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Famiglia:meno slogan, più pensiero (e fatti)

I suoi valori perenni - umani e cristiani - possono e devono vivere oggi in modi e forme nuove. Come scriveva già il Concilio nella «Gaudium et Spes»

famiglia-felice2.jpgNon è argomento facile ma fondamentale come l'acqua che serve per vivere. Sto parlando di famiglia, la famiglia cristiana e quelle umana. Penso sia importante riflettere come oggi si possa essere coppie; sul nostro essere due e più di due, piccola chiesa, come dice il vangelo e l'intero magistero della chiesa.

Oggi l'istituto è in crisi, nella nostra società secolarizzata e liquida, che naviga a vista verso un futuro incerto per tutti. La crisi si riverbera sul nucleo familiare che si spezza a volte con dolore, lasciando ferite profonde.

La società arranca, gli Stati sono in difficoltà, almeno quelli occidentali ai quali è troppo spesso "legato" il futuro del pianeta, promuovono una cultura non propriamente dell'accoglienza, della fraternità che si fonda anche sul valore della famiglia. Spesso gli Stati più laici e distanti da una prospettiva o da una tradizionale ispirazione cristiana sono più attenti alla famiglia con politiche dedicate e concrete. In Italia, molte parole e strumentalizzazioni, visioni ideologiche ma pochi fatti. Le manifestazioni come il Family day 2007 non hanno invertito la rotta. Certamente sono in molti, singoli e associati, coloro che s'impegnano per cercare di porre al centro dell'agenda politica il tema della famiglia, ma il dibattito stenta a decollare e ancora di più le decisioni materiali che valgono per tutti e coinvolgono l'intera comunità nazionale.

E la Chiesa, la nostra comunità ecclesiale locale e universale, le nostre parrocchie, le associazioni? Tutti si impegnano e si sforzano di dire e ricercare come è successo al VI Incontro Mondiale delle Famiglie, svoltosi a Città del Messico nel gennaio 2009, a Zagabria il mese scorso con il Papa e accadrà a Milano, nel 2012, sul tema "La Famiglia: il lavoro e la festa".

In vista di quest'ultimo appuntamento Benedetto XVI ha scritto una lettera sul rapporto lavoro e festa in relazione alla famiglia. Mi soffermo su due passaggi: " Il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa" il primo e "l'organizzazione del lavoro, pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico", come secondo spunto di analisi.

Sono parole che fanno riflettere; assumersi le proprie responsabilità di credenti, di laici cattolici impegnati nella vita ecclesiale pronti al confrontarsi con tutti, senza distinzioni è dunque un dovere morale e civile. È necessario mettersi in ascolto della storia e osservare ciò che di profondo sta mutando nella società. Restare indifferenti e sordi a ciò che accade fuori dalle nostre mura sarebbe un grave peccato di omissione. Altrimenti si rafforzerà sempre di più l'opinione avanzata da un osservatore acuto come Marco Politi che ha recentemente scritto: "Dalle alte cattedre, i papi parlano di coppie e convivenza mentre il mondo vero si trova da un'altra parte. C'è una distanza siderale tra la chiesa dottrinaria e la vita reale di uomini e donne, giovani e maturi, per come si svolge nel secolo XXI, tale da scoraggiare persino il dibattito".

I valori perenni - umani e cristiani - della famiglia possono e "devono" vivere in modi e forme nuove. L'amore, proprio perché è dono di Dio partecipato agli uomini, ha infiniti modi di realizzarsi; e la missione educativa - che ha nella fase procreativa soltanto il suo momento iniziale - essendo primariamente legata alla famiglia non potrà mai venir meno, anche se deve mutare metodi e tecniche.

Le pagine della "Gaudium et Spes", che parlano della famiglia, accolgono e testimoniano l'autenticità delle più valide trasformazioni sociali, che hanno portato ad un riconoscimento maggiore della dignità della donna, della sua parità di diritti con l'uomo; alla scoperta dei valori profondi della sessualità umana; ad un modo nuovo di realizzare la paternità e la maternità, che sia più responsabile; e soprattutto ad un esercizio dell'autorità dei genitori, che sia autentico servizio alla crescita umana e cristiana dei figli, più che semplice potere di esigere l'obbedienza (GS, 47-52).

Secondo l'analisi e il giudizio che il Concilio dà sul matrimonio e sulla famiglia cristiana nel mondo d'oggi, la crisi è occasione, come per ogni altra realtà, di "aggiornamento" e di "crescita". Ripartire da qui sarebbe già molto.

Luca Rolandi

© www.vinonuovo.it, 8 luglio 2011

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