il 15 agosto Chiesa in preghiera per i cristiani perseguitati

I cristiani non solo discriminati, ma vessati, puniti con il carcere,  minacciati e costretti all’esilio, uccisi. Il fenomeno non è nuovo, ma  certo negli ultimi anni, anzi mesi sembra essersi drammaticamente  intensificato. Alle violenze in Egitto, Siria, Nigeria, ai casi di Asia  Bibi in Pakistan e di Meriam in Sudan – questi sono solo la punta di un  iceberg ben più esteso – si è aggiunto il precipitare della situazione  in Iraq, con la comunità cristiana già provata da un decennio di sangue  che si è ritrovata di nuovo in un incubo.
Di fronte a tutto ciò  «Noi non possiamo tacere» dicono i vescovi italiani. Suona così il  titolo del messaggio diffuso sabato 2 agosto dalla presidenza della Cei  per presentare la giornata di preghiera per i cristiani perseguitati, indetta per il prossimo 15 agosto.  Si tratta di un invito ad attivare il primo e fondamentale aiuto,  quello spirituale, con la proposta di ricordare i fratelli nella fede in  pericolo anche nella monizione iniziale e nella preghiera universale  della Messa per la festa dell’Assunta (i testi sono cliccabili qui  sotto). Ed è anche un duro appello all’Occidente, all’Europa in  particolare, «distratta ed indifferente, cieca e muta davanti alle  persecuzioni di cui oggi sono vittime centinaia di migliaia di  cristiani».
Perché c’è questo silenzio? «Forse perché – ha detto ai microfoni di Radio Vaticana il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco –  non si ha più il coraggio di dirsi cristiani, non è più percepito,  almeno da un certo pensiero unico tipicamente occidentale, un  grandissimo valore, addirittura il proprio grembo, le proprie origini  della propria cultura, della propria società. Dall’altra parte  sicuramente anche per interessi di tipo economico che si ha paura a  scontrare, quindi è meglio tacere e far finta di niente piuttosto che  mettere in pericolo rapporti economici». Bagnasco ha richiamato la  necessità di riportare, con ostinazione, certi fatti al centro  dell’attenzione: «Faccio appello a tutti i media – perché sono i media  che hanno a mio parere gli strumenti adeguati – perché ogni cinque  minuti non si può più tollerare l’uccisione di una persona per ragioni  di fede, per nessuna ragione, ma prima di tutto per ragioni di fede. Se i  media fossero molto più presenti, attenti – ogni giorno oserei dire, se  fosse il caso – per mettere all’attenzione del mondo – soprattutto per  le nazioni occidentali che sono le più distratte intenzionalmente –  questo fatto inaccettabile disumano, credo che i responsabili  comincerebbero a pensare un po’ diversamente».
Andrea Galli
© Avvenire, 2 agosto 2014
L'immagine rappresenta il "marchio della vergogna" sulle case dei cristiani a Mosul: N, come Nazareno cioè appunto cristiano. Un marchio della vergogna non per chi lo subisce ma per i jiahdisti che lo impongono
 
            