Il 25 ottobre l'addio di Mindanao a padre Tentorio
 Al  momento, sulle ragioni che hanno guidato lunedì la mano del killer a  sparare al 59enne missionario italiano del Pontificio Istituto per le  Missioni Estere (Pime) restano solo ipotesi.
Al  momento, sulle ragioni che hanno guidato lunedì la mano del killer a  sparare al 59enne missionario italiano del Pontificio Istituto per le  Missioni Estere (Pime) restano solo ipotesi. 
Ieri nella capitale  Manila, alcuni membri del movimento di sinistra Bayan (Popolo) hanno  manifestato davanti al dipartimento della Giustizia per chiedere alle  autorità indagini immediate e concrete. Il leader del gruppo, Carol  Araullo, ha detto di essere convinto che padre Fausto Tentorio sia stato  ucciso perché era «un alleato fedele» dei contadini e delle popolazioni  indigene.
Era «un personaggio scomodo perché insegnava agli indigeni  i loro diritti, accresceva la loro consapevolezza civile, li rendeva  coscienti delle loro responsabilità e possibilità. Quest’opera aveva un  riflesso soprattutto nelle dispute sulle terre che grandi compagnie  minerarie o grandi latifondisti volevano espropriare agli indigeni», ha  spiegato all’agenzia Fides il missionario spagnolo Angel Calvo, da 30  anni a Mindanao. A costare la vita al missionario italiano sarebbe stato  quindi l’avere intralciato il controllo di «interessi di potenti e di  lobby» sulle aree tribali. La Chiesa cattolica e i missionari a  Mindanao, da sempre, appoggiano le rivendicazioni delle minoranze  tribali della regione (lumad), richiamando al rispetto di leggi sovente  inattuate, come quella sulla tutela delle aree protette nazionali e la  legge sui diritti ancestrali dei popoli indigeni. 
A confermare  questa attenzione è stato diffuso ieri un messaggio dell’arcivescovo di  Manila, monsignor Broderick Pabillo: «Il governo del presidente Benigno  Aquino deve assumersi parte della responsabilità per la tragica morte di  padre Fausto Tentorio – ha scritto Pabillo nel sito della Conferenza  episcopale filippina – perché ha fallito nel fermare la cultura di  impunità che è alla base di questi omicidi».
A portare la denuncia  delle attività minerarie e altri progetti di industrializzazione,  centrali a carbone o agricoltura su vasta scala nelle terre ancestrali,  lo scorso aprile era stata una conferenza di oltre 100 leader tribali di  Mindanao. Un raduno che aveva sottolineato come iniziative «di  sviluppo» davano, in realtà, ampi profitti a imprese straniere,  «distruggendo l’ambiente, la cultura e la vita dei lumad». Alla  conferenza erano presenti anche i leader dei gruppi Ata-Manobo e Manobo,  cui padre Tentorio aveva dedicato buona parte del suo apostolato a  Mindanao. I funerali del sacerdote ucciso si svolgeranno il 25 ottobre,  nella sede episcopale di Kidapawan. 				    
 
            