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Da Roma a Napoli, 20mila musulmani nelle chiese. Per dire no all'odio

Anche in Italia, come in Francia, in tante chiese comunità cristiana e islamica fanno argine contro il terrorismo, dopo l'uccisione di padre Hamel

L'incontro a Roma in Santa Maria in Trastevere

Davanti l’altare di Santa Maria in Trastevere. Seduti. L'imam delle moschea di Centocelle (e rappresentante dell'Ucoii), Mohammed Ben Mohammed, l'imam della Magliana, Sami Salem, e l'imam di via Candia, Mohammed Hassan Abdelghaffar. La Messa delle dieci e trenta. Tanta gente, chiesa piena, nessuna paura.

Dopo l’assassinio di padre Jacques Hamal, nella chiesa di Saint Etienne du Rouvray, è stato raccolto l’invito dei vertici del Consiglio francese del culto musulmano a partecipare alla Messa di oggi e «possibilmente nella parrocchia cattolica più vicina», invito poi fatto proprio e rilanciato da alcune organizzazioni islamiche del nostro Paese. Le adesioni sono state circa ventimila e fedeli di religione musulmana, spesso insieme ai loro imam, hanno partecipato alla Messa in tutta Italia, da sud a nord.

Col ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che su twitter ringraziava «tutti gli italiani musulmani che indicano alle loro comunità la via del coraggio contro il fondamentalismo». E hanno spiegato chiaramente perché sono venuti qui, in chiesa, prendendo la parola al termine della Messa: «Per ricordare padre Hamal – dice Ben Mohammed, a Santa Maria in Trastevere appunto -, la sua generosità è stata stroncata con un atto terribile, criminale, non c’è peggio di questo. Un atto al di fuori di ogni valore e dio ogni fede. Mostruoso, pazzesco, le parole non sono sufficienti a descriverlo».

Un atto eseguito urlando “Allah hakbar”, «parole preziose, fondamentali nella spiritualità dell’Islam, vengono strumentalizzate per uccidere innocenti, persone che pregano Dio».

Entrando in chiesa hanno salutato don Riccardo Mensuale della Comunità di Sant'Egidio (che in questa parrocchia è di casa), poi hanno preso posto al primo banco. «L’islam e il cristianesimo hanno la stessa fonte - sottolinea Sami Salem -, ecco perché questa non è una guerra religiosa. Dice Allah nel Corano che uccidere un uomo innocente è come uccidere l’umanità. Spero che ci rivedremo, qui, dopo la vittoria su quella maledizione che è il terrorismo».

Proprio don Riccardo l’aveva detto poco prima: «È importante essere tutti qui, insieme oggi». L’imam Ben Mohammed aveva ricordato che «nel discorso di venerdì ho invitato i fedeli a denunciare chiunque sia intenzionato a fare un danno alla società».

La "soddisfazione" della Cei

Esprime soddisfazione per la presenza dei musulmani in chiesa, oggi, il portavoce della Conferenza episcopale italiana, don Ivan Maffeis da Cracovia: "Non è certo una mescolanza di identità, ma il fatto che davanti ad una tragedia che colpisce tutti, soprattutto i musulmani, c`è comunque la volontà di andare verso l'altro", ha commentato don Ivan Maffeis da Cracovia.

Pino Ciociola

© Avvenire, 31 luglio 2016

 

Cattolici e musulmani da Milano: chi voleva distruggere ha costruito ponti

Foto Lapresse

"Chi voleva distruggere in realtà ha solo costruito ponti". L’imam Muhyiddin Bottiglioni, della Comunità religiosa islamica italiana, e don Paolo Croci, vicario parrocchiale, si abbracciano davanti all’altare della chiesa di Santa Maria di Caravaggio, a Milano, poco prima dell’inizio della Messa delle 11.

E’ questo il gesto scaturito dai fatti di Rouen. Il sacerdote e Bottiglioni lo condividono con altri imam (tra loro Abd al-Hakim Carrara e Abd as-Sabur Turrini) e rappresentanti di centri islamici e associazioni. La loro diventa una testimonianza storica. Per i musulmani, una "vicinanza fraterna e sacrale ai fratelli cristiani"; per la comunità che accoglie è un passo che cementa un percorso di dialogo, e colloca un altro mattone sulla via della reciproca conoscenza.

La delegazione musulmana, che annovera il Coreis, la Casa della comunità islamica di via Padova, gli islamici somali e quelli di rito Sufi, si compone di una decina di persone. E trova posto nei primi due banchi della parrocchia milanese presa d’assalto da giornalisti e fotografi. Telecamere e microfoni non distraggono però i fedeli che la domenica si ritrovano qui per la Messa.

Anzi, la gente apprezza: "E’ il momento di compiere gesti che avvicinino", dichiara una signora che da decenni frequenta la parrocchia. Ma anche due giovani fidanzati non hanno dubbi: "Non sapevamo di questo appuntamento, ma è stato bello vedere in chiesa persone di una diversa religione. Dio è uno solo" "In questo posto – dice don Croci - noi troviamo la forza per vivere il presente e per costruire il nostro futuro. In questo momento il futuro è più vicino".

Tocca a Bottiglioni parlare a nome degli ospiti: "Con questo saluto – dice - vogliamo dare un segno concreto di profondo rispetto della sacralità della vita, dei luoghi di culto, dei riti e dei ministri del cristianesimo. E’ una testimonianza di compartecipazione che si realizza in tante chiese: da Lille ad Agrigento, da Marsiglia a Vicenza, da Parigi a Roma e Milano".

Questo è, prosegue l’imam, "un segno concreto, non teorico o di circostanza" che vuole contribuire a edificare "uno spirito di riconoscimento reciproco" e di "coesistenza pacifica cui tutti siamo chiamati". I musulmani assistono alla Messa. Lo scambio della pace, questa mattina, lascia qualcosa in più tra i fedeli. Ma sono le parole di Paolo, nella Lettera ai Romani, a far riflettere più di tutto.

Vito Salinaro

© Avvenire, 31 luglio 2016

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