Maria Santissima Madre di Dio. L'altro volto del Natale

I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino 
 
Non  tanto per sapere, quanto piuttosto per credere e contemplare: a questo  ci serve il vangelo di oggi. Il brano dei pastori che si recano nella  notte santa ad adorare il Bambino "avvolto in fasce, che giaceva nella  mangiatoia", non ci dice niente di nuovo che già non sappiamo circa la  nascita di Gesù. Del resto lo stesso brano è stato già proclamato il  giorno di Natale nella messa dell'aurora. È vero che, nella sequenza di  oggi, la pericope evangelica si allunga fino al versetto contenente quel  rapidissimo cenno alla circoncisione del Bambino, avvenuta esattamente  come oggi, a otto giorni dalla nascita. Ma è vero pure che quell'evento  non assume un particolare rilievo nel racconto di Luca e neanche nella  liturgia del Vaticano II, che non celebra più la festa della  circoncisione di Gesù, ma la maternità divina di Maria. 
 
1. Oggi  dunque non ricordiamo un altro avvenimento che si aggiunga a quello del  Natale; noi oggi contempliamo un altro svelamento dell'inesauribile  mistero del Bambino, una ulteriore rivelazione di quel "misterioso  scambio che ci ha redenti", secondo le parole rapite della liturgia. È  lo scambio sorprendente e strabiliante - come lo declina Paolo con  accenti singolarmente audaci - fra la ricchezza del Signore Gesù e la  nostra povertà; tra la sua forza e la nostra debolezza; tra la sua  pienezza e il nostro nulla. Spinto al limite, lo scambio transita tra i  poli più distanti: tra il peccato degli uomini e la giustizia di Dio. 
La Lettera a Diogneto riprenderà fedelmente questi temi in uno scatto improvviso di  ammirazione: "Dolce scambio! L'ingiustizia di molti viene riparata da un  solo giusto e la giustizia di uno solo rende giusti molti criminali".  Ed ecco come traduceva questa ardita teologia del misterioso e  meraviglioso "scambio" natalizio, Gertrud von Le Fort (1876-1971), la  scrittrice tedesca protestante convertitasi a Roma al cattolicesimo:  "Colui che abbiamo sfuggito, ci ha seguito. Colui che avevamo perso, si è  riunito a noi!/ Ci ha raggiunti nel grembo della nostra miseria e si è  umiliato nelle nostre mani./ Abita nel vino dei calici e nel pane bianco  degli altari./ Tu, o Chiesa, lo stendi sulle nostre labbra affamate. Tu  lo sprofondi nel cuore della nostra solitudine, per dischiuderla come  una porta disserrata". 
 
2. In questo primo giorno dell'anno,  festa di Maria Madre di Dio e Giornata Mondiale della pace, vogliamo  tentare di cogliere l'altro verso del Natale, o - se si vuole - l'altro  versante dello "scambio", quello che riguarda noi, così come lo esprime  il canto della liturgia: "Oggi la nostra debolezza è assunta dal Verbo,  l'uomo mortale è innalzato a dignità perenne e noi, uniti a lui in  comunione mirabile, condividiamo la sua vita immortale". Quel Bambino,  guardato con gli occhi stupiti di Maria - che osservava e "serbava tutte  queste cose" - e adorato con l'ardore del suo cuore credente, non ci  dice solo l'umanizzazione di Dio, ci dice anche la divinizzazione  dell'uomo. 
"Chi è l'uomo perché te ne ricordi, e il figlio dell'uomo  perché te ne curi?", si chiedeva, trasognato, l'anonimo salmista, e si  dava una risposta che doveva sembrargli vertiginosa: "Eppure l'hai fatto  poco meno di un Dio!" (Sal 8). Ma questa risposta non vale più, perché  ormai è stata superata dagli eventi, dall'evento stupefacente e  insuperabile del Natale: "Dio si è fatto uomo, perché l'uomo diventasse  Dio", aveva scritto s. Agostino. E citando lo stesso salmo, s. Bernardo  in un discorso natalizio, arrivava a dire: "Nulla mostra maggiormente la  misericordia di Dio che l'aver egli assunto la nostra stessa miseria.  Da questo sappia l'uomo quanto Dio si curi di lui. (...) Da quello a cui  egli giunse per te, o uomo, riconosci quanto tu valga per lui". 
Questa  è la verità dell'uomo, svelata a Natale: "In realtà solamente nel  mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo" (GS  22). Ed è nella verità - ha scritto Benedetto XVI nel suo primo  Messaggio per questa Giornata - il fondamento della pace. Non è vero -  soltanto - che la prima vittima della guerra sia la verità. Papa  Benedetto va oltre e scorge nella menzogna non solo l'effetto, ma la  causa della guerra: "Quando viene a mancare l'adesione all'ordine  trascendente delle cose, quando viene ostacolato o impedito lo sviluppo  integrale della persona e la tutela dei suoi diritti fondamentali,  quando tutti i popoli sono costretti a subire ingiustizie e  disuguaglianze intollerabili, come si può sperare nella realizzazione  della pace?". 
Visto con gli occhi di Maria, quel Bambino - ogni  bambino - non è affatto "l'ingegnoso montaggio di un impianto idraulico  portatile", come voleva il meccanicismo positivista. Il corpo umano non  può essere scambiato - come si pensava nella Germania pre-nazista - per  il serbatoio di "una quantità di grasso sufficiente per produrre sette  pezzi di sapone, abbastanza ferro per produrre un chiodo di media  grandezza, una quantità di fosforo sufficiente per allestire duemila  capocchie di fiammiferi, abbastanza zolfo per liberarsi dalle proprie  pulci". L'uomo non è neanche quello immaginato dalla nostra era  tecnologica: un animale un poco più evoluto di altri, prodotto dal gioco  del caso: materia organica, destinata a stare sulla crosta della terra  per una manciata di anni, e indirizzata all'annientamento. Così, dopo  aver sofferto il delirio di onnipotenza per il miraggio dell'oltreuomo,  la nostra società è costantemente a rischio di generare il sottouomo. Il  materialismo è tuttora la grande e non superata tentazione di questo  Occidente orgoglioso e disperato, che rischia di pensare l'uomo quasi  come un "pollo in batteria", poco capace di sollevare il capo dal  becchime. 
 
3. Dobbiamo ritornare alla vera "scuola della pace",  quella di Betlemme: "il Natale del Signore è il Natale della pace" (s.  Leone Magno). Se non impariamo a ridiventare umani, se non superiamo il  nostro analfabetismo di ritorno che ci ha fatto dimenticare la  grammatica del dialogo, la terra potrà essere solo quella "aiuola che ci  fa tanto feroci". Se non riascolteremo il messaggio angelico che  coordina nell'unica sintassi corretta la consecutio temporum  (l'articolazione logica dei tempi) della gloria a Dio e della pace in  terra; se non ricominceremo a distinguere le armi della pace dalla pace  delle armi; se non riprenderemo a usare bene il vocabolario umano e a  leggere "embrione" come sinonimo di "bambino" e non di "cosa" o al di  più di "esserino", e a non tradurre "musulmano" con "fondamentalista",  ma con "uomo"; se non reimpareremo ogni giorno di questo nuovo anno a  muovere i nostri passi sulla via della pace, le nostre vite saranno  dimenticate dalla speranza e non potremo superare la paura del gran  botto finale. 
Ogni uomo è figlio di Dio, ci ripete oggi la Madre di  Gesù. Ogni uomo è mio fratello, diceva lo slogan pensato da Paolo VI per  la prima Giornata Mondiale della pace. "Perdono chi mi ha ucciso il  figlio", ha dichiarato Giancarlo Malfer, l'anziano padre di Stefano,  assassinato da un marocchino, per aver dato lavoro a un'immigrata, ex  convivente dell'omicida, qualche settimana prima dell'ultimo Natale. E  si aggrappava a un foglietto con su trascritte le parole di Giovanni  Paolo II per la Giornata della pace del 2002: "Non c'è pace senza  giustizia, non c'è giustizia senza perdono". E questo, con fare  discreto: "Non ingigantiamo le cose: ce ne sono centinaia di persone che  fanno come me, migliaia". 
Ci auguriamo - e per questo preghiamo  Maria, madre e regina della pace - di cominciare o ricominciare ad  essere anche noi tra queste migliaia di persone. 
Buon Anno, per ogni giorno del nuovo anno!
Commento di Mons. Francesco Lambiasi 
tratto da "Il pane della Domenica. Meditazioni sui vangeli festivi" 
Ave, Roma 2007
Per il Video-Commento al Vangelo, clicca qui
Scarica il ritornello al Salmo e la salmodia, clicca qui
Scarica e ascolta il canto Symbolum di Nicodemo: mp3
Per approfondimenti: www.musicasacra-bari.it
            