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Dossier. Giochi d'azzardo, lo Stato biscazziere

Diventa legale giocare a poker davanti al pc di casa. Boom per le bische online: 9,9 miliardi di euro all'Erario. L'esperta: i malati d'azzardo rischiano danni irreversibili

1 Se lo Stato predica bene e razzola male

 

pokerok_1797234.jpgPrima, tramite il comitato antiriciclaggio della commissione parlamentare Antimafia, lancia l'allarme affermando che il gioco d'azzardo è un settore dove si allungano i tentacoli della criminalità organizzata. Poi, per fare ancora più quattrini, lo legalizza completamente. In materia di giochi, lo Stato italiano somiglia molto a un Giano bifronte che predica bene e razzola male. «Gioco legale e responsabile», recita pudico il logo dell'Aams (Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato). Legale sicuramente, responsabile chissà visto che si tratta di azzardo.

Non bastava il diluvio di lotterie, gratta e vinci, scommesse e slot machine disseminate ovunque, adesso arriva la possibilità di giocare a poker seduti comodamente davanti al proprio computer di casa. In pratica, il casinò è a domicilio e senza neppure quell'adrenalina da tavolo verde, tra fumo di sigari e mosse d'astuzia, che per secoli ha nutrito pagine e pagine di letteratura e grande cinema, da Dostoevskij alla saga di 007, Casino Royale di Daniel Craig fino a Matt Damon.

Dopo un periodo di sperimentazione come previsto dal “decreto Abruzzo” a sostegno delle zone terremotate, dal 18 luglio, infatti, è possibile giocare a poker con la modalità cash che rispetto a quella del torneo (che nel 2010 ha fruttato 3,1 miliardi di euro sui 4,8 complessivi del comparto online) prevede che si giochi con soldi veri e puntate che vanno da un minimo di 50 centesimi a un massimo di mille euro. Secondo le stime degli operatori, a regime il nuovo gioco dovrebbe produrre un giro d'affari di 1,5 miliardi di euro al mese, suddivisi tra poker vero e proprio (800 milioni complessivi) e i giochi da Casinò come dadi, blackjack e roulette (700 milioni).

Il cash, rispetto alla modalità torneo, si differenzia nell'investimento e nel ritorno in vincita. Nel secondo si paga l'iscrizione (massimo 250 euro) e si gioca con un numero di chips virtuali (le fiches) uguale per tutti e con il meccanismo di eliminazione stile tabellone tennistico. Nel cash, invece, la quantità di chips dipende da quanto denaro si vuole mettere sul tavolo come in una normale partita dal vivo. Anche il meccanismo di vincita è diverso: nel torneo, una volta eliminati, l'unica perdita sarà quella del buy-in (l'iscrizione) mentre chi riesce a piazzarsi si prende tutto il piatto. Nel cash si vince e si perde in base ai soldi che si portano anche se per ogni sessione è posto un limite di mille euro.

«È il poker vero», annuncia ammiccante il sito di Lottomatica. Il tavolo si lascia quando si vuole ma per molti giocatori – disoccupati, giovani e spesso disperati, stando agli identikit tracciati dagli esperti – la febbre da scommessa a portata di mouse può bruciare soldi e freni inibitori. Fino alla disperazione.

 

 

2 In Italia circa 700 mila persone
patologicamente dipendenti dal gioco legale e d'azzardo

 

giocookok_1797225.jpgLo Stato biscazziere ha trovato la gallina delle uova d'oro. In tempi di crisi, infatti, fare cassa con i giochi è il modo più semplice. I dati, d'altra parte, parlano chiaro. Nel 2010 la raccolta complessiva dei Monopoli di Stato tra giochi tradizionali come lotterie e Superenalotto e quelli di nuova generazione ha raggiunto la cifra monstre di 61,4 miliardi di euro, praticamente il 4 per cento del Pil. Molto di più di una manovra finanziaria, insomma.

Complessivamente l'anno scorso il business è aumentato del 12,7 per cento ma a fare la parte del leone sono state proprio le bische online con un aumento del 34 per cento. Nelle casse dell'Erario sono finiti 9,9 miliardi di euro, di cui 1,2 provenienti dai concessionari per tasse e diritti. Nell'ultima finanziaria approvata dal Parlamento a tempo di record si prevedono entrate aggiuntive da tassazioni sui giochi per 400 milioni nel 2011, 470 nel 2012 e circa 500 nel 2013.

Nei giorni scorsi, quasi in concomitanza con il via libera al poker, il Comitato antiriciclaggio dell'Antimafia, presieduto da Luigi Ligotti (Idv), ha approvato una relazione dove si legge che «le norme vigenti e i sistemi di controllo non garantiscono la tutela dei minori», e che «la prevalenza del gioco patologico tra i giovani è diventato un problema di interesse pubblico». Dello stesso tenore le critiche di “Libera”: «Nel nostro paese», ha sottolineato in una nota l'associazione di don Luigi Ciotti, «il gioco d'azzardo colpisce una fascia di popolazione che va dai 15 agli 80 anni, ma preoccupa soprattutto perché incide sulle fasce di età che sono più esposte al mezzo telematico e hanno molto più facilità d'accesso che non siano i classici tavoli verdi».

Sulla vicenda ha chiesto l'istituzione di una commissione d'inchiesta il senatore del Pdl Raffaele Lauro che parla della legge appena entrata in vigore come di «nuova fiera delle illusioni e della disperazione». Secondo una stima dell'Eurispes, infatti, in Italia le persone patologicamente dipendenti dal gioco legale e d'azzardo – che l'Oms dal 1980 ha riconosciuto a tutti gli effetti come malattia psichiatrica – sono in circa 700 mila delle quali circa l'85 per cento sono uomini. Fra loro, il 51 per cento ha un'età compresa tra i 40 e i 50 anni, il 22 per cento tra i 50 e i 60 anni e il 6 per cento ha oltre i 60 anni. Il fenomeno è molto diffuso anche tra i giovani. Per liberare i pazienti dalla "febbre da tavolo verde" in Italia esistono quasi 200 centri. E la cura di gruppo è fra gli strumenti più adeguati.

 

 

3 Intervista alla psicologa Capitanucci:
«Per curare un malato occorrono anni di terapia.»

 

 

«Quella dei giochi d'azzardo è un'industria a tutti gli effetti che cerca di intercettare più persone possibili offrendo, per ogni target, il gioco più appropriato: i gratta e vinci per pensionati e casalinghe, le slot machines per gli uomini di mezza età, l'online per i giovani e così via». Daniela Capitanucci, psicologa e psicoterapeuta e presidente dell'associazione di promozione sociale “Azzardo e nuove dipendenze” con sede a Gallarate (Varese), non si stupisce più di tanto del via libera al poker in Rete con modalità cash. «Sono molto preoccupata», spiega, «per le conseguenze che avrà sulle persone».

Può spiegarci perché?
«Tutti i giochi online, a cominciare dal poker, sono stati fatti per attrarre prevalentemente le fasce giovanili, che con Internet hanno una grande dimestichezza, e gli uomini con una discreta cultura pokeristica».

Tutti a rischio dipendenza, secondo lei?
«Ovviamente no. Ma se nella modalità torneo, con cui si è giocato finora, era prevalente lo spirito sportivo e di competizione, con il cash resta soltanto l'azzardo puro. Non solo, rispetto a una partita con giocatori “veri” al tavolo di un casinò o fra amici, la possibilità di giocare su Internet elimina completamente tutta una serie di elementi che non sono azzardo come la capacità di giocare le carte, l'arte del bluff, la vertigine e la suspense offerte dall'avversario mentre scopre le sue carte».

Che cosa la preoccupa di più?
«La facilità di accesso che può rivelarsi devastante e rischia di innescare un meccanismo perverso. Magari all'inizio uno ci prova per diletto, poi però il fatto di dover recuperare i soldi delle perdite precedenti fa scattare una corsa che finisce, come vediamo dalle esperienze dei nostri pazienti, con i prestiti ad usura».

Quanto costa curare un malato d'azzardo?
«Molto perché occorrono tanti anni di terapia. Ai problemi di salute, come lo sviluppo di patologie cardiache o ischemie, bisogna aggiungere le relazioni familiari e sociali completamente devastate e una situazione debitoria che sfocia nei pignoramenti e in una condizione di povertà. Spesso i danni sono irreversibili».

Antonio Sanfrancesco
© Famiglia Cristiana, 22 luglio 2011
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