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Hollerich: la missione della Chiesa, imparare la grammatica della sinodalità

Il porporato ha tenuto in Aula Paolo VI la relazione di apertura del Sinodo alla presenza del Papa. “Con lo sguardo rivolto a Cristo, si può vedere anche chi ha un pensiero diverso dal nostro, conservatore o progressista, e camminare insieme”. Il cardinale Grech: “La Chiesa sia segno dell’amore di Dio, farmaco per guarire l’umanità ferita”

Chiamati a imparare la grammatica della sinodalità. È questo l'invito che il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore della XVI assemblea generale ordinaria del Sinodo, ha rivolto ai partecipanti alla prima Congregazione generale di questo pomeriggio, alla presenza di Papa Francesco in Aula Paolo VI.

La grammatica della sinodalità cambia nel tempo

“Come la grammatica delle nostre lingue cambia man mano che si evolvono, così la grammatica della sinodalità cambia nel tempo”, ha detto il porporato sottolineando però come le regole “nella grammatica della cattolicità” non cambino mai: “La dignità derivante dal Battesimo; il ruolo di Pietro nella Chiesa; la collegialità episcopale; il ministero ordinato, il sacerdozio comune dei fedeli e il fatto che sono ordinati l’uno all’altro”. “Con questi elementi fondamentali della nostra grammatica cattolica”, ha proseguito, “dobbiamo trovare il modo di esprimere le nuove intuizioni che lo Spirito Santo ci dà”.

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Non un parlamento, ma un lavoro di discernimento

Il Sinodo non è un parlamento dove ci si scontra tra posizioni diverse, ha osservato Hollerich, ma “un lavoro di discernimento in comune”, dove lo Spirito Santo apre menti e cuori “a nuove posizioni”. Lo Spirito Santo che “rende Cristo presente tra noi” è dunque il protagonista del Sinodo. Non lo è nessun altro. Lo ricorda la forma rotonda dei tavoli attorno ai quali questo pomeriggio i partecipanti all’assemblea sedevano nell’Aula Paolo VI, disposti non in ordine gerarchico, ma in modo da “favorire la vera condivisione e l’autentico discernimento”.

Cristo al centro del cammino del popolo di Dio

“La Chiesa è il popolo di Dio che cammina nella storia con Cristo al centro”, ha spiegato il cardinale. Quando lo sguardo è rivolto al Signore non si può fare a meno di vedere chi ha un pensiero opposto al nostro. “In altre parole, i cosiddetti progressisti non possono guardare Cristo senza vedere insieme a Lui i cosiddetti conservatori e viceversa. Tuttavia, l’importante non è il gruppo a cui sembriamo appartenere, ma camminare con Cristo all’interno della Sua Chiesa”. Per cogliere la realtà della missione della Chiesa, ha rilevato il porporato, “dobbiamo allargare la nostra visione da quest’aula al mondo intero".

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Radice di ogni male è il peccato

Cambiamento climatico guerre, polarizzazioni estreme nella società e nella Chiesa, consumismo che sembra negare Dio: di fronte ai mali che affliggono il mondo “sono necessarie analisi sociologiche”, ha ammesso il relatore generale del Sinodo, ma “nessuna analisi può avere successo se non riconosciamo che la radice di questi mali è il peccato”. “È per questo - ha osservato ringraziando Francesco per la nuova esortazione apostolica Laudate Deum, pubblicata oggi - che il Santo Padre ci chiama a gran voce alla conversione, una conversione che cambi il nostro comportamento quotidiano”. 

La Chiesa riceve la chiamata a diventare sempre più sinodale

Il cardinale Hollerich ha quindi illustrato il metodo di lavoro che sarà seguito durante le prossime settimane di lavoro articolato in quattro moduli dedicati al discernimento e un quinto alla discussione. Ampio spazio sarà dato alla preghiera. Il lavoro nei Circoli Minori “seguirà il metodo della conversazione nello Spirito” in continuità con il cammino sinodale degli ultimi due anni per permettere “a ciascuno di esprimere il proprio punto di vista, valorizzando le consonanze senza trascurare le differenze, ma soprattutto scoraggiando polarizzazioni e polemiche”. Al termine dei lavori l’obbiettivo è quello di elaborare una road map per l’anno prossimo finalizzata a indicare i punti su cui è stato raggiunto un consenso e quelli su cui invece è  necessaria una riflessione più profonda.

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Grech: chiamati ad essere segno dell’amore di Dio per l’umanità ferità

Ha preceduto la relazione del cardinale Hollerich il saluto del segretario generale del Sinodo il cardinale Mario Grech che ha rivolto gli auguri al Papa nel giorno in cui la Chiesa ricorda san Francesco e ha messo in luce il bivio di fronte alla quale oggi si trova la Chiesa: chiamata non tanto a una sfida di natura teologica o ecclesiologica, quanto a “diventare segno e strumento dell’amore di Dio per ogni uomo e donna”. “L’amore di Dio - ha detto il porporato - è il farmaco che può guarire l’umanità ferita di oggi e in quanto Chiesa la nostra missione è di essere segno di questo amore”. Tante persone, ha rilevato, "sono in ricerca del senso della vita e della gioia, e implorano la Chiesa perché mostri loro il volto bello e misericordioso di Gesù”.

Chiesa sinodale, Chiesa dell’ascolto

Chiesa e sinodo sono sinonimi ed essere Chiesa sinodale, ha ricordato Grech citando le parole del Papa, vuol dire essere “una Chiesa dell’ascolto”, “in ascolto della Parola di Dio, alla luce della Tradizione, per capire la volontà di Dio per l’oggi”. Secondo il segretario generale nel Sinodo appare l’unità dell’episcopato intorno al vescovo di Roma e il “processo sinodale si fonda sul principio della «mutua interiorità» tra Chiesa universale e Chiese particolari”. La ricchezza e varietà dei doni e carismi nella Chiesa si traduce in ascolto reciproco per sperimentare l’essere anche oggi come al tempo degli apostoli un cuore solo e un’anima sola.

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Differenze al servizio dell’unità

A tal riguardo il cardinale Grech ha evidenziato come per la prima volta in questo Sinodo laiche e laici, religiose e religiosi, diaconi e presbiteri siano “membri a pieno titolo dell’Assemblea”. Quest’ultima può essere dunque segno visibile di communio e la preghiera del porporato allo Spirito è che “le differenze” e “la diversità armonica” “siano al servizio dell’unità”.

Madre Angelini: i piccoli, forza dinamica della sinodalità

In apertura dei lavori ha preso la parola anche la benedettina madre Ignazia Angelini del monastero di Viboldone, che negli ultimi giorni aveva accompagnato il ritiro spirituale presinodale svoltosi a Sacrofano. La religiosa ha posto l’attenzione sulla figura di san Francesco: il Signore si rivela ai piccoli come lui e “i piccoli” - ha osservato -  sono “la forza dinamica della sinodalità, da riscoprire per noi, in noi, generazione stressata e dispersa in conversazioni, talora davvero estenuanti”.

Ai partecipanti madre Angelini ha augurato “lo spirito di questa minorità rivelata da Gesù e ben incarnata da Francesco”. Una piccolezza che, come commentava Padre Ghislain Lafont, “non è infantilismo. È la radice ancora fresca e tenera del nostro essere più profondo. Una sorta di disponibilità non condizionata a dove possiamo arrivare, che permette di accogliere senza calcoli ciò che accade, di prendere tutto di buon grado”. “Siamo messi sul cammino della sapienza, della visione di Dio nelle vicissitudini umane, di ciò che Gesù, che conosce il Padre, vuole rivelarci”. Una chiamata all’ascolto e alla prossimità rispettosa verso tutti gli esseri umani”.

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, mercoledì 4 ottobre 2023

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