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Ci lascia Don Riboldi,vescovo anticamorra: con le sue battaglie contribuì a rompere il muro di omertà

Nel 1968 nel Belice si trovò a fronteggiare lo stato d'emergenza causato dal terremoto che sconvolse la terra trapanese, fronteggiando assieme ai suoi parrocchiani le prepotenze della mafia. Nel 1978 - nominato vescovo di Acerra, anch'essa terra di gravi problemi sociali - concentrò il suo impegno contro la camorra
Si fece voce dei terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche. Fu Pastore in terra di camorra, in anni in cui i morti si contavano a centinaia. Prete-terremoto, vescovo anticamorra: è morto monsignor Antonio Riboldi, per tutti don Antonio, vescovo emerito di Acerra (Napoli). Il decesso all'alba, a 94 anni, a Stresa, in Piemonte, presso la casa dei rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. A darne l'annuncio la Curia di Acerra dove è stato vescovo dal '78 al 2000. I funerali martedì alla Cattedrale di Acerra. Si fece voce dei terremotati del Belice Nel 1951 divenne sacerdote dopo essere entrato a far parte dell'Istituto della carità (meglio conosciuti come Rosminiani). Nel 1958 fu inviato in una parrocchia della Valle del Belice, dove si trovò nel 1968 a fronteggiare lo stato d'emergenza causato dal terribile terremoto che sconvolse la terra trapanese, fronteggiando assieme ai suoi parrocchiani le prepotenze della mafia, organizzando la loro lotta per ottenere una casa e abitando per anni, come loro, in una baracca di legno. In quegli anni partecipò a cortei e manifestazioni davanti al Parlamento in difesa delle richieste dei suoi concittadini e collaborò con diverse persone legate alla vita politica e istituzionale del paese, fra questi il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e l'onorevole Piersanti Mattarella.
ITALIA Collaborò con il generale Dalla Chiesa Ci lascia Don Riboldi,vescovo anticamorra:con le sue battaglie contribuì a rompere il muro di omertà Nel 1968 nel Belice si trovò a fronteggiare lo stato d'emergenza causato dal terremoto che sconvolse la terra trapanese, fronteggiando assieme ai suoi parrocchiani le prepotenze della mafia. Nel 1978 - nominato vescovo di Acerra, anch'essa terra di gravi problemi sociali - concentrò il suo impegno contro la camorra Tweet 10 dicembre 2017 Si fece voce dei terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche. Fu Pastore in terra di camorra, in anni in cui i morti si contavano a centinaia. Prete-terremoto, vescovo anticamorra: è morto monsignor Antonio Riboldi, per tutti don Antonio, vescovo emerito di Acerra (Napoli). Il decesso all'alba, a 94 anni, a Stresa, in Piemonte, presso la casa dei rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. A darne l'annuncio la Curia di Acerra dove è stato vescovo dal '78 al 2000. I funerali martedì alla Cattedrale di Acerra. Si fece voce dei terremotati del Belice Nel 1951 divenne sacerdote dopo essere entrato a far parte dell'Istituto della carità (meglio conosciuti come Rosminiani). Nel 1958 fu inviato in una parrocchia della Valle del Belice, dove si trovò nel 1968 a fronteggiare lo stato d'emergenza causato dal terribile terremoto che sconvolse la terra trapanese, fronteggiando assieme ai suoi parrocchiani le prepotenze della mafia, organizzando la loro lotta per ottenere una casa e abitando per anni, come loro, in una baracca di legno. In quegli anni partecipò a cortei e manifestazioni davanti al Parlamento in difesa delle richieste dei suoi concittadini e collaborò con diverse persone legate alla vita politica e istituzionale del paese, fra questi il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e l'onorevole Piersanti Mattarella. La missione e le battaglie in terra di camorra Il 25 gennaio 1978 il papa Paolo VI lo aveva nominato vescovo della diocesi di Acerra, anch'essa terra di grandi problemi sociali. Qui concentrò il suo impegno contro la camorra: attraverso dure prediche ed esortazioni fatte in chiesa e con la sua azione di persuasione tra i suoi parrocchiani, contribuì a rompere il muro di omertà, suscitando pentimenti e collaborazioni con la giustizia. Lo stesso boss Raffaele Cutolo volle incontrarlo durante la sua detenzione per potersi confessare. Monsignor Riboldi fu anche in prima linea sul fronte della battaglia per l'ambiente nella Terra dei fuochi. Per l'alto prelato quello fu un momento difficile, tanto che in una intervista rilasciata in occasione dei suoi 90 anni confidò: "Parlavo spesso con mia madre. Gli raccontavo delle mie paure nel fronteggiare la camorra. E lei un giorno - con tono fermo - mi guardò e mi disse queste parole, che non dimenticherò mai: meglio un vescovo ammazzato che codardo". L'apostolato nelle carceri per incontrare gli ex terroristi Negli anni ottanta ha svolto il suo apostolato anche in diverse carceri italiane, dove ha incontrato numerosi "pentiti" della lotta armata. Il 7 dicembre 1999 vengono accettate le sue dimissioni secondo quanto stabilito dal codice di diritto canonico. Dal 1999, anno della morte di mons. Clemente Riva, Riboldi resta l'unico vescovo ancora vivente al mondo dell'ordine Rosminiano (Istituto della carità). Si è molto parlato negli anni passati di una sua possibile elevazione alla porpora cardinalizia: sarebbe stato il primo dei Rosminiani a riceverla. Il 12 novembre 2000 partecipò all'inaugurazione del Cineteatro Incontro della parrocchia di Besnate, che dopo più di 70 anni dalla sua prima apertura, venne ristrutturato con le nuove tecnologie Dolby Digital. Ha conferito l'ordinazione episcopale a Gennaro Pascarella. Il suo impegno nei media a favore degli ultimi Impegnato in molte attività da conferenziere, Riboldi è stato direttore responsabile del mensile Amici di Follereau dell'Associazione italiana amici di Follereau che dal 1961 realizza iniziative in favore degli ultimi nei paesi del sud del mondo. Ha preso inoltre parte alla rubrica a carattere religioso del Giornale Radio di Radiouno, Ascolta si fa sera. In occasione del compimento dei suoi 90 anni di vita, la casa editrice Mondadori, ha pubblica to nel gennaio 2013, un libro dal titolo 'Ascolta si fa sera. Brevi pensieri oltre gli affanni della giornata': nel testo sono racchiusi i suoi interventi alla trasmissione radiofonica della Rai. Il 30 maggio 2015, nella sede del Consiglio Comunale della città di Acerra, l'amministrazione riunita in seduta solenne gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
 
© www.rainews.it, domenica 10 dicembre 2017
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