Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

Dossier. Pedofilia, occhio ai social network

Durante le celegrazioni della XVI "Giornata dei Bambini vittime", l'associazione Meter lancia l'allarme: le reti sociali in internet sono frequentate dai pedofili.

1 Don Di Noto: "E' un fenomeno dilagante in rete"

 

0000522507_2801724.jpgI pedofili amano i social network. “La lotta alla pedopornografia on line dovrà passare sempre più attraverso un attento lavoro di investigazione in Facebook e i suoi fratelli”. Lo afferma don Fortunato Di Noto, in occasione della XVI “GBV”, la “Giornata dei Bambini Vittime della violenza dello sfruttamento e dell’indifferenza contro la pedofilia” che si celebra in questi giorni ad Avola (Siracusa)e terminerà domenica 6 maggio a Roma.

    “I social network sono realtà comunicative straordinarie ma, proprio per questo, anche le piazze privilegiate degli adescatori di minori. E’ vero che  Facebook, il social network più diffuso al mondo, impone il limite d’età dei 13 anni a chi vuole aprirsi un profilo,  ma la falsificazione della data di nascita è così facile che lo stesso FB dichiara  esserci centinaia di migliaia di bambini con meno di 13 anni provvisti d’account. E i pedofili lo sanno”. Come funziona l’adescamento? “In genere anche il pedopornografo on-line dissimula la sua età, spacciandosi per ragazzo. E pur di raggiungere il suo obiettivo accetta il rischio di essere rintracciato. Rischio che su FB è maggiore rispetto ad altre reti. Ma la legge, purtroppo, non prevede pene pesanti”.

   Lo scorso gennaio, però, il tribunale di Milano ha condannato a tre anni un militare per aver adescato su FB una ragazzina di 12 anni, compagna della figlia, cercando di portarla nella propria abitazione. Il giudice ha considerato consumato il reato di tentata violenza sessuale anche in assenza di “atti di contatto fisico”, ma con una condotta “oggettivamente idonea a violare la libertà di autodeterminazione della vittima nella sfera della sessualità”.     Le vere gallerie dell’orrore restano, comunque, i siti pedopornografici. “rispetto al passato, la tendenza attuale è quella di offrire materiali in cui sono coinvolti minori con età sempre più bassa, fino ai neonati”, spiega il prete antipedofilia. Il moltiplicarsi delle denunce ha messo in luce la presenza in varie parte del mondo di veri e propri set fotografici allestiti dal pedo-mercato in cui “passano centinaia di bambini”. “Purtroppo è in aumento anche il fenomeno dell’autoproduzione, cioè la realizzazione di video e foto da parte degli stessi minori, che vengono pagati con ricariche telefoniche”,  aggiunge Di Noto.

0000522518_2801706.jpgProprio ai social network come “nuova frontiera delal pedofilia” è stato dedicato il convegno del 3 maggio che si è svolto ad Avola, davanti a 500 studenti delle scuole superiori, nell’ambito della XVI GBV.    Celebrata per la prima volta nel 1995 su richiesta delle famiglie della parrocchia della Madonna del Carmine, di cui è parroco don Di Noto, in seguito al tentato omicidio nei confronti di una bambina undicenne, dal 2002 la Giornata, organizzata dall’associazione Meter (www.associazionemeter.org), è diventata un appuntamento di rilievo nazionale, con patrocinio della Camera e del Senato e l’adesione ufficiale del Presidente della Repubblica Napolitano. Il 6 maggio i volontari Meter, famiglie e comunità si incontreranno a San Pietro  per concludere la Giornata con il Papa, alle ore 12, con la recita del Regina Coeli.

 

2 Ecco i numeri dell'orrore

 

Nel corso del convegno sui social network, in programma alla XVI “Giornata Bambini Vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza contro la pedofilia”  sono stati presentati in anteprima nazionale i risultati quadrimestrali dell'analisi e del monitoraggio dell'OS.MO.COP (Osservatorio Mondiale contro la pedofilia) di Meter, per il contrasto alla pedofilia e la pedopornografia nel mondo.  

     Ecco nel dettaglio la situazione della pedofilia online nel mondo: sono stati 386 i gruppi in  social network denunciati.  L’incidenza dei pedofili reali e online tocca in particolare Linkbucks (204 segnalazioni, 52,85% dei gruppi segnalati nel quadrimestre), Grouply (89 segnalazioni pari a  23,06%), Nicespace (86 con il 20,98%), VFontakte (6 con l’1,55%), Facebook (4 con l’1,04%), Netlog e Yahoo una segnalazione a testa (0,26% a testa). I siti segnalati  sono complessivamente 2.695. I domini generici (come .com, .net) sono 1.807; 500 quelli specifici (con indicazione del Paese) a cui si devono aggiungere i 386 dei gruppi sui social network.

Dall’’analisi  per continente emerge che i domini sono allocati al primo posto in Asia (314), segue Europa (125), poi America (56) e infine Africa (2) e Oceania (1). In Europa abbiamo la Russia (63) al primo posto, seguono Austria (35), Spagna (11), Italia (10), Grenada – Caraibi (3), Montenegro, Germania e  Svezia (1).  In Asia è l’India a detenere il maggior numero di domini (280). Quindi la Cina(33),Taiwan e Sri LanKa (1). In America, gli USA ne hanno 56;  seguono Oceania con l’’Isola di Tonga (1). Per ultimo l’Africa: Libia (2).

Meter nel primo quadrimestre del 2012 ha seguito 16 nuovi casi. Si tratta dei casi accolti al “Centro di Ascolto e di Accoglienza” dell’associazione per i vari tipi di abusi sui minori. Sono stati 348 i contatti telefonici al numero verde nazionale 800 45 5270. Molti genitori si sono rivolti per consulenze d’aiuto e informazioni specifiche per come affrontare situazioni di sospetto abuso e aspetti legati all’educazione e all’utilizzo di Internet.  “La Rete è un prodotto fantastico dell’’uomo, ma questi dati ci chiedono di stare attenti a spazi che sembrano di libertà ma nascondono lo sfruttamento”, ha commentato don Di Noto. “Non ci stancheremo mai di sottolineare che il fenomeno è più drammatico di quanto possiamo descrivere e che richiede una azione globale, con impegnative di risorse tali da agire globalmente”.

 

3 Le ultime inchieste contro i pedopornografi

 

Sul fronte delle indagini, l’ultima eclatante operazione antipedofilia on line è assai recente: agli inizi di marzo,  grazie alla collaborazione tra il Nit (Nucleo di investigazioni telematiche di Siracusa), la Procura  della Repubblica di Firenze, che ha coordinato le indagini, e l’Eurojust (l’organismo europeo costiuito per  la lotta alle forme più gravi di criminalità), in seguito alle denunce di Telefono Azzurro, è stata  individuata e smantellata una rete  ramificata  in tutto il mondo e con base a Dallas (Usa) che faceva capo a un italiano, un cinquantatreenne, ex-operaio, sposato, residente nella periferia di Milano.  Il pensionato aveva costituito un vero e proprio social network pedofilo a livello mondiale.

Oltre all’italiano sono finite in carcere altre nove persone: sei negli Stati Uniti, uno in Portogallo e due in Francia. Altre 112 sono indagate, di cui 14 italiane. L’inchiesta (“Operazione Nanny”)  è ancora in corso perché gli affiliati al social network pedofilo sembravano essere oltre settecento: tutti maschi di 28 diversi Paesi, dall’Arabia Saudita al Messico, dal Cile a Israele. Alla base  della rete criminale era l’uso della chat attraverso la quale i pedofili richiedevano i materiali video-fotografici specificando età, etnia e sesso dei minori. L’ipotesi di reato, per ora, è di associazione a delinquere finalizzata alla produzione e diffusione di materiale pedopornografico.    

Nel febbraio scorso, invece, grazie stavolta a una denuncia di Meter, un 63enne di Roma è stato arrestato dalla polizia postale di Catania, in flagranza di reato, per produzione e detenzione di materiale pedopornografico. L’indagine è partita dalla segnalazione dell’associazione di don Fortunato Di Noto, che aveva scoperto su Facebook un uomo sospetto che metteva sul proprio profilo immagini di bambini nudi. Un agente per mesi ha agito sotto copertura, entrando in contatto con l’uomo e scoprendo che aveva come ‘amici’ oltre 300 minorenni. La polizia ha anche scoperto nei suoi computer, durante una perquisizione, alcune immagini di atteggiamenti intimi di una bambina di sette anni, figlia di una sua cara amica. Sono in corso ancora indagini su quest’ultima vicenda, mentre il social network, su segnalazione della polizia postale di Catania, ha già cancellato il profilo dell’indagato.   

Alberto Laggia
 
© Famiglia Cristiana, 5 maggio 2012
Prossimi eventi