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Decine di migliaia all'Angelus "Grazie per l'affetto, pregate per me"

Eccezionale afflusso di fedeli questa mattina in piazza San Pietro per il penultimo Angelus di Benedetto XVI. Nel pomeriggio l'avvio degli esercizi spirituali.

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Decine di migliaia di fedeli sono giunti questa mattina in piazza San Pietro per assistere al penultimo Angelus di Benedetto XVI. Ovunque erano esposti striscioni di amicizia al Pontefice, che lunedì scorso ha annunciato la sua rinuncia al soglio pontificio. Sul colonnato si leggeva uno striscione dalla scritta ’L’incredibile libertà di un uomo afferrato da Cristo. Grazie, Santità!’. In un altro si leggeva: ’Ti abbiamo amato tantissimo. Grazie!’. Canti, cori e balli hanno animato l’atmosfera della piazza, dove erano presenti tante famiglie e anche tanti stranieri, soprattutto cittadini polacchi, portoghesi e spagnoli.

Secondo il sindaco di Roma Gianni Alemanno, presente in piazza San Pietro con i gonfaloni della città, i fedeli erano più di 100 mila, mentre padre Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha parlato di oltre 50mila.

"La Chiesa, che è madre e maestra, chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito, a ri-orientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l'orgoglio e l'egoismo per vivere nell'amore", ha pronunciato Benedetto XVI all'Angelus.

"In questo Anno della fede - ha proseguito il Papa - la Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio-base della nostra vita e della vita della Chiesa". "Ciò comporta sempre una lotta, un combattimento spirituale - ha aggiunto -, perché lo spirito del male naturalmente si oppone alla nostra santificazione e cerca di farci deviare dalla via di Dio. Per questo, nella prima domenica di Quaresima, viene proclamato ogni anno il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto".

Benedetto XVI ha invitato a "non strumentalizzare Dio per i propri fini, dando più importanza al successo e ai beni materiali". "Il tentatore è subdolo - ha detto all'Angelus -: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari".

"In questo modo, Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce", ha proseguito Benedetto XVI. "In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio", ha aggiunto con riferimento ai brani evangelici odierni sulle tentazioni di Gesù nel deserto.

"Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l'io o Dio? L'interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?".

Non bisogna "avere paura" di affrontare "il combattimento contro lo spirito del male": "l'importante è che lo facciamo con Cristo, il Vincitore", ha continuato il Papa, invitando a rivolgersi "alla Madre, Maria". "Invochiamola con fiducia filiale nell'ora della prova - ha aggiunto -, e lei ci farà sentire la potente presenza del suo Figlio divino, per respingere le tentazioni con la Parola di Cristo, e così rimettere Dio al centro della nostra vita".
"Grazie di essere venuti così numerosi! Anche questo è un segno dell'affetto e della vicinanza spirituale che mi state manifestando in questi giorni". Così Benedetto XVI si è rivolto ai fedeli al termine dell'Angelus, salutando i pellegrini di lingua italiana. "Saluto in particolare l'Amministrazione di Roma Capitale, guidata dal Sindaco, e con lui saluto e ringrazio tutti gli abitanti di questa amata Città".

"Vi ringrazio tanto per il vostro orante sostegno e la vicinanza spirituale in questi giorni particolari per la Chiesa e per me". Il Papa è stato ripetutamente e lungamente interrotto dagli applausi delle decine di migliaia di fedeli riuniti in Piazza San Pietro. "Grazie a tutti voi", ha detto più volte.
Dopo l'Angelus, Benedetto XVI ha ripetuto ai fedeli di lingua spagnola l'invito a continuare a pregare per lui.

Questo pomeriggio l'avvio degli esercizi spirituali insieme ai membri della Curia romana, la cui predicazione è affidata al cardinale Gianfranco Ravasi.

 
© Avvenire, 17 febbraio 2013
 

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