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XXVI Domenica del Tempo Ordinario anno B. Guai a chi dà scandalo!

"Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato in mare': una frase tremenda se centellinata parola per parola nel suo contenuto

Dicevamo alcune domeniche fa, che il cuore dell'uomo è la sede delle scelte da compiere e luogo sacro delle responsabilità. Il Vangelo di Marco di oggi inizia con una bella apertura di orizzonte:

"In quel tempo, Giovanni rispose a Gesù dicendo: ‘Maestro abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva'. Ma Gesù disse: ‘Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi, è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa'.

Gesù ci chiede di guardarci l'un l'altro oltre ‘le appartenenze religiose o sociologiche o politiche'!!! Quando si opera per il bene, l'operato è secondo giustizia e verità, quindi viene da Dio, anche se non lo si riconosce consapevolmente. Quanti oggi operano secondo l'ispirazione di Dio, magari... negandoLo!

Ma occorre che educhiamo il nostro cuore al bene! Chi sa educare il proprio cuore o il cuore di un bambino o di un uomo in genere, compie la più grande opera di carità davanti agli occhi di Dio e degli uomini. Ma Dio solo sa con quanti sacrifici si edifica un cuore buono secondo il Cuore di Cristo, e non può accettare che ci si metta di mezzo il cattivo esempio, lo scandalo, perché allora l'impresa diviene disperata. Ecco dunque che subito le parole di Gesù diventano esigenti e dure, senza compromessi o inutili e vane disquisizioni, offrendoci un serio e drammatico motivo di riflessione, perché il ‘dare scandalo' è un male che colpisce e può lasciare il suo marchio per la vita nel cuore di chi ne è vittima.

"Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato in mare': una frase tremenda se centellinata parola per parola nel suo contenuto.

La realtà è che sono tanti gli scandali in ogni manifestazione della vita quotidiana che non fanno più impressione. Si leggono statistiche di migliaia di fanciulli avviati alla prostituzione, usati nella pornografia per divertire gli adulti, e non se ne parla con l'orrore dello scandalo di vite violentate, ma di brutalità di commercio ‘che tira'. Una volta almeno lo scandalo conservava l'orrore che gli è proprio: oggi rischia di passare come segno di liberazione dalla virtù.

Scriveva il caro Paolo VI, nel settembre 1964: "Innanzitutto voi non troverete più nel linguaggio della gente perbene di oggi, nei libri, nelle cose che parlano degli uomini, la tremenda parola che invece è tanto frequente nel mondo religioso, la parola ‘peccato'... E non torna perché, distaccato l'intelletto umano dalla sapienza divina, si è perduto il concetto di peccato.... Viene adottata, come norma, una indulgenza molto liberale, molto facile, che spiana le vie ad ogni esperienza, come se il male non esistesse. Ma come a contraddire tutto questo, guardate se c'è un filo ottimista nella produzione moderna.... Dilaga la tacita, ma inesorabile sentenza che l'uomo è inguaribile. Ma Gesù vede e guarda a noi, che siamo povera gente, con tanti malanni, pronto a guarirci e ridarci quella veste del ‘bambino' che è la vera grandezza nostra".

Ecco perché Gesù oggi ci dice che per essere cristiani occorre essere decisi rispetto al bene, al buono e al bello della vita, che vanno sempre difesi, costi quel che costi!

"Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché conle due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue". (Mc. 9, 37-47)

E S. Giacomo, con le sue parole, stigmatizza come ‘scandalo' la ricchezza accumulata ingiustamente, facendo risentire il grido dei profeti di tutti i tempi che hanno sempre visto l'accumulare dei beni come un fatto di corruzione - parola tanto in auge ai nostri tempi - che nasce da qualche ingiustizia; avvertendo come istintivamente la ricchezza faccia nascere un tipo di uomo il cui sentimento sulla propria condizione umana viene falsato perdendo di vista ogni vera relazione di fraternità e di giustizia, pensiamo al tragico fenomeno del caporalato, causa di ingiustizie e vittime! "Ora a voi ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme, il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine; la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato (o avete pagato in nero!! diremmo oggi) grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza" (Gc. 5, 1-6)

Come dunque affrontare gli scandali del mondo o meglio il mondo divenuto scandalo continuato? In modo semplice: vivendo con chiarezza, con coraggio lo ‘scandalo della croce', il benefico ‘scandalo delle beatitudini', svincolandoci e liberandoci da ogni compromesso, da una mentalità disonesta, cercando di operare nella giustizia e verità, salvaguardando la dignità e bellezza del cuore, vivendo alla Presenza e nella Luce di Dio, amando i fratelli che il Signore ci affida. Dobbiamo far sì che la ‘foresta che cresce', nel silenzio e nella pace, sia sempre più folta, dando speranza al mondo.

mons. Antonio Riboldi

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