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Droga e gioco d'azzardo danno la stessa dipendenza

Il direttore del dipartimento antidroga, Serpelloni rilancia l’allarme: stupefacenti e gioco patologico hanno una stretta relazione E intanto l’Osservatorio Ue fotografa l’abuso di droghe nel Vecchio Continente. Consumi in calo ma la cannabis resta al top: 77 milioni di europei ammettono di averne fatto uso

«L’uso di sostanze stupefacenti e il gioco d’azzardo patologico sono strettamente correlati: chi sviluppa dipendenza dalle droghe, può svilupparla anche dal gioco perché la base neuro-fisiologica è la stessa...».

Le parole del direttore del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, Giovanni Serpelloni, descrivono l’inquietante "relazione pericolosa" fra due devastanti dipendenze, tratteggiata ieri dai nuovi dati della Relazione 2013 stilata dai suoi esperti, in procinto di essere presentata al Parlamento. Alcuni estratti sono stati anticipati ieri a Roma, insieme all’annuale Relazione europea sulle droghe, stilata dall’Osservatorio delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona (Emcdda), che descrivono un complessivo calo dei consumi delle diverse sostanze, ma la cannabis viene ancora utilizzata da 77 milioni di persone.

Droga, azzardo e alcol. Per la prima volta, spiega Serpelloni mostrando sul grande schermo alcune tabelle, sono stati incrociati i dati sull’uso di stupefacenti in Italia (relativi al 2012-2013), con quelli relativi alla frequenza di gioco: «Per chi non ha mai giocato, è stato rilevato un uso di sostanze solo nel 3% dei casi», avverte, mentre «per chi gioca tutti i giorni, dunque un giocatore problematico, c’è un uso di sostanze nel 12% dei casi». Inoltre, prosegue, «nei giovani abbiamo visto che il rapporto è ancora più evidente. Tra chi non gioca l’uso di sostanze è al 17,5%; per chi pratica i cosiddetti giochi sociali (non pericolosi) si passa al 24,4%; nel gioco problematico la percentuale arriva al 34,1%; mentre per il gioco patologico si sale, addirittura, al 41,7%». Una situazione di fragilità che potrebbe comportare anche un rapporto più frequente con gli alcolici: «Il giocatore problematico o patologico – ragiona il capo del Dpa – ne fa un uso maggiore».

Cannabis regina. Un quarto degli adulti europei (circa 85 milioni di persone) ha dichiarato di aver fatto uso di stupefacente. La "regina" dei consumi risulta essere la cannabis: 77 milioni dicono di averne fatto uso (20 milioni nel 2011, 3 milioni in media ogni giorno). Il consumo è in leggero calo, ma il mercato resta ampio e in quasi tutti i Paesi si segnalano coltivazioni domestiche e nel 2011 il numero di sequestri di marijuana in Europa ha rappresentato il 41% del totale. Inoltre crescono di un terzo coloro che hanno iniziato un trattamento per dipendenza: da 45mila casi nel 2006 a 60mila nel 2011.

Coca: Firenze e Roma prima di Milano. Nella classifica delle droghe usate nella Ue, segue la cocaina: 14,5 milioni di adulti europei l’hanno usata almeno una volta, 3,5 milioni nell’ultimo anno. Ma ci sono segnali di riduzione dell’uso tra i giovani (15-34 anni) nei 5 Paesi a maggiore prevalenza: Danimarca, Irlanda, Spagna, Italia e Regno Unito. In drastico calo i sequestri di "neve": nel 2011, 86mila contro i 100mila del 2008, con dimezzamento della quantità. Secondo le analisi delle acque reflue, commissionate dal Dipartimento antidroga nell’ottobre 2012, Firenze è la capitale italiana della coca («9,5 dosi al giorno su 1.000 abitanti»), seguono Napoli («9,1»), Roma («8,7») e infine Milano («6,5»), che perderebbe così la poco onorevole palma di «Coca city» attribuitale da libri e quotidiani.

Ero e anfetamine. C’è anche una riduzione dell’abuso di eroina, specie per iniezione (con conseguente calo delle infezioni da hiv, salvo alcuni recenti focolai di hiv in Grecia e Romania): le 6,1 tonnellate sequestrate nella Ue nel 2011 sono la quantità più bassa del decennio. Anfetamine ed Ecstasy sono stati utilizzati rispettivamente da 2 milioni di europei, ma nel 2012 il Sistema di allerta rapido Ue ha notificato 73 nuove sostanze, di cui 30 cannabinoidi sintetici, che imitano l’effetto della cannabis.
<+nero>Meno vittime e cure in aumento.<+tondo> Secondo l’Osservatorio di Lisbona, nel 2011 un milione e 200mila europei si sono sottoposti a trattamenti. I più numerosi per problemi di eroina (730mila in terapia con farmaci sostitutivi), seguiti da consumatori di cannabis e di coca. L’altra "buona" notizia è il calo dei decessi per overdose, scesi a 6.500 rispetto ai 7mila del 2010 e ai 7.700 dell’anno prima. Secondo i dati italiani, conclude Serpelloni, «le regioni più colpite dai decessi per intossicazione acuta di droghe sono l’Umbria e le Marche. La prima detiene addirittura il tasso di decessi per abitanti più alto d’Europa».

Vincenzo R. Spagnolo

© Avvenire, 29 maggio 2013

 

I dati preoccupanti del rapporto europeo sugli stupefacenti

 

 

 

 

Se la droga diventa «normale»
L’illusione del consumo occasionale

 

Non meraviglia la notizia che dall’ultimo rapporto sulla diffusione delle droghe in Europa emerga che Roma, Milano e Napoli sono in testa alla classifica per spaccio e consumo di cocaina. E, purtroppo, non stupisce neppure la diffusione della cannabis: almeno tre milioni di consumatori nel Vecchio Continente. Il mercato delle droghe è ricco come mai prima: cocaina, eroina, anfetamine, cannabis, etc.

E si è insediato davvero ovunque: a scuola, sul lavoro, nei bar, persino nei luoghi ricreativi, tenta di entrare addirittura negli oratori. Il mercato della droga si è globalizzato come gli altri mercati e segue raffinate strategie: il drogato non si sente tale, è divenuto «consumatore inconsapevole». I ragazzi nella scuola parlano liberamente di droga e dei loro effetti. Sanno dove trovarla, come usarla. Chi sa poco delle droghe sono tanti genitori e troppi insegnanti, sempre più ingenui e impreparati a prevenire tale disagio nei figli e negli alunni. Eppure, mai come adesso l’offerta di droghe ha incrementato la domanda o viceversa la domanda ha incentivato l’offerta.

L’errore più grave di questi ultimi anni è stato quello di considerare l’uso delle droghe – alcol compreso, gioco d’azzardo incluso – un fatto occasionale, un episodio sporadico durante una serata di divertimento. Niente allarmismi, quindi! Il consumo di droga è stato ed è ritenuto un disagio normale, un fenomeno della nostra società avanzata. La cocaina soprattutto è considerata, ahinoi, «droga dell’immagine» e l’uso si è diffuso in una società che premia il personaggio, il bullo, il soggetto che vuole e sa far parlare comunque di sé. Ogni intervento preventivo chiama in causa l’educazione della persona alla normalità. Una responsabilità condivisa. Ma anche un compito che trova un rifiuto totale in parte da gran parte dei media.

All’impennata dell’uso di cocaina ha fatto seguito anche l’aumento di tutta una serie di altre droghe. Molti giovani e adulti "schizzano" sotto l’effetto della cocaina e poi "devono" fumare lo spinello o far uso di eroina per tranquillizzarsi. Le droghe sono pure di supporto all’efficienza sessuale. Certi cocktail sono predisposti per dimostrare al partner l’eccezionalità delle prestazioni. Ciò che più preoccupa è che oggi nelle nostre città c’è sempre più gente che usa droghe e sfugge completamente da quel "controllo" che credevano d’avere della sostanza, anzi ne diventano dipendenti cronici, fino ad accusare disturbi di personalità. È stata attentamente osservata e monitorata la stretta relazione tra gli episodi di violenza e l’uso e l’abuso di sostanze stimolanti ed eccitanti come la cocaina, l’ecstasy, l’alcol. Molti episodi di violenza verso le donne vengono compiuti da persone scompensate dalle sostanze.

L’episodio del padre che butta la sua creatura nel Tevere e del convivente che uccide la sua donna sotto l’effetto di cocaina e di altre sostanze, conferma per l’ennesima volta la pericolosità sociale del drogato. I drogati di oggi sono irriconoscibili: vestono come noi e meglio di noi, vivono in mezzo a noi, si comportano normalmente. Sono però una specie di mina vagante che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Oggi, il tossicodipendente è un "nemico invisibile", tanto più pericoloso quanto più difficile da individuare. Negli anni Ottanta il drogato era un soggetto chiaramente identificabile. Vestito da pezzente, spesso e volentieri ridotto a vivere per strada, andatura ciondolante, barba e capelli lunghi, sapone ignorato. La gente cambiava marciapiede, la polizia lo fermava a ogni incrocio e una volta su due lo portava in commissariato per accertamenti.

Si parla tanto in questi ultimi anni dei giocatori d’azzardo. È bene che si sappia che costoro, spesso, usano cocaina e alcol per amplificare il loro stato emotivo, compulsivo. È urgente quindi far conoscere ai cittadini-lettori che la droga c’è, sempre di più. E che proprio per questo anche i decessi per droga sono aumentati del 7% nel 2012. Senza contare i morti negli incidenti stradali provocati dall’uso di stupefacenti. Ogni società, del resto, ha tanti drogati ed emarginati quanti ne merita la sua ignoranza e la sua indifferenza.


Chino Pezzoli

© Avvenire, 29 maggio 2013

 

L'esperto

 

 

«Una strategia unica per battere i due mostri»

 

«Le dipendenze? Vanno combattute con una strategia unica. Non si può pensare di contrastare solo quella derivante dalle droghe, senza pensare di combattere quella causata dagli alcolici, visto che per molti adolescenti l’approccio col bere corrisponde o prelude a quello con gli stupefacenti.

E non solo: alcuni Paesi europei, come la Francia, già si stanno attrezzando per curare e contrastare insieme anche la dipendenza dal gioco d’azzardo compulsivo, che come abbiamo appena visto dai dati italiani sembra avere purtroppo una preoccupante correlazione con l’uso di droghe...».

Danilo Ballotta è responsabile del coordinamento istituzionale dell’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze di Lisbona (Emcdda). Per indole, non è incline agli allarmismi né alle drammatizzazioni, ma giudica «preoccupante la diffusione di macchinette da gioco nei locali pubblici italiani. Mi è accaduto già di far colazione accanto a persone giovani o di mezza età, che a quell’ora dovrebbero essere impegnati in mansioni lavorative e invece erano attaccati compulsivamente allo schermo di queste slot machines da bar. È una piaga sociale...».

Come le droghe?
Sembra proprio di sì. Anche se i dati e la letteratura scientifica sul consumo di queste ultime sono più imponenti, dettagliati e parlano, purtroppo, non solo di danni alla salute ma anche di vittime. Di overdose da stupefacenti continuano a morire in Europa circa 6.500 persone, meno dei 7.700 di qualche anno fa, ma pur sempre troppi. Parliamo di 18 vittime al giorno, una ogni ora e mezza.

Eppure c’è chi insiste per forme di legalizzazione...
Già, anche se poi quando si analizzano gli argomenti a sostegno, non sono neppure così convincenti. Io penso che sia una idiozia continuare a sostenere che ci siano droghe buone e cattive, leggere e pesanti... Possono tutte fare male in maniera seria, a volte malissimo se chi le usa è un adolescente o qualcuno già gravato da problemi di salute.

I vostri dati segnalano un marcato calo dei consumi in Europa. Resiste la cannabis...
Il consumo di cannabis resta problematico sotto vari punti di vista. Intanto è un mercato enorme: stiamo parlando di 2.500 tonnellate consumate ogni anno in Europa, con profitti criminali per molti milioni di euro. Inoltre, il dato nuovo è che, in una certa parte, si tratta di cannabinoidi made in Europe.

Cioè?
Prima la maggior parte veniva da altri Paesi produttori, fuori dal nostro continente. Ora aumentano i sequestri delle piante in Europa. E non si tratta solo di qualcuno che coltiva le sue piantine, ma a volte di vere e proprie piantagioni. Ciò dimostra l’interesse della criminalità organizzata, che una volta accertata la crescita della domanda si attrezza per aumentare l’offerta.


Vincenzo R. Spagnolo

© Avvenire, 29 maggio 2013