ma molto profondo, che dice molto del bisogno di senso e di relazione in questo nostro tempo”. Monsignor Baturi, a tal proposito ha citato una frase rivoltagli da un gruppo di giovani: “Non considerateci solo un problema”. “C’è dentro una voglia di impegno – ha commentato – e una prospettiva ampia che dobbiamo saper intercettare e a cui rispondere con proposte adeguate. I giovani non sono un problema, sono un grande ricchezza”.

Una domanda ha riguardato il ddl Zan sull'omofobia. “Sempre prima la persona”, ha risposto Baturi, ricordando i principi fondanti contenuti nei due comunicati emessi dalla Presidenza della Cei sul disegno di legge. Si tratta, ha spiegato, di principi che “riguardano tre grandi questioni: la difesa della persona contro ogni violenza e discriminazione, perché la persona viene sempre prima di ogni possibile riduzionismo e caratterizzazione e merita assoluto rispetto; la tutela amplissima della pluralità di opinioni e la libertà di esprimerle, senza paura di meccanismi sanzionatori che potrebbero generare intolleranza; il confronto franco e libero su temi portanti come quello dell’identità, su cui il legislatore è chiamato ad intervenire al termine di un percorso di dibattito che deve avvenire soprattutto nella società”. “Si tratta di principi che dovranno comporsi, e che convergeranno su una posizione certamente unitaria”, l’auspicio del vescovo.

Infine una domanda anche sulla tragedia del Mottarone. “Abbiamo già espresso il nostro dolore e la nostra preghiera con il Papa presente. Gli aspetti penali legati agli ulteriori sviluppi li lasciamo ai magistrati inquirenti”, ha detto monsignor Castellucci, nella sua qualità di neoeletto vicepresidente della Cei per il Nord. “Il segno di speranza è il bimbo sopravvissuto, Eitan, che sembra si stia riprendendo, come un piccolo fiore sbocciato da una tragedia immane, da cui dobbiamo imparare il silenzio mediatico sul senso della vita, la preghiera orante e la mano tesa”, ha proseguito il vescovo, secondo il quale quello che viene da Eitan “è un appello”. “I bambini soli – ha spiegato – sono come una spada che entra nel nostro cuore e che ci fa capire che il mondo non è una fiaba dorata, ma è fatto di solitudini che gridano dalle relazioni”.

L’assemblea ha anche eletto i presidenti delle 12 Commissioni episcopali. QUI L'ELENCO

Mimmo Muolo

© Avvenire, mercoledì 26 maggio 2021

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