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Francesco: «È un'Europa che snatura il Natale»

Nel primo intervento dopo Natale il papa ricorda che ai giorni nostri, soprattutto nel Vecchio continente, un falso rispetto che non è cristiano "nasconde" il vero significato della Natività: Gesù, dono di Dio all'umanità. Dono svelato ai disprezzati, agli indigenti, agli emarginati, che sovverte il corso della storia

Se non c’è Gesù al centro del Natale, allora stiamo vivendo un’altra festa. Papa Francesco incentra la sua catechesi del mercoledì sul significato della nascita del Salvatore e sullo scambio dei doni. In un’Europa dove «assistiamo a una specie di “snaturamento” del Natale» il Papa denuncia che «in nome di un falso rispetto che non è cristiano, che spesso nasconde la volontà di emarginare la fede, si elimina dalla festa ogni riferimento alla nascita di Gesù. Ma in realtà questo avvenimento è l’unico vero Natale! Senza Gesù non c’è Natale. C’è un’altra festa, ma non Natale. E se al centro c’è Lui, allora anche tutto il contorno, cioè le luci, i suoni, le varie tradizioni locali, compresi i cibi caratteristici, tutto concorre a creare l’atmosfera di festa, ma con Gesù al centro. Ma se togliamo Lui, la luce si spegne e tutto diventa finto, apparente».

Natale significa rimettere al centro l’essenziale e ricordare che è Gesù il dono di Dio all’umanità. Un dono che arriva in modo sorprendente: «Nasce da una povera ragazza sconosciuta, che lo dà alla luce in una stalla, col solo aiuto del marito... Il mondo non si accorge di nulla, ma in cielo gli angeli, che sanno la cosa, esultano! Ed è così che il Figlio di Dio si presenta anche oggi a noi: come il dono di Dio per l’umanità che è immersa nella notte e nel torpore del sonno».

Ancora oggi, sottolinea Francesco in un’aula Paolo VI colma di fedeli, «assistiamo al fatto che spesso l’umanità preferisce il buio, perché sa che la luce svelerebbe tutte quelle azioni e quei pensieri che farebbero arrossire o rimordere la coscienza. Così, si preferisce rimanere nel buio e non sconvolgere le proprie abitudini sbagliate».

Accogliere il dono di Dio allora significa cambiare vita, «diventare quotidianamente un dono gratuito per coloro che si incontrano sulla propria strada. Ecco perché a Natale si scambiano i doni. Il vero dono per noi è Gesù, e come Lui vogliamo essere dono per gli altri. E siccome noi vogliamo essere dono per gli altri scambiamo dei doni come segno».

E il dono di Gesù all’umanità significa anche che «Dio ci ha aperto la via della vita nuova, fondata non sull’egoismo ma sull’amore. La nascita di Gesù è il gesto di amore più grande del nostro Padre in cielo». Anche noi, se lo accogliamo, possiamo «essere dono di Dio per gli altri, prima di tutto per coloro che non hanno mai sperimentato attenzione e tenerezza. Quanta gente nella sua vita mai ha sperimentato una carezza, una attenzione di amore, un gesto di tenerezza. Il Natale ci spinge a farlo. Così Gesù viene a nascere ancora nella vita di ciascuno di noi e, attraverso di noi, continua ad essere dono di salvezza per i piccoli e gli esclusi».

Infine Francesco ricorda che «nel Natale possiamo vedere come la storia umana, quella mossa dai potenti di questo mondo, viene visitata dalla storia di Dio. E Dio coinvolge coloro che, confinati ai margini della società, sono i primi destinatari del suo dono, cioè il dono la salvezza portata da Gesù. Con i piccoli e i disprezzati Gesù stabilisce un’amicizia che continua nel tempo e che nutre la speranza per un futuro migliore».

I pastori, cui appare la grande luce, «erano emarginati, mal visti, disprezzati e a loro apparve la grande notizia per primi. Con i piccoli e i disprezzati Gesù stabilisce una amicizia che continua nel tempo. Con loro, in ogni tempo, Dio vuole costruire un mondo nuovo, un mondo in cui non ci sono più persone rifiutate, maltrattate e indigenti».

Annachiara Valle

© www.famigliacristiana.it, mercoledì 27 dicembre 2017

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