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Corrotti e mafiosi, il Vaticano pensa alla scomunica

Dopo il convegno del giugno scorso alla Casina Pio IV, un gruppo di lavoro del dicastero per lo Sviluppo umano integrale sta approfondendo la possibilità, a livello giuridico e dottrinale, di scomunicare per «corruzione e associazione mafiosa»

Un decreto che consenta di scomunicare corrotti e mafiosi in linea con il magistero della Chiesa e di papa Francesco. È il documento al quale sta lavorando il gruppo di lavoro che ha dato vita al seminario sulla corruzione in Vaticano nei giorni scorsi. L’obiettivo, spiega una nota del Vaticano, è arrivare «all'elaborazione di un testo condiviso che guiderà i lavori successivi e le future iniziative. Tra queste, si segnala al momento la necessità di approfondire, a livello internazionale e di dottrina giuridica della Chiesa, la questione relativa alla scomunica per corruzione e associazione mafiosa».

Il Vaticano ricorda che al summit internazionale del 15 giugno hanno partecipato circa cinquanta tra magistrati anti-mafia e anti-corruzione, vescovi, personalità di istituzioni vaticane, degli Stati e delle Nazioni Unite, capi di movimenti, vittime, giornalisti, studiosi, intellettuali, e alcuni ambasciatori. Un incontro in cui è stato ribadito che «la lotta alla corruzione e alle mafie, si è detto, è una questione non solo di legalità, ma di civiltà».

Il testo sulla scomunica per corruzione e associazione mafiosa è attualmente ancora in fase di elaborazione presso il dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale istituito da Francesco e attivo dal 1° gennaio 2017. All’interno di questo organismo, affidato alla guida del cardinale ghanese Peter Turkson, sono confluite le competenze dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace, “Cor unum”, della Pastorale per i migranti e gli itineranti e della Pastorale per gli operatori sanitari. Tutti e quatro dicasteri contestualmente soppressi da Bergoglio che ha voluto così razionalizzare le competenze della Curia romana.

 

La scomunica di Francesco ai mafiosi il 21 giugno 2014

 

Proprio il cardinale Peter Turkson ha motivato il summit sulla corruzione che si è tenuto in Vaticano: «Abbiamo pensato questo incontro per far fronte a un fenomeno che conduce a calpestare la dignità della persona. Noi vogliamo affermare che non si può mai calpestare, negare, ostacolare la dignità delle persone. Quindi spetta a noi, con questo dicastero, saper proteggere e promuovere il rispetto per la dignità della persona. E per questo cerchiamo di attirare l'attenzione su questo argomento». Sulla stessa linea l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, già Osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni specializzate delle Nazioni Unite, a Ginevra e alla Organizzazione mondiale del commercio, che ha spiegato come il fine della giornata di lavoro sia stato quello di «sensibilizzare l'opinione pubblica, identificare passi concreti che possano aiutare ad arrivare a delle politiche e delle leggi eventualmente che prevengano la corruzione, perché la corruzione è come un tarlo che si infiltra nei processi di sviluppo per i Paesi poveri o nei Paesi ricchi, che rovina le relazioni tra istituzioni e tra persone. Quindi lo sforzo che stiamo facendo è quello di creare una mentalità, una cultura della giustizia che combatta la corruzione per provvedere al bene comune».

Papa Francesco il 21 giugno 2014 in visita alla diocesi di Cassano allo Jonio, in Calabria, pronunciò parole durissime nei confronti dei mafiosi: «Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!». Parole che non erano nel testo preparato, ma che Bergoglio pronunciò a braccio. Nel 1993, era stato Giovanni Paolo II da Agrigento a lanciare un anatema contro la mafia un anno dopo gli omicidi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Antonio Sanfrancesco

© www.famigliacristiana.it, sabato 17 giugno 2017

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