Basilica di San Nicola di Bari, tempio dell’ecumenismo. Ora come 50 anni fa
Il ruolo ecumenico della Basilica è stato sempre riconosciuto. Addirittura, San Giovanni Paolo II, per il novecentenario della traslazione dei resti di San Nicola da Myra a Bari, promulgò una altra Costituzione apostolica, la Nova Canonica Ordinatio, che esordiva raccontando che la storia di 900 anni di vita offre una chiara testimonianza del ruolo che la Basilica ha avuto e continua ad avere per l'incremento del culto, nella Chiesa cattolica e in quella ortodossa, del Santo Vescovo di Myra, il cui corpo è ivi custodito”.
La tomba di San Nicola, insomma, come luogo ecumenico di eccellenza. Non è un caso che si pensò proprio a Bari come il territorio neutro dove fare incontrare Benedetto XVI e il Patriarca Ortodosso Kirill, per un incontro che non poté avvenire né con Benedetto XVI né con Giovanni Paolo II, e che invece ha potuto avere luogo due anni fa all’Avana, a Cuba, lontano dall’Europa.
Non è un caso che però il ruolo ecumenico di questa Basilica si è proprio rafforzato in quest’ultimo anno e mezzo.
Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I l’ha visitata più volte, e a dicembre 2016 vi ha anche ricevuto il Premio San Nicola di Bari al culmine di un viaggio in Puglia tutto teso a chiedere all’Europa di guardare ad Oriente.
Il Patriarcato di Mosca è stato spesso stato presente nella Basilica con il metropolita Hilarion, a capo delle Relazioni Esterne del Patriarcato, che ha tra l’altro partecipato alle celebrazioni che hanno portato alla prima, storica, traslazione delle reliquie di San Nicola in Russia, anche questo un frutto dell’incontro dell’Avana.
E dal 2017, la festa di San Nicola è stata proclamata memoria obbligatoria per la Chiesa cattolica, dando seguito al grande afflusso di fedeli che arrivavano a Bari dal mondo orientale per rendere omaggio al Santo di Myra.
Non colpisce, dunque, che i Papi abbiano attribuito tanta importanza alla Basilica. La Costituzione “Basilicae Nicolaitanae” fu promulgata l’11 febbraio 1968 dal Beato Paolo VI, ed elevava appunto la Basilica al rango di Basilica Pontificia, “con tutti i diritti e i privilegi che spettano ai templi insigniti di tale titolo”, tra cui quello di un legato pontificio, che è l’arcivescovo pro-tempore di Bari.
La costituzione di Paolo VI conservava le stesse norme della Costituzione Apostolica Sacris in aedibus di Pio XII, promulgata nel 1951, che affida Basilica ed edifici annessi ad nutum Sanctae Sedis all’ordine dei predicatori.
Per Paolo VI, si trattava di aggiornare le norme seguendo il Concilio, ridefinendo diritti e doveri di Santa Sede, arcivescovo di Bari e Frati dell’Ordine dei Predicatori in riferimento all’importanza che la Basilica ha acquisito “non solo per l’intera città, ma anche per tutta la cattolicità, in quanto ha contribuito in ogni tempo a dare impulso al movimento ecumenico”.
Attività ecumeniche riconosciute poi da San Giovanni Paolo II con la costituzione del 1989, in cui viene riconosciuto che “grazie alle sagge e pastorali direttive della Santa Sede e del Delegato Pontificio in persona dell’arcivescovo pro-tempore di Bari” le attività ecumeniche “hanno configurato la specifica vocazione della Chiesa locale di Bari e di tutta la Puglia”.
Una vocazione ecumenica che continua ancora oggi, e porta concreti frutti attraverso un ecumenismo di popolo che si è potuto vedere proprio nei milioni di russi che sono andati a rendere omaggio alla reliquia di San Nicola a Mosca e a San Pietroburgo.
Andrea Gagliarducci
© www.acistampa.com, giovedì 15 febbraio 2018