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Bari. Bassetti: il Mediterraneo, oggi ridotto a una tomba, torni mosaico di culture

Il presidente della Cei apre l'incontro dei vescovi e cita La Pira. E ricorda che le migrazioni non cesserano fino a quando non ci sarà pace, giustizia ed equità economica

«Il Mediterraneo torni ad essere quello che fu». Il cardinale Gualtiero Bassetti cita Giorgio La Pira, per aprire l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, promosso dalla Chiesa italiana e al quale partecipano 58 vescovi cattolici delegati provenienti da 20 Paesi.

Il contesto è quello del Castello Svevo di Bari, sede delle riunione, iniziata nel pomeriggio di oggi 19 febbraio. Il panorama ha invece l'ampiezza del Mare nostrum «mosaico delle culture e delle tradizioni cristiane», che oggi, denuncia il presidente della Cei, «è ridotto a tomba di migliaia di fratelli». Per questo il porporato invoca fin dall'inizio del suo discorso pace e giustizia, per far fronte ai mali della guerra, della violenza, del «caos incontrollato». «Quanta sofferenza, quanta ingiustizia, quanta indifferenza». «Dobbiamo dire basta a questa politica fatta sul sangue dei popoli», afferma Bassetti. «C'è una frontiera invisibile che separa i popoli della miserie da quelli del benessere».

Perché, spiega, è proprio la povertà che rende instabili queste aree.

E in questo compito il cardinale indica con chiarezza il ruolo delle Chiese. In particolare la loro vocazione a «essere Chiese che ritornano costantemente alle sorgenti della fede, per trasmettere ai giovani e alle future generazioni la bellezza e la gioia del Risorto; essere Chiese delle beatitudini, attente a far germinare una nuova cultura del Mediterraneo, che non può che essere cultura dell’incontro e dell’accoglienza, pena il disordine incontrollato, l’impoverimento diffuso e la distruzione d’intere civiltà; essere Chiese della profezia, rispetto a ogni sistema di potere e di arricchimento che genera indifferenza, paure, chiusure e, quindi, iniquità, oppressione, guerre, crimini contro l’umanità; essere Chiese dei “martiri mediterranei” che sanno riconoscere i segni dei tempi e sono capaci di dialogo per “disarmare” ogni uso blasfemo del nome di Dio in odio al fratello».

Il presidente della Cei fa anche riferimento alle persecuzioni dei cristiani, ma dipinge il suo quadro all'insegna della speranza. «I problemi, con cui ci misuriamo, costituiscono uno stimolo ulteriore a superare, noi per primi, le barriere che attraversano il Mediterraneo e a intensificare l’incontro e la comunione fra di noi. Ne avvertiamo la responsabilità e l’urgenza, convinti come siamo che la tessitura di relazioni fraterne è condizione per partecipare al processo d’integrazione».

Il cardinale Bassetti tocca i diversi problemi che hanno come loro epicentro il Mediterraneo. Le migrazioni ad esempio. «Noi vescovi non possiamo vedere la questione dei migranti in maniera settorializzata, come se fosse solo un problema di ‘esodi’ che impoveriscono i nostri territori o di ‘arrivi’ che destabilizzano», dice. «Per noi il povero che parte o che decide di restare, che arriva e che troppo spesso muore durante il viaggio o conosce sofferenze e ingiustizie indicibili è Cristo che emigra, resta, soffre, bussa alle nostre porte».

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C'è poi «la questione della guerra, dell’iniquo sistema economico, la questione ecologica». Tali questioni «vanno viste in maniera organica, da più punti di vista, altrimenti non è possibile individuare le strade adeguate per affrontarle». Inoltre è bene affrontare i problemi in senso sinodale. così come vuole fare l'incontro di Bari. Bassetti ha anche posto la questione della cittadinanza.

«È una questione che si pone in maniera nuova anche per i paesi di antica tradizione democratica con le sfide dell’accoglienza, dell’integrazione dei migranti, dello spazio pubblico reclamato da tutte le religioni, paesi che si ritrovano a fare i conti con la pericolosa tentazione a involuzioni identitarie che minano il fondamento dei diritti inviolabili della persona». Perciò il porporato invita a «disarmare ogni uso blasfemo del nome di Dio in odio al fratello».

Infine il presidente della Cei ritorna sulle divisioni economiche: «È stata tradita la promessa di sviluppo dei popoli usciti dagli iniqui sistemi coloniali del secolo scorso, sono ridotte le capacità degli Stati più ricchi di condurre politiche sociali inclusive, c’è un nesso inscindibile fra la povertà e l’instabilità dell’area mediterranea».

«Non potrà esserci pace senza miglioramento di vita nelle aree depresse del Mediterraneo e nell’Africa sub-sahariana – prosegue il cardinale – non potrà esserci sviluppo (ecologicamente sostenibile) senza che cambino le regole che sottostanno ad una economia dell’iniquità che uccide. Non potrà esserci arresto delle crisi migratorie e umanitarie senza che – oltre alla cessazione delle guerre – sia restituito a ogni uomo e a ogni donna, cittadini del mondo, il diritto di restare nella propria patria a costruire un futuro migliore per sé e per la propria famiglia, e senza che a questo diritto sia affiancato anche l’altro: quello di spostarsi! Liberi di partire, liberi di restare è la linea che come Conferenza episcopale italiana ci siamo dati nella nostra azione solidale nei confronti dei popoli impoveriti del sud del mondo».

Dopo l'intervento del porporato ci sono stati i saluti del sindaco di Bari, Antonio Decaro e del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. E infine l'intervento del vice presidente della Cei, il vescovo di Acireale Antonino Raspanti. «In questo bacino è richiesto un maggior coraggio al processo del perdono e della riconciliazione, alla corresponsabilità e alla fraternità? Il suono delle parole ‘Dov’è Abele, tuo fratello?’ diventa qui tuono assordante». Perciò, ha concluso, «non possiamo limitarci alla denuncia dei crimini e delle ingiustizie, che non dobbiamo peraltro negligere. Abbiamo il dovere di indicare come la strada nella quale il Mediterraneo è immesso sia connessa con il piano divino di salvezza in Cristo, quanto se ne allontani e dove Dio vuole che indirizziamo i nostri passi per rimanere fedeli a lui, Signore della storia».

Mimmo Muolo, inviato a Bari

© Avvenire, mercoledì 19 febbraio 2020