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Avvento, tempo di vigilanza

Papa Francesco, all'Angelus, spiega il Vangelo della prima domenica di Avvento. Le pagine di Matteo parlano del giudizio finale e noi, dice Bergoglio, dobbiamo prepararci a quell'incontro con speranza e fiducia

«In questo tempo di Avvento, siamo chiamati ad allargare l’orizzonte del nostro cuore, a farci sorprendere dalla vita che si presenta ogni giorno con le sue novità». Papa Francesco spiega il Vangelo della prima domenica di Avvento affacciandosi dalla finestra del palazzo apostolico per il consueto Angelus. «Oggi nella Chiesa inizia un nuovo anno liturgico, cioè un nuovo cammino di fede del popolo di Dio», dice Francesco chiarendo che «la pagina del Vangelo ci introduce in uno dei temi più suggestivi del tempo di Avvento: la visita del Signore all’umanità. La prima visita è avvenuta con l’Incarnazione, la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme; la seconda avviene nel presente: il Signore ci visita continuamente, ogni giorno, cammina al nostro fianco ed è una presenza di consolazione; e infine ci sarà la visita ultima, che professiamo ogni volta che recitiamo il Credo: "Di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti"».

E nella prima domenica di Avvento il Vangelo parla proprio di questa ultima venuta, alla fine dei tempi. «La Parola di Dio fa risaltare il contrasto tra lo svolgersi normale delle cose, la routine quotidiana, e la venuta improvvisa del Signore», sottolinea il Papa. Il Vangelo riprende le parole di Gesù: «Come nei giorni che precedettero il diluvio, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti». E il Papa commenta: «Sempre ci colpisce pensare alle ore che precedono una grande calamità: tutti fanno le cose solite senza rendersi conto che la loro vita sta per essere stravolta. Il Vangelo non vuole farci paura, ma aprire il nostro orizzonte alla dimensione ulteriore, più grande, che da una parte relativizza le cose di ogni giorno ma al tempo stesso le rende preziose, decisive. La relazione con il Dio-che-viene-a-visitarci dà a ogni gesto, a ogni cosa una luce diversa, uno spessore, un valore simbolico. Da questa prospettiva viene anche un invito alla sobrietà, a non essere dominati dalle cose di questo mondo, dalle realtà materiali, ma piuttosto a governarle. Se, al contrario, ci lasciamo condizionare e sopraffare da esse, non possiamo percepire che c’è qualcosa di molto più importante: il nostro incontro finale con il Signore che viene per noi».

Ed è questo «l’importante, questo incontro e le cose di tutti i giorni che devono essere indirizzate a questo orizzonte». Francesco conclude: «È un invito alla vigilanza, perché non sapendo quando Egli verrà, bisogna essere sempre pronti a partire» fidandosi del Signore e non dipendendo «dalle nostre sicurezze, dai nostri schemi consolidati, perché il Signore viene nell’ora in cui non immaginiamo. Viene per introdurci in una dimensione più bella e più grande».

Annachiara Valle

© Famiglia Cristiana, 27 novembre 2016