Dai cattolici no al non-voto priorità famiglia, giovani, lavoro
 È quanto si legge nella nota "Abbiamo a cuore il futuro dell'Italia" del  Consiglio nazionale dell'Azione Cattolica Italiana, riunitosi a Roma  per i suoi lavori il 18 e il 19 gennaio 2013.
È quanto si legge nella nota "Abbiamo a cuore il futuro dell'Italia" del  Consiglio nazionale dell'Azione Cattolica Italiana, riunitosi a Roma  per i suoi lavori il 18 e il 19 gennaio 2013.
L'Ac ritiene che  compito della prossima legislatura sia quello di "coniugare il controllo  dei conti pubblici con una diversa e netta rimodulazione delle priorità  sociali. Prima vengono i giovani e le famiglie. Il prossimo Parlamento,  e il prossimo governo, devono avere il coraggio di puntare  sull'istruzione e la formazione, favorire l'occupazione delle giovani  generazioni e delle donne, specie al Sud, alleggerire la pressione  fiscale sui nuclei numerosi e con neonati, innovare la rete dei servizi  agli anziani e ai più deboli perché nessuno resti indietro, sostenere  l'integrazione degli immigrati anche attraverso un più agevole accesso  ai diritti di cittadinanza, credere in un'Europa unita moralmente prima  che economicamente, e nello specifico ruolo dell'Italia come ponte di  pace verso il Mediterraneo".
L'Ac esprime inoltre l'auspicio che  "si apra una stagione di riforme profonde e condivise. Riforme  economiche, ma non solo. L'Italia ha bisogno anche di una profonda  revisione delle istituzioni e dei modelli di partecipazione politica.  Chiediamo che il primo impegno del nuovo governo e del nuovo Parlamento  sia quello di porre rimedio alla vergogna dell'attuale legge elettorale,  i cui limiti sono emersi in modo lampante anche nella redazione delle  liste che ci saranno sottoposte il 24-25 febbraio".
"Ma occorrono  anche interventi profondi - prosegue l'Ac - per superare il  bicameralismo perfetto, velocizzare l'iter legislativo, riorganizzare la  presenza dello Stato sul territorio, snellire in modo drastico gli enti  intermedi, chiarire funzioni e risorse di regioni e comuni. E ancora,  si avverte l'urgenza di misure atte a cambiare strutturalmente lo stile  di chi presta un servizio pubblico. Ne citiamo due: limite di mandati  parlamentari per favorire il rinnovamento e una più ampia partecipazione  dei cittadini alla vita pubblica; regole ancora più ferree e incisive  per ridurre all'essenziale, e rendere trasparente, il finanziamento dei  costi della politica".
© Avvenire, 22 gennaio 2013
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